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Come finanziare le spese sociali

Trovare le risorse per la tredicesima AVS e per altre iniziative in discussione, non è evidente. Alcune strade percorribili
/ 15/04/2024
Ignazio Bonoli

Con il voto dello scorso 3 marzo sulla tredicesima AVS il popolo svizzero ha accettato un’iniziativa costosa per l’ampliamento dello stato sociale. Già nel primo anno di applicazione saranno necessari 4,1 miliardi di franchi che diventeranno, cinque anni dopo, 5 miliardi di franchi l’anno. In seguito saranno necessari più soldi rispetto a quelli di cui potrà disporre il Fondo AVS. Ma questo è solo uno dei problemi che la Confederazione sarà chiamata a risolvere sul piano finanziario se dovrà, come prevede la Costituzione, avere un bilancio in equilibrio e, in molti casi, rispettare i dettami del freno alla spesa. Non solo, ma se l’intervento dello Stato dovesse continuare al ritmo delle richieste, non avrà molte scelte se non di risparmiare laddove si può, oppure di aumentare tasse e imposte.

I sostenitori dell’iniziativa hanno infatti pronte altre richieste, a partire da quella in votazione il 9 giugno, che chiede un ampliamento dei sussidi per le casse malati, in modo da far pagare a tutti un massimo del 10% del reddito famigliare; o quella che chiede lo stesso tetto massimo per la cura dei figli (Iniziativa sugli asili nido). La prima costerà 5,8 miliardi all’anno (di cui 4,7 a carico della Confederazione), mentre per la seconda si stimano 2 miliardi all’anno, entrambe in crescita negli anni futuri. A queste si devono aggiungere altre due iniziative che chiedono la costituzione di un fondo per il clima. L’esigenza è quella di un contributo annuo dallo 0,5 all’1% del Prodotto interno lordo, il che equivale da 3,9 fino a 7,8 miliardi di franchi all’anno. Questa spesa non dovrebbe essere soggetta al freno, per cui provocherà un pari indebitamento netto della Confederazione. In totale, la spesa a carico della Confederazione salirebbe così a circa 20 miliardi di franchi all’anno. Da non dimenticare poi l’iniziativa dei Giovani socialisti che chiede pure misure per il clima e prevede anche il finanziamento mediante un’imposta sulle eredità. Lo stesso Consiglio federale prevedeva già – senza queste iniziative – un fabbisogno supplementare di 3-4 miliardi di franchi per la gestione corrente, per cui l’onere provocato da queste iniziative viene definito «insopportabile» dal Consiglio per l’economia, la Società e lo Stato.

Gli iniziativisti fanno però notare che non si deve considerare solo il costo di ogni iniziativa ma valutare anche i benefici che genera. Per esempio più soldi ai pensionati significa aumentare il loro potere d’acquisto, lo stesso vale per la riduzione dei premi di cassa malati. Più soldi per la cura dei figli può significare più posti di lavoro soprattutto per le donne. Per il clima si tratta di investimenti che creano lavoro e, quindi, anche più soldi per le casse pubbliche. Solo a lungo termine si vedrà se i benefici supereranno i costi. A breve e media scadenza si vedono solo due uscite: risparmiare in altri settori o aumentare oneri e imposte su cittadini e aziende. Restando nel ristretto campo del fisco, gli specialisti distinguono fra diversi tipi di imposte: quelle buone e quelle meno buone. Buone sono quelle che forniscono stimoli all’economia, sia negli investimenti, sia nei consumi, oppure (come nel caso AVS) hanno un impatto redistributivo. Tra i vari tipi di imposte si possono considerare le tasse di successione, l’imposta sul valore aggiunto, l’imposta sul reddito, l’imposta sulla sostanza, l’imposta sugli utili aziendali. Definizioni date qui in ordine di importanza (da debole a forte) dell’impatto che possono avere sull’economia.

A livello politico si riparla dell’imposta sulle transazioni finanziarie. Su un postulato del Consiglio degli Stati, il Governo si dice molto scettico, tanto più che un’iniziativa analoga nel 2021 non era riuscita a raccogliere un numero sufficiente di firme. Ma la Svizzera preleva già imposte particolari su alcune operazioni del mercato finanziario. Fra queste la tassa sulla compra-vendita di titoli. Nel 2022 questa tassa ha prodotto 1,5 miliardi di franchi. In più vi è una tassa dell’1% sulla costituzione di nuovi capitali propri delle aziende, che ha pure fruttato un miliardo di franchi. Queste imposte non hanno un impatto diretto sulla produttività dei contribuenti, per cui attirano anche qualche simpatia e potrebbero sostituire quelle che esonerano dal pagamento dell’IVA. Lo sono il credito, il traffico dei pagamenti e il commercio di titoli. Quest’ultimo sopporta già una tassa e, in generale, la Svizzera deve stare attenta a non provocare fughe dal suo mercato finanziario, già indebolito da altri fattori. L’esperienza è già stata fatta con una tassa sul commercio dell’oro, che aveva fatto partire quasi tutto questo mercato verso Londra. Anche la Svezia aveva provato a introdurre una tassa sul mercato azionario che aveva provocato la fuga di queste operazioni, per cui è stata subito abolita.

Proprio per il finanziamento dell’AVS è pendente presso il Consiglio nazionale un postulato (già accettato dagli Stati) che chiede una tassa sulle transazioni finanziarie. Il Consiglio federale è piuttosto scettico e un’iniziativa analoga (estesa anche al traffico dei pagamenti) è già stata respinta. Lo scetticismo è giustificato dal fatto che la sua introduzione non garantirebbe un maggior gettito fiscale, ma potrebbe sortire l’effetto contrario. Proprio per questo, durante la revisione della legge sull’IVA non ha voluto accettare la soppressione delle eccezioni sul mercato del denaro e dei capitali. Un altro rimprovero può essere visto nel fatto che potrebbe provocare un freno agli investimenti e, quindi, un danno all’economia e rallentare la crescita.

L’idea di colpire i «ricchi» e gli «speculatori» gode però di una certa simpatia. Una recentissima inchiesta, svolta dalla YouGov per conto del domenicale della «NZZ», dimostra che ben il 64% degli intervistati sarebbe favorevole a un’imposta sulle transazioni finanziarie. Il 51% sarebbe favorevole a risparmi sul militare, il 48% a risparmi sull’aiuto allo sviluppo, il 40% a una tassa nazionale sulle successioni e solo il 27% a un aumento dell’IVA, il 24% all’aumento dei contributi AVS e solo il 20% all’aumento dell’età di pensionamento. Interessanti anche le opinioni sull’accettazione dell’iniziativa 13esima AVS. La maggior parte degli intervistati dice che serve a lottare contro la povertà degli anziani (75%). Il 64% a combattere il rincaro dei prezzi, degli affitti e dei premi di cassa malati. Il 31% che serve a ridurre le disuguaglianze sociali, il 30% a migliorare le rendite delle donne, il 26% perfino a rinforzare lo scopo sociale dell’AVS, il 20% ad alleggerire gli oneri dei pensionati, il 15% dice che l’AVS ha mezzi sufficienti. Il 33% dice che la Confederazione ha soldi per tutti (per esempio banche, Covid ecc.). La misura in cui queste opinioni si confermeranno in Parlamento renderà più o meno difficile il compito del Consiglio federale, che ha già proposto di finanziare la 13esima AVS sia mediante un aumento del contributo sui salari da solo o accompagnato da un nuovo aumento dell’IVA.