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Le nuove ambizioni dell’Alleanza del Centro

Il partito di Gerhard Pfister intende diventare un attore chiave nel panorama politico, con un peso maggiore in Consiglio federale
/ 29/01/2024
Luca Beti

A volte i numeri mentono, o almeno non dicono tutta la verità. È il caso, ad esempio, per il risultato delle ultime elezioni federali. Il Partito liberale radicale ha ottenuto il 14,3% delle preferenze, mentre l’Alleanza del Centro il 14,1%. Eppure, il terzo partito sotto la Cupola federale è quello di Gerhard Pfister e non quello di Thierry Burkart. Infatti il Centro ha conquistato 5 seggi in più rispetto al PLR: 4 in più nel Consiglio degli Stati, uno in più nel Consiglio nazionale. Una vittoria, quella di Pfister, ottenuta attraverso una strategia intelligente che ha sfruttato al meglio le peculiarità del sistema proporzionale attraverso oculate congiunzioni di liste. Ma è stata anche una vittoria lungamente preparata, nata circa 4 anni fa, nel 2020, con la fusione con il Partito borghese democratico e il cambiamento del nome. Eliminando la «C» e ogni riferimento cristiano nella denominazione, ancora presente nelle versioni tedesca e francese, l’obiettivo è attrarre le elettrici e gli elettori che si riconoscono in uno schieramento del centro, ma non necessariamente nell’ispirazione cristiana del CVP.

Pfister ha vinto la sua scommessa, riuscendo a far risalire la china a un partito in perdita di consensi dagli anni Ottanta, quando la sua quota di voto superava il 20%. E ora? La sfida è soddisfare le attese del nuovo elettorato, giovane e femminile, non legato alle tradizionali roccaforti, che desidera un centro forte, capace di stringere alleanze e creare compromessi. Si tratta di trovare soluzioni ai grandi temi della politica federale, come la riforma dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS), le relazioni con l’Ue, i crescenti costi della sanità. «Il partito deve definire chiaramente il suo ruolo, distanziandosi dalla polarizzazione tra destra e sinistra. Dall’Alleanza del Centro ci si attendono nuovi impulsi e idee, e anche qualche sorpresa. Tuttavia è ancora presto per riconoscere il nuovo ruolo del partito», spiega Lukas Golder, condirettore dell’Istituto di ricerca demoscopica gfs.bern.

Intanto, il risultato delle elezioni di ottobre ha dato una nuova consapevolezza politica all’Alleanza del Centro, partito che non intende limitarsi a fare da ponte tra i due blocchi, ma diventare protagonista attivo della politica federale. Un nuovo posizionamento che Gerhard Pfister ha ripetuto più volte, quasi come un mantra: il partito deve proporre «soluzioni costruttive» e combattere «la polarizzazione». Secondo Pfister, il panorama politico in Svizzera ha subito un cambiamento fondamentale, come ha evidenziato in un’intervista rilasciata alla «Neue Zürcher Zeitung»: «Il blocco borghese, come lo si conosceva in passato, non esiste più. Si sta delineando invece un sistema formato da tre poli: UDC e PLR a destra, il PS e i Verdi a sinistra, e un centro guidato dall’Alleanza del Centro».

Anche se introdotto più di tre anni fa, il nuovo corso imposto da Pfister è stato poco visibile, in parte a causa di una legislatura segnata dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina. «L’attuale legislatura sarà decisiva per dimostrare se l’Alleanza del Centro può veramente incarnare questa nuova identità e agire efficacemente tra i diversi blocchi politici», sottolinea Golder. La sfida per il partito non si limita a definire e consolidare il proprio ruolo nel panorama politico, ma comprende anche la gestione delle diverse correnti interne. Infatti, il Centro può esercitare il suo potere politico solo se le due Camere remano nella stessa direzione. «In particolare i consiglieri agli Stati non hanno ancora fatto propria questa nuova dinamica imposta da Pfister», sostiene il politologo. Nell’ultima legislatura, specialmente quando a Berna si sono discusse questioni sociali come il finanziamento degli asili nido e dei container per i richiedenti l’asilo o la riduzione dei premi delle assicurazioni malattia, i senatori non hanno sempre rispettato gli ordini di scuderia, segnalando così che gli interessi dei Cantoni che rappresentano hanno la priorità rispetto a quelli del partito. «Sarà soprattutto il Consiglio degli Stati a decidere se in futuro l’Alleanza del Centro saprà davvero interpretare questo nuovo ruolo», prosegue Golder, ricordando che, sebbene sulla carta le due Camere siano su un piano di parità, in realtà il Consiglio degli Stati ha spesso maggiore peso, trattando per primo gli oggetti importanti e avendo quindi la possibilità di tracciare le grandi linee del progetto legislativo. E dato che con 15 seggi l’Alleanza del Centro è il partito più rappresentato nel Consiglio degli Stati è evidente che l’attenzione dell’elettorato e dei media sarà rivolta verso la Camera alta.

L’avanzata dell’Alleanza del Centro mette anche in discussione l’attuale formula magica in Consiglio federale. Intanto la presidente della Confederazione Viola Amherd è già uscita allo scoperto, profilandosi nelle prime settimane dell’anno, promuovendo a Davos la conferenza sulla pace per l’Ucraina e sostenendo la necessità di riprendere i negoziati con l’Ue dopo un incontro con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Gerhard Pfister, all’inizio di gennaio, ha dichiarato in un incontro con la stampa che nel medio termine il suo partito mira a una maggiore responsabilità di Governo con un secondo seggio. Ha poi esortato gli attuali consiglieri federali a rimanere in carica per l’intera prossima legislatura. Più che un invito, le parole di Pfister possono essere interpretate come un avvertimento indirizzato a Karin Keller-Sutter e Ignazio Cassis. «I due ministri del PLR stanno affrontando grandi sfide nei loro dipartimenti», osserva Golder. «Forse sono un po’ ottimista, ma credo che non manchi loro la motivazione per portare avanti i propri dossier nei prossimi anni, nonostante la situazione sia bloccata in particolare per quanto riguarda i trattati bilaterali con l’Ue».

Le prossime elezioni federali del 2027 potrebbero di nuovo cambiare gli equilibri in Parlamento, affossando le pretese dell’Alleanza del Centro e del suo presidente. Infatti a Berna si dice che quando Gerhard Pfister si guarda allo specchio, veda sempre un consigliere federale. Al momento, però, ha messo da parte le sue ambizioni personali a favore del partito. È difficile immaginare l’Alleanza del Centro senza il suo leader, che dal 2016 ne sta dettando le sorti e consolidando il suo ruolo come forza centrale e costruttrice di ponti nella politica svizzera. Finora i numeri gli danno ragione.