Asperiores, tenetur, blanditiis, quaerat odit ex exercitationem pariatur quibusdam veritatis quisquam laboriosam esse beatae hic perferendis velit deserunt soluta iste repellendus officia in neque veniam debitis placeat quo unde reprehenderit eum facilis vitae. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit. Nihil, reprehenderit!
Un futuro nero per la sanità svizzera
I premi di cassa malati aumentano ancora, gli ospedali annaspano nelle cifre rosse e la politica non trova vie di uscita
Roberto Porta
«Il sistema sanitario svizzero è destinato a crollare», così ci ha detto una decina di giorni fa un amico medico, che lavora in un ospedale del canton Basilea-città. Parole forti, quasi sconsolate, pronunciate da uno dei tanti giovani camici bianchi che dentro le corsie dei nostri ospedali lavora per contratto oltre 50 ore alla settimana. «Immagina – dice ancora – cosa potrebbe succedere se lavorassimo soltanto 40 ore. Il sistema esploderebbe, non ci sarebbe personale a sufficienza per far funzionare gli ospedali. E non ci sarebbero nemmeno i soldi per pagare gli stipendi, già adesso la maggior parte degli ospedali naviga nelle cifre rosse». E questo nonostante il fatto che i premi delle casse malati continuino ad aumentare, anno dopo anno.
Giovedì scorso l’ennesimo annuncio di un salasso ormai inarrestabile. Per il 2025 i premi dell’assicurazione malattia aumenteranno del 6% su scala nazionale. A Basilea-città l’incremento più basso, solo dell’1,5%, in Ticino quello più alto, del 10,5%. Per la popolazione ticinese si tratta di un’ennesima scoppola, basti ricordare che negli ultimi tre anni la stangata è stata regolare, con un aumento cumulato in questo periodo pari al 30%. E questo in un Cantone in cui gli stipendi sono ben al di sotto della media nazionale. Una situazione di crescente precarietà in cui si fa sempre più concreto il rischio di veder aumentare il numero di persone che rinunciano alle prestazioni sanitarie di cui avrebbero bisogno. Su questo punto sta già facendo parecchio discutere anche il taglio, pari a oltre 10 milioni di franchi, dei sussidi per i premi delle casse malati, previsto dal preventivo 2025 presentato la settimana scorsa dal Consiglio di Stato ticinese.
Ma torniamo a Berna dove, per la prima volta, l’annuncio dei premi è stato fatto in diretta nazionale dalla neo-ministra della sanità Elisabeth Baume-Schneider, in carica soltanto da una decina di mesi dopo il lungo «regno», durato una dozzina d’anni, del suo compagno di partito Alain Berset. La consigliera federale giurassiana non ha solo parlato di «un momento atteso e temuto» ma ha anche gettato lo sguardo al futuro più immediato. A suo dire «i costi della salute continueranno ad aumentare, e sarà così anche l’anno prossimo». In altri termini, ciò significa che la pillola sarà di nuovo indigesta, anche per i premi del 2026. All’annuncio della ministra ha fatto seguito, come ogni anno ormai, una cascata di reazioni, da parte di tutti i partiti politici, sia a livello nazionale che cantonale, e delle diverse associazioni che in un modo o nell’altro hanno a che fare con il mondo della sanità elvetica. Ognuno ha portato sul tavolo le proprie ricette, quelle più recenti ma anche quelle presentate già da diversi anni. Un susseguirsi di proposte che regolarmente, dall’introduzione della Lamal – la legge federale sull’assicurazione malattia – hanno tentato di correggere il sistema, allo scopo di contenerne i costi.
Nel concreto però in questi 28 anni – la Lamal è in vigore dal 1996 – si è riusciti finora a mettere qua e là soltanto qualche cerotto, a ridurre ad esempio i costi di alcune categorie di medicamenti o a convincere una parte degli assicurati a preferire modelli di cura alternativi, come quelli meno dispendiosi che ruotano attorno al medico di famiglia. Alla luce di questa ennesima stangata si fa così sempre più forte la voce di chi mira a un cambiamento radicale del sistema, di chi, in altre parole, ritiene che la Lamal non potrà mai riuscire a frenare l’aumento della fattura sanitaria. La spinta maggiore in questo senso arriva da sinistra, con Socialisti e Verdi che sono tornati a chiedere l’introduzione di una cassa malati unica e pubblica, con premi calcolati in base al reddito.
Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione, che metterebbe fine ad un sistema basato oggi su 39 assicurazioni malattia, un numero in netto calo rispetto ai primi anni della Lamal, quando le casse malati erano oltre 140. Per arrivare a tanto occorre però lanciare un’iniziativa popolare e poi riuscire a convincere la popolazione della bontà di questa profonda riforma del sistema assicurativo, un’opzione che però in passato è stata sempre bocciata dai cittadini svizzeri. Una via in cui la stessa Elisabeth Baume Schneider, seppur socialista, sembra creder poco. Così almeno è parso di capire dalle parole che lei stessa ha pronunciato su questo argomento, nella conferenza stampa in cui ha annunciato l’ammontare dei premi per il 2025.
La ministra della sanità guarda ora soprattutto alla votazione popolare del 24 novembre, quando si dovrà decidere il destino di quello che viene chiamato il «finanziamento uniforme» delle prestazioni ambulatoriali e ospedaliere. Elisabeth Baume Schneider si aspetta importanti risparmi da questa riforma e confida nel sostegno popolare, «sarebbe la prova – ha affermato – che il sistema può essere riformato senza per forza rimetterlo del tutto in discussione». Sulla stessa linea anche il PLR che ha di fatto già aperto la campagna in vista di quella votazione. A suo dire «con il finanziamento uniforme dei servizi ambulatoriali e ospedalieri, i ricoveri inutili saranno sostituiti da moderne procedure ambulatoriali. Ciò ridurrà i costi sanitari di 440 milioni di franchi all’anno». La riforma in votazione a fine novembre è combattuta in prima linea dai sindacati, e anche da una parte dell’UDC, perché a loro dire non porterà ai risparmi sperati.
E qui anche il Canton Ticino guarda con preoccupazione a questa votazione. Per il Governo di Bellinzona il nuovo sistema di finanziamento delle cure ospedaliere potrebbe provocare in Ticino un aumento dei costi pari a oltre 60 milioni di franchi. Ma questo è soltanto uno dei tanti cantieri aperti, basti dire che la settimana scorsa il Consiglio degli Stati ha deciso di allentare l’obbligo a carico delle casse malati di rimborsare le prestazioni di tutti i medici autorizzati, ma anche di rivedere al rialzo il sistema delle franchigie. Tutto questo mentre si fa sempre più forte la voce di chi chiede un maggiore coordinamento regionale delle pianificazioni ospedaliere dei singoli Cantoni. Proprio per accrescere le sinergie e i risparmi. A novembre Elisabeth Baume Schneider convocherà un tavolo di lavoro con i rappresentanti di tutti gli attori del sistema. Più che un tavolo sarà un letto di cure intense, quelle di cui ha urgentemente bisogno la sanità elvetica.