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Dal Bürgenstock al crack passando dall’Europa

Una serie di fatti e fenomeni che hanno segnato il 2024 e influenzeranno gli anni a venire in Svizzera
/ 30/12/2024
Roberto Porta

A – Alluvioni
Il 2024 ha lasciato dietro di sé una scia di lutti e distruzioni. La scorsa estate temporali e inondazioni hanno colpito in particolare la Mesolcina, la Vallemaggia, alcune zone del Vallese e l’Oberland bernese. Regioni ora alle prese con la ricostruzione e con la ricerca dei fondi necessari per poter svolgere questi lavori. Al di là della generosità della popolazione non sono mancate le brutte sorprese, a cominciare dai limiti di legge che impediscono alla Confederazione di finanziare con maggiore generosità gli investimenti necessari, a danno soprattutto delle regioni più periferiche, a cominciare proprio dalla Vallemaggia.

B – Bürgenstock
Un vertice sulla pace in Ucraina in un lussuoso albergo del Canton Nidvaldo. A metà giugno la diplomazia svizzera vi ha riunito più di 80 Paesi per discutere di pace. Presente il presidente ucraino Zelensky, assente la Russia. Diverse le critiche interne sollevate da questo summit, che al di là delle dichiarazioni del momento non ha finora lasciato un’impronta decisiva sull’esito del conflitto.

C – Crack
È una piaga che si sta sempre più diffondendo. Nel nostro Paese il consumo di questa droga, a base di cocaina, è triplicato negli ultimi quattro anni. Colpita in particolare la Romandia, ma questo incremento si sta facendo sentire un po’ dappertutto in Svizzera, Ticino compreso. Al parco Ciani di Lugano l’80% dello spaccio di stupefacenti è legato proprio a questa sostanza.

D – Demografia
Per la prima volta la popolazione residente nel nostro Paese ha superato la quota di nove milioni di abitanti. Un tema che chiama in causa direttamente la libera circolazione delle persone, in un contesto segnato da una crescente carenza di personale. Immigrazione e necessità dell’economia, in Svizzera i dati demografici saranno sempre più spesso al centro del dibattito politico. E all’orizzonte si staglia già l’iniziativa popolare dell’UDC «No ad una Svizzera da 10 milioni».

E – Europa
Lo scorso 20 dicembre si sono concluse le trattative per dare forma e contenuti nuovi ai bilaterali. Un trattato che tocca vari punti controversi, a cominciare dalla ripresa dinamica del diritto europeo e dai meccanismi con i quali si intendono risolvere le dispute tra Berna e Bruxelles. Ora si sa che la Corte di giustizia dell’Unione europea avrà un ruolo di secondo piano, l’ultima parola spetterà ad un tribunale arbitrale misto. L’accordo prevede anche una clausola di salvaguardia per regolare l’immigrazione in arrivo dall’Ue. Un dispositivo che va ora precisato, con una modifica della legge federale sugli stranieri. Tra i principali nodi ancora da sciogliere, quello della protezione delle condizioni di lavoro. Su questo punto ci saranno ulteriori negoziati tra sindacati e padronato alla ricerca di misure alternative in difesa del mercato del lavoro svizzero. In ogni caso siamo all’inizio di un lungo percorso, il popolo sarà chiamato al voto fra tre o quattro anni.

F – Firme
Sono alla base della democrazia diretta svizzera. La loro raccolta viene effettuata sempre più spesso da agenzie specializzate e da operatori che vengono pagati a cottimo, in base al numero di firme messe in bisaccia. Meccanismi che possono portare a frodi e irregolarità. Non per nulla il Ministero pubblico della Confederazione sta conducendo delle inchieste in questo ambito, mentre la Cancelleria federale ha convocato una tavola rotonda per forgiare un codice di condotta. Dal canto suo il Governo non intende comunque vietare la pratica delle firme a pagamento.

G – Gender
La vittoria di Nemo all’Eurosong ha riaperto il dibattito sul riconoscimento delle persone non-binarie. Proprio con questo obiettivo il cantante di Bienne ha ottenuto un incontro con il Consigliere federale Beat Jans, che da responsabile politico dell’Ufficio federale di giustizia può attivarsi per concretizzare queste rivendicazioni. Nel 2022 il Governo si era espresso su questo argomento, ritenendo che «non esistono le premesse sociali per introdurre un terzo sesso». Vedremo se Jans vorrà ora cambiare questo parere, ma per farlo dovrà metter mano anche alla Costituzione federale.

Q – «Quei cinque»
C’è chi la considera una rottura della collegialità governativa. Nel suo discorso sulla Piazza federale in occasione del Primo maggio, lo stesso Jans ha usato questa espressione: «Chissà cosa combinano quei cinque?». Loro, i cinque, sono i suoi colleghi di Governo non di sinistra. Come a dire che la maggioranza che comanda il Governo è ormai quella. Ed è una maggioranza piuttosto compatta, che ha permesso, ad esempio, di riaprire la porta all’energia nucleare di nuova generazione, di accrescere gli abbattimenti dei lupi e di ridurre il canone radiotelevisivo. Sempre «quei cinque» hanno difeso a spada tratta il freno all’indebitamento, strumento che quest’anno ha imposto tagli in settori sensibili, come ad esempio quello della cooperazione internazionale, a favore di un aumento degli investimenti nell’esercito. A volte, ma più raramente, gli equilibri in Governo cambiano. Un esempio? È molto probabile che sull’accordo con l’Ue i due ministri dell’UDC si siano ritrovati da soli. Ma questa è piuttosto l’eccezione che conferma la regola.

S – Stalking
Perseguitare ripetutamente una persona va considerato un reato penale. Lo hanno deciso le due camere del Parlamento, anche se tra loro ci sono ancora delle divergenze tecniche da appianare. Per il nostro Paese si tratta di un passo avanti decisivo nel perseguire questi casi e nel difenderne le vittime, che molto spesso sono donne.

T – Tredicesima
Il 3 marzo di quest’anno Popolo e Cantoni hanno approvato l’aggiunta di una rendita AVS mensile in favore dei pensionati. Un risultato storico, anche per il fronte sindacale che aveva lanciato l’iniziativa in favore di questa misura. Ora si tratta di trovare il modo di finanziarla. In ogni caso i pensionati riceveranno questa rendita supplementare a partire dal mese di dicembre del 2026.

Z – Zuffa
A Palazzo federale non si era mai visto nulla di simile. Il 12 giugno è arrivato a Berna il presidente del Parlamento ucraino Ruslan Stefanchuk e due deputati dell’UDC, il capogruppo Thomas Aeschi e il vallesano Michael Graber, sono venuti alle mani con alcuni agenti di sicurezza, che vigilavano sulla visita dell’ospite ucraino. Sul caso è stata aperta un’inchiesta, che non è si è ancora conclusa. In ogni caso il 2024 sarà ricordato anche per questa baruffa, decisamente fuori luogo.