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«Kiev ha perso la guerra»

Il punto sul conflitto in Ucraina col generale Marco Bertolini
/ 26/02/2024
Angela Nocioni

«In Ucraina bisogna arrivare alla pace con una soluzione politica e senza umiliare Putin. Per due ragioni. La prima: la regola numero uno di ogni guerra è che il nemico deve avere margine, non deve essere umiliato. La seconda è che Putin la guerra l’ha già vinta». Sono parole del generale italiano Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata paracadutisti Folgore. «Il conflitto andava chiuso molto prima, senza alimentare infondate illusioni di vittoria di Kiev», sottolinea l’esperto, in pensione dal 2016. Bertolini ha avuto una carriera tutta sul campo, soprattutto è stato a capo dei militari italiani nelle missioni internazionali in Afghanistan, Libano, Somalia, Bosnia e Kosovo. Lo abbiamo intervistato.

Qual è la situazione sul campo in Ucraina?

Dopo la controffensiva mancata da parte dell’Ucraina si sta assistendo a una forte ripresa della pressione russa. Le forze russe dominano nettamente. Gli ucraini a fine estate erano riusciti a rettificare appena le linee di contatto ma non è mai cambiata la sostanza della situazione, il grosso del territorio conquistato è rimasto sempre sotto controllo russo. L’unica timida avanzata ucraina è stata a Kharkiv ma lì è successo che i russi – per ragioni tattiche erano in inferiorità numerica in quella zona – si sono ritirati, in realtà come decidono di riconquistare un territorio ci riescono in poco tempo. Per questa ragione credo, in agosto, il segretario generale della Nato, Stoltenberg, ha lasciato che il suo capo di gabinetto, Jenssen, indicasse la possibilità che l’Ucraina ceda parte dei territori a Mosca in cambio dell’ingresso nella Nato. La Nato sa che la guerra gli ucraini l’hanno persa. La speranza di riconquistare tutto il territorio occupato dai russi non è realistica.

Dove è più forte al momento la minaccia russa?

Ora sono di nuovo i russi a premere sulle linee ucraine, a nord, di ritorno in un’area che avevano già occupato. Dove è più minacciosa per gli ucraini la pressione russa al momento è a nord di Donetsk, in un’area fortificata dal 2014, organizzata a difesa. Ma altrove, anche dove gli ucraini erano riusciti faticosamente a creare un piccolo saliente in territorio occupato (nel lessico militare il saliente è una proiezione in territorio nemico, quindi un territorio conquistato ma in cui si è circondati ndr.) i russi si stanno riprendendo tutto. Pur non trovandoci in piena controffensiva russa, è la Russia che sta premendo ora e le teste di ponte, quando gli ucraini riescono a crearle, non si trasformano in niente di significativo e vengono riassorbite subito.

Si continua a combattere anche dal cielo?

Le battaglie sono sempre aeroterrestri. Oggi non ci potrebbe essere una pressione russa efficace se non ci fosse il controllo della terza dimensione, lo spazio aereo. La superiorità russa è tale che consente a Mosca di dare supporto aereo ravvicinato sempre in aderenza a operazioni terrestri.

Gli ucraini non sono ora in grado di vincere o non lo sono mai stati?

Non lo sono mai stati, dall’inizio della guerra. La sproporzione di forze è notevole, e anche se possiamo dire che adesso hanno rodato l’organizzazione dopo il lungo periodo di conflitto, sono sotto scacco costante, devono reclutare persone a forza. In guerra, in ogni epoca, la massa, cioè il numero di persone che è possibile impiegare sul campo, fa la differenza. Sul piano militare non è ipotizzabile una vittoria ucraina, bisogna prenderne atto e sedersi al tavolo dei negoziati. Gli ucraini non sono in grado di ribaltare i rapporti di forza. Non so come sia stata fabbricata l’idea di una probabile rapida sconfitta dei russi. C’è stata una sopravvalutazione del potenziale tecnologico occidentale. In guerra la tecnologia è importantissima ma non è tutto e non basta da sola. A parte che i russi hanno i missili ipersonici che nemmeno Washington possiede. Poi si finge di non sapere che buona parte dell’opinione pubblica russa è dalla parte di Putin. I russi sono numerosi; l’Ucraina ha perso milioni di cittadini, fuggiti all’estero o in Russia. I russi prevalgono per massa e fuoco. La potenza di fuoco sprigionata dai russi, soprattutto con l’artiglieria, è superiore, e questo fa impressione se si pensa agli aiuti arrivati in Ucraina da tutto l’Occidente.

Le armi inviate dall’Occidente sono in mano a persone che le sanno usare?

Ci sono i sistemi sofisticati usabili solo da specialisti, quello è un problema. Per esempio la manutenzione degli aerei, quella non può essere improvvisata, è impossibile poi imparare ad usare la contraerea e i Patriot (missili). Si impara a utilizzare un carro armato, un fucile, l’artiglieria. E per quelli i militari ucraini, una parte ovviamente, vengono addestrati altrove.

Dove?

In Germania all’uso dei Leopard, i tedeschi insegnano come usare i carri armati tedeschi. Poi in Polonia, in Gran Bretagna. Ma resta il problema che non si può addestrare tutti e poi mancano i pezzi di ricambio, il personale specializzato che sa fare manutenzione. Questa è una guerra particolarmente cruenta che all’inizio ha impegnato un lunghissimo tratto di fronte, dalla Bielorussia, a nord di Kiev, fino alla Crimea e a Kherson. I russi hanno conseguito gli obiettivi che si ponevano dopo poco più di tre mesi. Il loro impegno principale è stato all’inizio tra il Donbass e la Crimea, il Mar d’Azov è un lago sotto il controllo russo, si sono presi presto Mariupol con la sua acciaieria. Per capire questa guerra bisogna avere chiaro che il Mar Nero è per il Cremlino l’unico collegamento con il Mediterraneo e con l’Europa. Due delle cinque flotte russe lì stanno. La guerra vera che Putin sta combattendo è per il controllo del Mar Nero. Ora, la Georgia e la Crimea sono sempre state per qualsiasi Governo russo, non solo per il regime di Putin, delle linee invalicabili. Mosca mai acconsentirebbe all’ingresso della Georgia nella Nato, e lo stesso niet vale per la Crimea. Credo che l’incriminazione di Putin presso la Corte penale internazionale sia un ostacolo sulla via del negoziato. Putin non vuol fare la fine di Saddam o Milošević e per lui è impensabile rinunciare al Donbass e alla Crimea. Bisognerebbe prenderne atto, spiegare a Zelensky che non vincerà mai e evitare di lasciar massacrare persone invano.