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Se la donna non poteva aprire un conto in banca
In Svizzera la discriminazione di genere nel mondo economico e finanziario si è attenuata nel tempo ma tanto rimane da fare
Angelo Rossi
Fino a qualche decennio fa prevaleva in Svizzera un modello di convivenza di coppia nel quale l’uomo e la donna si ripartivano compiti e competenze. In questa situazione tutto quello che concerneva il denaro era, di solito, competenza del marito. Non si tratta solo di tradizioni e usi. Ancora a ventesimo secolo ben avanzato in molti Cantoni della Confederazione la moglie poteva aprire un conto corrente o farsi un libretto di risparmio solo con il consenso scritto del marito. Non parliamo poi dell’acquisto di una casa o del metter su un’azienda... Del resto ancora oggi, nelle dichiarazioni fiscali, se la moglie esercita un’attività lucrativa il suo reddito viene sommato a quello del marito. Quelli che ho elencato sono ostacoli giuridici che hanno, per decenni, se non per secoli, allontanato le donne da tutto ciò che poteva avere a che fare con il denaro.
Da quando anche nel nostro Paese è insorto l’uso del denaro negli scambi, ossia dalla metà del XIX secolo circa, la donna è stata discriminata. Il grado di discriminazione è venuto attenuandosi nel corso delle ultime due generazioni. Dapprima perché le donne, in seguito al cosiddetto processo di «democratizzazione degli studi», hanno potuto accedere in numero sempre maggiore a formazioni che interessano direttamente il mondo bancario e finanziario. Oggi negli atenei svizzeri le donne rappresentano la maggioranza degli studenti. Inoltre l’aumento delle studentesse si è manifestato in tutti i programmi di formazione accademica. Quindi anche in quelli vicini all’economia e al mondo della finanza. Ciononostante la quota delle donne continua a essere inferiore alla metà in tutti i curricoli nei quali la matematica è importante. Così è anche nel bachelor in scienze economiche e nelle specializzazioni finanziarie a livello di master. Ad esempio all’università di Zurigo nei programmi di bachelor le studentesse rappresentano oggi il 59,3% del totale degli studenti. Nei bachelor di scienze economiche però la loro quota è solo del 33%. Anche all’università di San Gallo, specializzata in economia e management, la quota delle studentesse nei programmi di bachelor è solo pari al 35%.
Il grado di discriminazione delle donne nel mondo della finanza si è comunque affievolito anche per le modificazioni di legge che oggi consentono alle donne di effettuare transazioni economiche, anche importanti, senza dove chiedere il consenso preliminare dell’uomo. Questo ha fatto aumentare la partecipazione femminile all’attività economica e quindi, di riflesso, anche alle attività di natura finanziaria. Tuttavia, come dimostrano i risultati di una inchiesta condotta lo scorso anno dagli economisti della SUP di Lucerna, il comportamento dei due sessi rispetto al mondo della finanza è diverso: le donne sarebbero meno interessate degli uomini ai mercati finanziari. Mentre la quota degli uomini che prestano attenzione a quanto succede in questo mondo è, in Svizzera, superiore al 30%, quella delle donne arriva appena al 10%. All’altro estremo, la quota delle donne che non si cura per nulla dei mercati finanziari è superiore al 40%; quella degli uomini invece è solo del 18%. La spiegazione di queste differenze starebbe, secondo l’inchiesta citata, nella diversa disponibilità dei due sessi ad assumersi il rischio delle operazioni finanziarie.
Sembrerebbe dunque che le donne siano meno propense degli uomini ad assumere il rischio legato alle operazioni finanziarie (il motivo?). Così solo il 31% delle intervistate possiedono azioni mentre, tra gli uomini, questa quota sale al 51%. Si potrebbe pensare che il diverso comportamento in materia di assunzione del rischio sia dovuto al fatto che il reddito femminile sia inferiore a quello maschile. Secondo lo studio riportato però, si trovino negli strati più elevati o in quelli più bassi della distribuzione del reddito, le donne sono sempre meno pronte degli uomini ad assumere i rischi di un investimento in borsa. Rimangono quindi le «formichine» che scelgono opportunità di investimento sicure e, non di rado, preferiscono il risparmio all’investimento.
Un altro cambiamento che ha ridotto la discriminazione delle donne nel mondo della finanza è rappresentato dallo sviluppo delle carriere femminili nelle istituzioni finanziarie e bancarie. In Ticino la quota di donne attive nel settore bancario e assicurativo è ora pari al 35% dell’occupazione totale del settore. Non sappiamo quante di queste donne occupino posizioni dirigenti. Una recente revisione del diritto azionario ha introdotto, anche in Svizzera, quote minime per le donne dirigenti. A partire dal 2026 le donne dovrebbero rappresentare almeno il 30% dei membri dei consiglio di amministrazione e almeno il 20% nel management delle aziende. Nel 2023 queste quote erano pari al 22% per le donne in posizioni di direzione e al 23,4% per quelle nei consigli di amministrazione. Bisognerà quindi fare ancora uno sforzo per soddisfare l’obiettivo della legge.
Positivo è poi che le quote femminili nei posti di alta responsabilità siano dappertutto in crescita. Così in Ticino, dal 1990 al 2020, nel gruppo «dirigenti» la quota delle donne si è più che raddoppiata passando dal 14,7% al 29,7%. Anche in questo caso è da auspicare che i valori relativi all’universo dei dirigenti e delle dirigenti valgano, almeno approssimativamente, anche per il ramo delle banche e delle assicurazioni che è quello nel quale sono censite le aziende del settore finanziario. In conclusione possiamo affermare che ostacoli di natura giuridica, e pratiche di assunzione, promozione favorevoli agli uomini, hanno tenuto per decenni le donne lontane dal mondo della finanza. È anche possibile che la minore inclinazione ad assumere i rischi degli investimenti faccia loro preferire il risparmio, o comunque operazioni bancarie meno rischiose, all’investimento in borsa. Infine, nelle carriere del settore finanziario le quote femminili continuano a essere inferiori al 50% ma non cessano di crescere. Infine crediamo di poter affermare che il denaro, per le donne, non sia più un tabù: con le tendenze che abbiamo ricordato qui sopra, lo viene a confermare anche la creazione, in Svizzera, della prima banca rivolta solo alle donne e di Fea Money, la prima app bancaria pensata specialmente per la donna.