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Perché i fedeli scappano
Nel 2023 la fuga di fedeli dalla Chiesa cattolica in Svizzera ha raggiunto livelli senza precedenti. L’anno scorso, infatti, circa 68’000 persone hanno lasciato la Chiesa cattolica, quasi il doppio rispetto a quelle del 2022. Secondo l’Istituto svizzero di sociologia pastorale, che ha pubblicato i nuovi dati a metà novembre, questa drammatica defezione è attribuibile principalmente alla pubblicazione, nel settembre 2023, di uno studio dell’Università di Zurigo che ha documentato oltre 1000 casi di abusi sessuali in ambito ecclesiale insabbiati.
Attualmente la principale comunità religiosa nella Confederazione conta circa 2,8 milioni di fedeli, 400’000 in meno rispetto al 2014, quando aveva raggiunto il suo massimo storico in parte grazie all’immigrazione dall’Europa meridionale. Va però osservato che anche la Chiesa evangelica riformata svizzera ha registrato un notevole aumento di persone che le hanno girato le spalle nel 2023. Circa 39’000 fedeli hanno infatti abbandonato questa confessione, con un incremento di quasi un terzo rispetto all’anno precedente. Secondo i ricercatori, l’indagine sugli abusi nella Chiesa cattolica ha avuto un effetto domino anche sulla comunità evangelica, che alla fine dell’anno scorso contava ancora 1,86 milioni di membri.
Intanto il numero di nuove adesioni alla Chiesa cattolica rimane molto modesto: nel 2023 circa un migliaio. In controtendenza, i numeri che fanno riferimento alla Chiesa evangelica hanno invece registrato un leggero aumento in alcuni Cantoni, almeno nei primi mesi dell’anno. Stando agli esperti, tale evoluzione è riconducibile al fatto che alcuni fedeli cattolici abbiano deciso di non abbandonare completamente il cristianesimo ma di aderire alla confessione evangelica.
Un’oasi di spiritualità condivisa
La Casa delle religioni di Berna, un centro dedicato al dialogo interreligioso e interculturale, celebra il suo decimo anniversario
Luca Beti
Dalla stazione centrale di Berna bastano una manciata di minuti di treno per raggiungere l’Europaplatz. Un nome che potrebbe facilmente trarre in inganno un ignaro visitatore. Dopo essere scesi dal treno e aver superato una rampa di scale, ci si ritrova infatti su una strada cantonale particolarmente trafficata, racchiusa tra un viadotto autostradale, due stazioni ferroviarie regionali e una linea del tram. Nulla a che vedere con una piazza d’Europa. Non ci sarebbe quindi alcun motivo per spingersi nella periferia della capitale, verso i sobborghi di Bümpliz e Bethlehem, considerati a lungo a torto o a ragione i ghetti di Berna, se non ci fosse la Haus der Religionen – Dialog der Kulturen.
La Casa delle religioni ospita sotto lo stesso tetto i luoghi di culto delle comunità musulmana, cristiana, buddista, indù e alevita, mentre quelle ebraica, bahá’i e sikh hanno la loro sede altrove e partecipano solo alle attività proposte nel centro. La Haus der Religionen fa parte di un complesso edilizio che comprende un centro commerciale, diversi ristoranti, appartamenti in affitto e uffici. Si distingue dalle altre sezioni dell’edificio per la sua ampia vetrata su due piani, ornata da motivi ornamentali dorati e astratti che richiamano i motivi delle religioni musulmana e hindu. L’idea di creare una struttura simile risale alla fine degli anni Novanta, quando l’architetto urbanista Christian Jaquet propose di riqualificare l’area di Bümpliz-Bethlehem con un progetto che promuovesse il dialogo interculturale e interreligioso. Dopo una lunga fase di pianificazione e una campagna di raccolta fondi, il progetto è stato inaugurato nel dicembre del 2014, quindi esattamente dieci anni fa, dando vita a uno spazio in cui «si trovano così tanti Dei che nemmeno a Gerusalemme si incontrano tutti nello stesso luogo». Questo era l’incipit di un articolo pubblicato nel 2015.
La Casa delle religioni offre inoltre uno spazio di culto decoroso per le molte comunità religiose di Berna, che in precedenza celebravano i propri riti in spazi di fortuna, come garage, semi-interrati e appartamenti privati. Sin dall’inaugurazione la Casa delle religioni è diventata un punto di riferimento, un unicum a livello nazionale e internazionale. Difficile infatti trovare altrove un centro analogo: uno dei pochi si trova ad Hannover, dove vengono ospitate dieci comunità religiose. A un decennio dalla sua apertura, la Haus der Religionen ha acquisito ancora maggiore importanza. Nel centro si promuove il dialogo e si affrontano questioni fondamentali per favorire la comprensione delle varie culture e religioni, sottolineando ciò che le accomuna, senza cancellarne le differenze, e presentando alternative allo scontro, che spesso viene visto come unica soluzione. Ad esempio, le comunità ebraica e musulmana si sono riunite per piangere insieme le vittime dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, un incontro che ha contribuito a sanare le ferite aperte del conflitto israelo-palestinese. Anni prima «la Casa delle religioni ha reso felice il Dalai Lama»: questo era il titolo di un articolo pubblicato in un giornale locale che informava sulla visita, nel 2016, della guida buddista tibetana. Tuttavia il centro ha catturato l’attenzione mediatica anche per note meno positive. Nel novembre 2022 il «faro del dialogo interreligioso» è stato offuscato da gravi accuse: un’inchiesta giornalistica aveva rilevato che, di nascosto, un imam aveva celebrato matrimoni forzati nella moschea.
Nonostante questi spiacevoli episodi, l’aver accolto sotto lo stesso tetto le religioni minoritarie in Svizzera ha contribuito a evitare la loro emarginazione e possibili derive estremiste, favorendo l’integrazione in una società sempre più multietnica, in un Paese in cui, a volte, stranieri e svizzeri vivono fianco a fianco senza conoscersi né interagire, alimentando così una cultura del sospetto e della diffidenza reciproca. La Haus der Religionen è proprio l’esatto opposto: le sue porte sono aperte a chiunque sia curioso di conoscere il mondo che lo circonda. È possibile entrare nella moschea della comunità serbo-albanese per seguire la preghiera e ascoltare i canti salmodiati o accedere al tempio indù per osservare i coloratissimi Siva oppure al luogo di culto alevita, dove tutto ruota intorno ai numeri sette e dodici. Nella Casa delle religioni è possibile ritrovare ciò che all’esterno spesso abbiamo disimparato: la volontà di convivere pacificamente.
Bibliografia: Raphael Sollberger, Zentrum Europaplatz – Haus der Religionen: Zwischen Sakralbau und Investorenobjekt, Verein Baukulturen Schweiz, Berna, 2024.