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Dove e quando
Carlo Bossoli. Pittore giramondo tra le corti reali e il magico Oriente. Pinacoteca Cantonale Giovanni Züst, Rancate. Fino al 23 febbraio 2025. Orari: da ma a ve: 9-12/14-17; sabato, domenica e festivi:10-12/14-18; chiuso il lunedì. www.ti.ch/zuest

Carlo Bossoli, Veduta di villa Pasta a Blevio, circa 1850 (Como, collezione privata)
Il pittore luganese che ammaliò l’Europa
A Rancate si omaggia Carlo Bossoli, artista cosmopolita dallo straordinario talento
Alessia Brughera
A metà Ottocento il pittore ticinese Carlo Bossoli era uno degli artisti più richiesti e stimati d’Europa: sovrani, nobili, politici, governatori, imprenditori e ricchi borghesi facevano a gara per acquistare i suoi dipinti a tempera. Per avere un’idea di quanto fosse apprezzato basti pensare che tra i suoi committenti più entusiasti figuravano il re Vittorio Emanuele, l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria e la regina Vittoria d’Inghilterra. Ad andare a ruba erano le sue scene urbane, i suoi paesaggi d’Oltralpe, le sue vedute orientaleggianti così come le rappresentazioni delle eleganti dimore appartenenti alle più illustri personalità di quel periodo. E chi non poteva permettersi le sue raffinate opere originali, ne cercava con avidità le riproduzioni sul mercato.
Per meglio contestualizzare la figura di Bossoli prendiamo a prestito le parole dello storico dell’arte Sergio Rebora, che descrive il pittore ticinese come «un libero battitore di lusso conteso, nel vero senso della parola, dal Gotha della committenza aristocratica internazionale del suo tempo, con la quale dialoga da interlocutore privilegiato con la naturalezza e la nonchalance dei grandi nati umili».
Luganese, classe 1815, Bossoli è stato definito un artista giramondo. Da quando, all’età di cinque anni, segue i genitori a Odessa (città in cui all’epoca erano attive molte maestranze ticinesi), la sua vita è stata difatti un incessante peregrinare. Se prima Milano, dove ha risieduto dal 1844, e poi Torino, dove si è trasferito nel 1853, sono state per lui due porti sicuri a cui far ritorno dopo ogni viaggio, Bossoli non è riuscito a fermarsi per tanto tempo in nessun luogo, come se essere un pittore di grande successo non avesse mai placato il suo bisogno di stimoli e committenze sempre nuove. L’Inghilterra, la Scozia, l’Irlanda, la Russia, la Francia, la Spagna e il Marocco sono solo alcuni dei Paesi visitati, territori da cui l’artista si è lasciato sedurre e di cui ha catturato l’anima restituendola in quelle vedute dalle atmosfere suggestive che tanto piacevano alla clientela aristocratica e alto-borghese.
Estraneo alle accademie, Bossoli si è formato come autodidatta. Facendo leva sulle sue abilità di acuto osservatore e di disinvolto illustratore, ha sviluppato uno stile inimitabile che fa dell’attenzione al dettaglio e della veridicità della scena i suoi punti forti. Oltre alle composizioni destinate a una committenza sofisticata, caratterizzate da una mano impeccabile e da un’incisività iconografica fuori dal comune, vi sono le opere che hanno raccontato le battaglie risorgimentali, immortalate dall’artista attraverso il disegno «sul posto», come un vero e proprio fotoreporter ante litteram, e rielaborate poi nello studio in efficaci immagini dal forte potere narrativo.
Pur essendo stato un cittadino del mondo, Bossoli ha mantenuto per tutta la vita un forte legame con la sua terra d’origine, meta di numerosi ritorni nel corso del tempo. Non può stupire quindi il fatto che l’artista abbia dato precise disposizioni per essere sepolto in Canton Ticino, nel cimitero Monumentale di Lugano, attuando così una sorta di ricongiungimento alle proprie radici.
Insieme a Vincenzo Vela e ad Antonio Ciseri si può senza alcun dubbio includere Bossoli tra gli artisti ticinesi più stimati a livello internazionale. A differenza dei suoi due colleghi, però, celebrati in patria fin da subito, egli non ha purtroppo ricevuto il medesimo trattamento. Perché venga debitamente studiato bisogna difatti attendere la fine degli anni 50 del Novecento, quando l’antiquario Ugo Donati gli dedica due importanti volumi che riportano in auge il suo nome. Del 1974 è poi la prima e unica mostra che Lugano abbia mai consacrato a Bossoli.
Ecco allora che l’esposizione a lui dedicata presso la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate acquista un particolare significato, presentandosi come un doveroso omaggio a un grande artista originario del nostro territorio e come un’occasione per portare a conoscenza di un pubblico allargato le più recenti scoperte riguardanti le sue vicende biografiche e la sua variegata produzione artistica.
La rassegna, curata dal già citato Sergio Rebora, è stata pensata come un percorso che approfondisce le tematiche principali legate alla storia di Bossoli attraverso un nutrito nucleo di opere, molte delle quali esposte per la prima volta.
Ci sono dapprincipio i lavori che testimoniano quanto il Ticino sia sempre stato nel cuore dell’artista, disegni e tempere che rappresentano i luoghi più significativi di Lugano e dei suoi dintorni. Ecco poi i dipinti realizzati a Odessa, vedute urbane, spesso eseguite all’acquerello, apprezzate dall’aristocrazia russa e soprattutto dal principe Michail Voroncov, governatore generale della città e principale committente del pittore. Sarà proprio la moglie del principe a esortare il giovane Bossoli ad arricchire il suo bagaglio culturale recandosi nelle più importanti città italiane, di cui egli non manca di riprodurre le maggiori testimonianze artistiche e paesaggistiche nonché il brulicante affaccendarsi della gente comune.
Dopo un affondo su Bossoli cronista delle Cinque Giornate di Milano troviamo un’interessante sezione che documenta la fortuna collezionistica di cui hanno goduto nel Canton Ticino le sue opere e quelle del nipote Francesco Edoardo, anche lui pittore, mostrando quanto sia rilevante la loro presenza nelle raccolte sia pubbliche sia private.
Tra i numerosi luoghi visitati e ritratti da Bossoli ci sono quelli esotici, amati da un vasto pubblico che, sulla scia del fenomeno europeo dell’Orientalismo, era enormemente affascinato dalle culture extraoccidentali (a tal proposito è stata ricreata a Rancate una period room con arredi dell’epoca in stile turco firmati dall’ebanista piemontese Giuseppe Parvis), così come quelli al di là delle Alpi, riproposti spesso in visioni di stampo romantico.
Raccontando le amicizie dell’artista ticinese, come quella con il conte milanese Giulio Litta Modignani, la mostra raduna alcuni dipinti raffiguranti le splendide residenze dei personaggi più in vista del tempo. Opere, queste, commissionate al pittore proprio grazie alla fitta rete di conoscenze importanti che era riuscito a tessere con disinvoltura.
Quando poi Bossoli approda a Torino nel 1853, si apre per lui un nuovo lungo e prolifico periodo, ben documentato in rassegna, che lo vede, tra le altre cose, al seguito dell’esercito sabaudo durante la seconda guerra d’Indipendenza con il compito di riprendere le principali battaglie su incarico del «Times».
A concludere il percorso è una sezione dedicata al nipote di Carlo Bossoli, Francesco Edoardo, importante perché vi si traccia un suo primo profilo biografico accompagnato da alcune opere, tra cui le belle vedute realizzate per il Club Alpino Italiano. Affezionatissimo allo zio, Francesco Edoardo era stato avviato da lui al disegno e alla pittura. E da lui aveva sempre cercato di carpire i segreti di un’arte capace di meravigliare per il tocco sicuro ed elegante e per la grande espressività.