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Dove e quando

La scia del monte ou les utopistes magnétiques.

Musée des Beaux-Arts – Le Locle.

Fino al 15 settembre 2024.

Orari: mercoledì - domenica 11.00 - 17.00.

www.mbal.ch


L’eredità di Monte Verità a Le Locle

Nicoletta Mongini, direttrice cultura della Fondazione Monte Verità, racconta la mostra che unisce i lavori di un gruppo di artisti contemporanei ispirati dal genius loci e dall’aura femminile della collina delle utopie
/ 20/05/2024
Alessia Brughera

A cavallo tra il XIX e il XX secolo un gruppo di spiriti liberi e anticonformisti, composto da idealisti, artisti, riformatori, vegetariani e anarchici provenienti da tutta Europa, elegge il Monte Monescia quale luogo adatto per realizzare il sogno di vivere senza condizionamenti esterni e in modo più salutare per il corpo e per l'anima. Ribattezzato Monte Verità, il colle situato sopra Ascona diventa il rifugio di una comunità che cerca di sfuggire alle convenzioni stando a stretto contatto con la natura.

Cosa resta oggi di quell'oasi unica e seducente che ha ospitato una colonia antesignana di molti orientamenti e valori contemporanei? La mostra La scia del monte ou les utopistes magnétiques, organizzata al Musée des Beaux-Arts di Le Locle, si interroga sull'eredità lasciata da quell'esperienza rivoluzionaria e utopistica, raccogliendo le opere di ventisei artisti ispirati dal Monte Verità. Parliamo della rassegna con Nicoletta Mongini, direttrice cultura della Fondazione Monte Verità e curatrice dell'esposizione insieme a Federica Chiocchetti, direttrice di MBAL.

Monte Verità è stato per diversi aspetti un'esperienza precorritrice di molte idee attuali. Qual è il lascito delle visioni che l'hanno animata?
Con la mostra di Le Locle abbiamo constatato che a Monte Verità gli artisti contemporanei continuano a ricevere suggestioni e sensazioni, trasformate poi in nuovi linguaggi e in nuove espressioni. Monte Verità è un luogo che ancora oggi è capace di stimolare idee, prospettive e visioni inedite. Gli artisti chiamati a partecipare alla rassegna sono stati ispirati da alcune delle sue figure più importanti così come dall'energia del posto, dalla sua natura e da temi quali il femminismo, aspetto particolarmente rilevante nell'esperienza monteveritiana. Per questa mostra siamo partiti dal concetto di genius loci: il "genio del luogo" di Monte Verità che trasmette le sue memorie di libertà e di anticonformismo. Sappiamo bene quanto questo monte sia stato sacralizzato. La rassegna, però, è nata per dare voce a quegli artisti che si sono immersi nel suo genius loci trascorrendo qui periodi di residenza o di lavoro. Ciò che a noi interessava era coinvolgere figure che non hanno guardato al mito di Monte Verità ma che lo hanno realmente respirato.

La presenza femminile a Monte Verità è una sorta di filo rosso che attraversa la mostra. Quanto sono state importanti le donne monteveritiane per il femminismo?
Monte Verità, nei primi del Novecento, era un luogo dove le donne avevano la possibilità di esprimersi in piena libertà, una condizione che difficilmente si poteva riscontrare in altri contesti. Per questo motivo hanno potuto realmente lasciare un segno. Se ripercorriamo la storia di Monte Verità troviamo molti nomi femminili, cosa non scontata per l'epoca. Qui per le donne c'era davvero l'occasione di manifestare senza remore il proprio modo di essere e di pensare.

Ida Hofmann, una delle fondatrici di Monte Verità, ci ha lasciato un'importante testimonianza di cosa sono state, tra idealismo, ecologia e femminismo, i primi anni di vita della comunità...

Ida Hofmann è stata la principale regista del vivere a Monte Verità. Era una donna estremamente colta, parlava sette lingue. A quei tempi si interrogava già su tante questioni relative alla condizione femminile e combatteva per la parità di genere. Rifiutava i luoghi comuni e soprattutto l'idea della donna come appendice di un uomo. Dalle pagine delle sue memorie, che tra l'altro la casa editrice Casagrande ha da poco ripubblicato e tradotto per la prima volta in italiano, si evince il suo impegno in questo senso. La sua visione femminista era sorretta dalla piena consapevolezza delle differenze tra uomo e donna ma anche dalla convinzione che i loro diritti dovessero essere uguali. La Hofmann sfidava anche le formalità. All'epoca per la donna era d'obbligo indossare il corsetto e tenere i capelli raccolti: lei rifiutava fermamente queste convenzioni vestendo libera, senza alcuna costrizione per il corpo, e con i capelli sciolti. In mostra a Le Locle c'è un'opera dell'artista Ingeborg Lüscher intitolata Das Hemd ispirata proprio al pensiero della fondatrice di Monte Verità: questo lavoro è modellato sulle camicie indossate dai primi abitanti della colonia e reca un testo della Hofmann, radicale e ironico insieme, sull'inutilità della stiratura, incombenza a cui le donne potevano secondo lei ribellarsi scioperando. Ida Hofmann aveva inoltre un approccio molto serio a tutti gli altri temi della comunità, basato su ricerche e studi approfonditi. Spesso infatti partiva con il compagno Henri Oedenkoven per incontrare in tutta Europa naturopati e medici, così da proporre a Monte Verità teorie e tecniche che non fossero solo velleità ma che avessero basi scientifiche.

Quali altre donne di Monte Verità sono evocate dalle opere degli artisti in mostra?

Sicuramente c'è Olga Fröbe-Kapteyn, fondatrice del famoso circolo Eranos, personaggio femminile che ha creato in questo angolo di Svizzera un cenacolo intellettuale allora impensabile. La Fröbe è arrivata in Ticino la prima volta per il sanatorio e ha poi deciso di fermarsi qui andando a vivere a Casa Gabriella a Moscia. È stata veramente una donna visionaria che ha avuto l'idea, inconsueta per quei tempi, di affrontare ogni tematica in maniera completa, multidisciplinare. Ai suoi simposi, che cercavano di comparare il pensiero occidentale a quello orientale, invitava antropologi, scienziati, filosofi, scrittori... Il suo era un approccio inedito di grande valore. La Fröbe era anche un'artista e, difatti, in mostra a Le Locle è presente una sua opera a cui si è ispirato il duo italiano The Cool Couple per un lavoro che ha rivisitato le sue tavole di meditazione attraverso l'intelligenza artificiale. Tra le donne di Monte Verità ci sono state anche Sophie Tauber-Arp, artista poliedrica e geniale che si è cimentata con varie espressioni artistiche, la ballerina Isadora Duncan, donna emancipata che ha sfidato il mondo proponendo una danza che esaltava la spontaneità dei movimenti, e ancora Marianne Werefkin, pittrice di grande levatura che ha vissuto l'arte come missione. Tutte figure accomunate dalla voglia di esprimersi in libertà. Da loro, per la rassegna di Le Locle, si sono lasciati suggestionare artisti quali Francesca Gagliardi, Riccardo Arena e Luca Mengoni.

Tra i protagonisti dell'esposizione c'è Una Szeemann, figlia di Harald Szeemann, visionario curatore che nel 1978 organizzò la celebre mostra Monte Verità. Le mammelle della verità. Che cosa ha preparato l'artista per questa rassegna?

Si può dire che Una Szeemann sia cresciuta a Monte Verità. È una figura importante che ha raccolto l'eredità spirituale e artistica del padre e che ha sempre avuto un rapporto profondo con questo luogo. Il motivo per cui nella rassegna ha una sezione dedicata è proprio perché rappresenta il legame con il genius loci originario di Monte Verità e con quello di oggi. Nel suo lavoro la Szeemann ha sempre coltivato tematiche vicine alla spiritualità e alla natura. In mostra, tra le altre opere, c'è un omaggio ad alcuni degli oggetti che ospitiamo in Casa Natta, gli abiti di Charlotte Bara. La sua scultura She Who Wanders at Night, del 2024, allude allo spirito della celebre ballerina che nel Teatro San Materno vicino a Monte Verità aveva ideato coreografie utilizzando danze sacre e mitiche di tutte le culture, interpretandole con movenze fluide che lasciavano il corpo completamente libero di esprimersi. Come per Una Szeemann, anche per tutti gli altri artisti presenti in mostra il dialogo con le figure storiche, le utopie, le visioni, la natura e l'energia di Monte Verità ha fatto sì che la forza magnetica che ha contraddistinto la collina nei primi anni del Novecento venisse riattivata per interrogarsi sui valori della società contemporanea.

Informazioni

In occasione della mostra è stata pubblicata Les voix magnétiques, una raccolta illustrata di citazioni delle figure femminili di Monte Verità. Direzione di Federica Chiocchetti in collaborazione con Sophie Mauch e Nicoletta Mongini, Musée des Beaux-Arts Le Locle, 2024. Design: Nicolas Polli – Marzo 2024.

Il parco di Monte Verità ospiterà, a partire dal 27 luglio 2024, una mostra dei Cool Couple, duo artistico milanese che, nell’ambito del progetto promosso con il MBAL di Le Locle, ha svolto una residenza a Monte Verità.