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Cooperazione transfrontaliera: Basilea brilla, il Ticino meno
Un libro di recente pubblicazione analizza la situazionedelle tre principali aree di frontiera svizzere. La parola ad Oscar Mazzoleni
Romina Borla
«La regione dell’Alto Reno è considerata la culla della cooperazione transfrontaliera in Europa. Si tratta di un’area a cavallo di tre Paesi – Germania, Francia e Svizzera, in particolare Basilea Città – che dagli anni Sessanta del Novecento ha sviluppato una collaborazione intensa e articolata, istituzionalmente riconosciuta, che coinvolge una moltitudine di attori sia pubblici sia privati. Questa esperienza ha mostrato modalità praticabili per risolvere problemi comuni, migliorando la qualità di vita dei cittadini che vivono a cavallo della frontiera». A parlare è Oscar Mazzoleni, professore di Scienze politiche e direttore dell’Osservatorio della vita politica regionale all’Università di Losanna, curatore insieme ad Andrea Pilotti della raccolta di saggi La cooperazione transfrontaliera. Problemi e attualità (Dadò editore, marzo 2024) che sarà presentata il 13 maggio alla SUPSI di Mendrisio nell’ambito degli incontri pubblici dell’associazione Coscienza svizzera.
Il libro non si concentra solo sul virtuoso caso di Basilea, ma anche su quello ginevrino e sul Ticino, ossia le altre due principali aree urbane di frontiera della Svizzera. La scelta è dettata dall’esigenza di capire meglio la differenza tra i concetti di integrazione e di cooperazione. «L’integrazione transfrontaliera – dice Mazzoleni – è un fenomeno che investe l’economia, la società, la cultura e riflette intensi scambi economici e la forte mobilità delle persone. La cooperazione guarda invece alle dimensioni associative e istituzionali, ossia al fatto che molteplici attori si impegnino in modo più o meno coerente ed efficace per risolvere problemi comuni a cavallo della frontiera. L’integrazione è per molti versi la condizione di una possibilità di cooperazione transfrontaliera, poiché rende espliciti i problemi comuni, ma non sempre le relazioni si tramutano in cooperazione. Ciò che osserviamo nel libro è che Basilea, Ginevra e Ticino hanno sviluppato diversi gradi di capacità in ambito cooperativo».
Si tratta di tre realtà altamente integrate caratterizzate da un forte flusso di persone (lavoratori e consumatori), beni e servizi che le modellano. Tuttavia – spiega l’esperto – nei primi due casi si tratta di centri urbani ed economici elvetici che fanno da polo attrattivo per l’intera area. Basilea città, ad esempio, è un centro di rilievo europeo con le sue industrie farmaceutiche e chimiche, attrattore soprattutto di manodopera altamente qualificata proveniente da Germania e Francia. Questo riconoscimento ha favorito la dimensione cooperativa a più livelli nell’Alto Reno, dove sono presenti e attive molte strutture che si adoperano in questo senso come l’ETB, l’AggloBasel, la Conferenza dell’Alto Reno, e Regio Basiliensis che coinvolgono istituzioni pubbliche e molte associazioni economiche e sindacali. Esse guidano le discussioni, stabiliscono priorità e negoziano importanti progetti transfrontalieri.
«Ci può poi essere integrazione con poca cooperazione», osserva Mazzoleni. «In un certo senso è il caso del Ticino, dove l’economia è integrata ma vige una logica competitiva o persino conflittuale che alle volte emargina la volontà cooperativa. Non aiuta il fatto che l’area insubrica non ha un solo polo ma una moltitudine di centri che si contendono la capacità attrattiva: Lugano, Varese, Como ecc. Inoltre ci sono elementi di incertezza legati al peso elevato dell’economia ticinese a basso valore aggiunto, la spinta verso il basso dei salari, la competizione diretta in alcuni settori (pensiamo a cosa succede per il personale infermieristico), i persistenti problemi di mobilità ecc.». Diversamente dall’area basilese e ginevrina, la cooperazione transfrontaliera insubrica si regge essenzialmente sull’omonima associazione di diritto privato che ha spazi di manovra limitati per affrontare le sfide comuni. E quando i problemi sul tappeto non sono risolti, le controversie politiche tendono a prendere il sopravvento. Osserva Mazzoleni: «A Basilea le relazioni transfrontaliere non sono quasi mai oggetto di divisione politica. Tutti gli schieramenti politici danno per scontato che la cooperazione sia un’opportunità e non un problema. Anche a Ginevra questa visione è preponderante, anche se non sono mancate puntuali mobilitazioni politiche sulle questioni transfrontaliere. In Ticino, invece, sappiamo della forte politicizzazione negli ultimi venti anni su temi quali i ristorni o sulla fiscalità dei frontalieri».
Ma è proprio la politica che può spingere sulla cooperazione o, al contrario, ostacolarla. «Nemmeno a Basilea e Ginevra è tutto scontato», afferma Mazzoleni. «C’è piuttosto un’ampia volontà politica che è stata capace, nel corso degli anni, di affrontare e risolvere i problemi. Se invece non ci sono enti e strumenti forti e riconosciuti sul territorio, preposti appunto alla cooperazione transfrontaliera, ecco che si deve attendere la Confederazione e la politica romana, i tempi si allungano, tutto diventa più complicato. Lo abbiamo visto, fra l’altro, con il collegamento tra Mendrisio e Malpensa o più di recente in merito all’accordo sulla fiscalità che ha richiesto poco meno di dieci anni per essere approvato in via definitiva». Anche il fatto di non appartenere all’Ue ostacola la cooperazione? «La non appartenenza non è un ostacolo in quanto tale – osserva l’intervistato – ma questo non ha sicuramente spinto verso la creazione di basi legali per favorire un concetto comune di cooperazione nelle diverse regioni svizzere di frontiera. Inoltre, come si spiega nel libro, quando la Confederazione sostiene progetti transfrontalieri co-finanziati dall’Unione europea predilige in modo esclusivo lo sviluppo economico, tralasciando aspetti culturali, giuridici e sociali che fanno spesso da premessa indispensabile affinché i progetti di carattere economico possano funzionare sul lungo periodo».
Il libro La cooperazione transfrontaliera. Problemi e attualità (Dadò editore, 2024) verrà presentato il 13 maggio alla SUPSI di Mendrisio, Aula magna DCAD, alle ore 18.