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Una «lady di ferro» svizzera e azzoppata
Karin Keller-Sutter sarà la nuova presidente della Confederazione e fin da subito dovrà fare i conti con diversi grattacapi, a partire dal compito di gestire le finanze senza un preventivo approvato dal Parlamento
Roberto Porta
Per cominciare affidiamoci a due curiosità, legate alla figura di Karin Keller-Sutter (nella foto), la futura presidente della Confederazione. Il primo aneddoto ci porta sul ring di una palestra di pugilato. Una pedana calcata su per giù per un’ora alla settimana, proprio dalla ministra delle finanze. Un’ora e nulla più, perché troppi sono i suoi impegni. Un modo per «staccare completamente dalla politica», come ha fatto sapere lei stessa, parlando di tanto in tanto di questa sua insospettabile passione.
Il secondo aneddoto ci viene invece rivelato dal settimanale svizzero-tedesco «Das Magazin». In un lungo articolo si viene a sapere che la signora KKS, questo il suo arcinoto soprannome, conserva sul suo comodino di fianco al letto una copia della regola di San Benedetto, norme religiose che risalgono a 1500 anni fa. «Ora et labora» prevedeva questo santo patrono d’Europa, una regola che ancora oggi struttura in momenti e compiti ben precisi la giornata nei monasteri di questo ordine. Precetti che la consigliera federale del PLR applica anche alla politica, facendo leva su principi simili: la disciplina – pure quella di bilancio – e la necessità di affidare a regole ben definite anche il credo liberale che è alla base della sua azione di governo.
Sangallese d’origine, nata a Wil nel 1963, Keller-Sutter ha una formazione di traduttrice e di interprete ma anche di docente. È stata eletta in Consiglio federale nel dicembre del 2018, dopo una lunga carriera politica iniziata più di 30 anni fa proprio a Wil e proseguita poi nel Parlamento e nel Governo del suo Cantone, dove ha iniziato a costruire la sua reputazione, ormai consolidata, di «lady di ferro» della politica svizzera. Dal primo gennaio dell’anno prossimo sarà lei a guidare il Governo, la sua elezione a presidente della Confederazione è prevista questo mercoledì, 11 dicembre. Per lei la festa, i complimenti e i sorrisi saranno molto probabilmente di breve durata. La sua nomina si inserisce in una sessione invernale delle Camere federali segnata da un’estenuante maratona di dibattiti attorno al preventivo 2025. E tocca a lei, sentinella delle finanze federali, fare in modo che il nostro Paese possa disporre di un bilancio già a partire dall’inizio del prossimo anno. Le prime ore di questo dibattito hanno finora lasciato capire che KKS rischia di cominciare il suo anno presidenziale negli scomodi panni di ministra azzoppata, con il compito di gestire le finanze senza un preventivo approvato dal Parlamento. Mai prima d’ora la Svizzera si era ritrovata in una situazione del genere.
I conti della Confederazione navigano nelle cifre rosse ma una maggioranza del Parlamento, composta da UDC, PLR e Centro, vuole accrescere, e velocemente, gli investimenti in favore dell’esercito, visto il contesto geopolitico del momento. Per Keller-Sutter si sta andando troppo in fretta e c’è ora persino il rischio di dover in qualche modo aumentare le entrate, come lei stessa ha fatto capire davanti al Parlamento. Del resto, lei e il Consiglio federale hanno varato un pacchetto di rientro da 3 miliardi e mezzo di franchi, e per KKS questa è una soglia da rispettare, anche perché non si tratta di risparmi veri e propri ma di una riduzione dell’aumento delle spese. Sullo sfondo c’è anche il grande dibattito attorno al freno all’indebitamento, strumento approvato dal popolo a stragrande maggioranza e difeso a spada tratta dalla ministra del PLR. A sinistra però lo si considera un meccanismo troppo rigido, che impone al Paese un irragionevole rigore finanziario. Due visioni diametralmente opposte che ci accompagneranno anche nei prossimi anni, visto che i conti in rosso hanno assunto ormai una dimensione strutturale. Ma come se non bastasse, la futura presidente della Confederazione dovrà fare i conti anche con altri grattacapi.
Entro la fine dell’anno verrà infatti pubblicato il rapporto della Commissione parlamentare d’inchiesta istituita per far luce sul tracollo del Credit Suisse e sul suo passaggio nelle mani di UBS. Un’operazione gestita proprio da Keller-Sutter e considerata un successo anche a livello internazionale, tanto che nel 2023 il «Financial Times» iscrisse la nostra ministra tra le 25 donne più influenti del mondo. Il Parlamento ha comunque voluto vederci chiaro, dopo aver bocciato a posteriori, e senza effetti concreti, i crediti miliardari a sostegno di questa operazione. E così sotto inchiesta è finita anche lei, a tal punto che i risultati di questa indagine potrebbero anche intorbidire la sua immagine di «salvatrice della Patria». Se ne saprà di più nelle prossime settimane. Ciò che è certo, invece, è che da neo-presidente della Confederazione KKS dovrà anche posizionare il nostro Paese nei confronti della nuova amministrazione statunitense, che dal prossimo 20 gennaio tornerà a trovarsi nelle imprevedibili mani di Donald Trump. Gli Stati Uniti sono ormai diventati il nostro principale mercato di esportazione, le relazioni con Washington vanno considerate una priorità, come lo sono anche i rapporti con l’Unione europea. I negoziati per stabilizzare le relazioni bilaterali sono entrati nella fase conclusiva, molto lascia pensare che la firma conclusiva di questi nuovi accordi verrà apposta ancora prima della fine dell’anno.
Ma c’è chi ritiene che queste trattative andranno ai tempi supplementari, in questo caso potrebbe toccare proprio alla ministra l’onore e l’onere di sottoscrivere in primavera quelli che vengono chiamati i bilaterali del futuro. Tante sfide per la neo-presidente e per colei che viene considerata la figura più forte all’interno del Consiglio federale, anche perché può spesso appoggiarsi sulla maggioranza composta dai ministri liberali e UDC. In conclusione, va detto che Keller-Sutter è la nona donna ad accedere alla carica di presidente. E chissà se in questi giorni le capiterà anche di tornare con la mente al 2010, quando invano tentò per la prima volta di accedere al Consiglio federale, dopo le dimissioni di Hans-Rudolf Merz. Sembrava avere il sostegno del suo partito e anche di una buona parte del Parlamento ma quel giorno invece venne eletto Johann Schneider-Amman. Per lei fu una delusione cocente a tal punto che si era ripromessa di non più riprovarci. La storia è poi andata diversamente, e così la ministra del rigore e della perfezione, anche nella cura della sua immagine, sarà ora presidente della Confederazione. La prima a farla con la casacca del PLR, e anche questo è un fatto a suo modo storico.