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Verso la tredicesima AVS?

Qualche spunto di riflessione in vista della votazione popolare del 3 marzo
/ 29/01/2024
Ignazio Bonoli

Nella nostra recente analisi della situazione finanziaria dell’AVS («Azione» 13.11.23) accennavamo al fatto che l’iniziativa per una 13esima mensilità delle rendite (che provocherebbe un aumento dell’8,3% delle rendite da pagare), senza nuove fonti di finanziamento, creerebbe pesanti difficoltà finanziarie ai conti. Vista la situazione congiunturale prospettata per quest’anno (e forse dopo), per un aumento delle entrate vediamo due possibilità: una crescita dei contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro e/o un aumento dei sussidi della Confederazione. Nel frattempo i sindacati (promotori dell’iniziativa) hanno iniziato la campagna in vista della votazione popolare (3 marzo). Il Consiglio federale raccomanda di respingere l’iniziativa a causa delle spese supplementari che comporterebbe, stimate ad almeno 4,1 miliardi di franchi l’anno.

Come sappiamo, il futuro dell’AVS è condizionato dall’aumento dei pensionati. È stato calcolato che l’88% di questi ricevono di più di quanto hanno versato all’AVS. Proporzione che non è più constatabile per gli stranieri che vengono a lavorare in Svizzera. Il saldo migratorio negli ultimi 20 anni è stato di 66 mila persone circa ogni anno. Visto che gli immigrati sono in maggioranza compresi fra i 20 e i 50 anni di età danno un contributo positivo alle finanze dell’AVS. Un recente studio ha valutato che, oltre a migliorare la struttura per età dell’AVS, coprono il 40% delle entrate e solo il 30% delle uscite. E questo nonostante i salari globali percepiti dagli immigrati siano inferiori a quelli degli svizzeri e abbiano un tasso di disoccupazione maggiore, soprattutto se provenienti da fuori dell’area Ue/Aels. In ogni caso va rilevato che i beneficiari di pensioni versate dall’AVS all’estero hanno ormai superato la considerevole cifra di 800mila.

Una situazione che potrebbe prolungarsi negli anni se il saldo dell’emigrazione continuerà a mantenersi su questi livelli. È quanto prevede anche lo scenario di riferimento dell’Ufficio federale di statistica, per cui potrebbe compensare l’arrivo al pensionamento dei nati nel periodo del cosiddetto «baby boom». Ma qui emerge un altro tema che suscita discussioni. La forza del franco svizzero, moneta con cui l’AVS paga le rendite, si ripercuote positivamente sui pensionati all’estero, sia stranieri, sia svizzeri emigrati. È stato calcolato che una rendita AVS percepita all’estero, negli ultimi 20 anni, ha più che raddoppiato di valore in Italia o in Francia, mentre per chi è rimasto in Svizzera l’aumento è stato del 22%. Per valutare bene queste cifre bisogna tener conto dell’inflazione che in Svizzera, nel periodo considerato, è stata del 15% circa, mentre negli altri Paesi è stata generalmente ben superiore. Ciò nonostante è evidente che l’utile sul cambio va a beneficio di chi vive all’estero. Utile che, in molti casi, è superiore all’aumento dei prezzi. Infatti anche in Svizzera il cosiddetto paniere della spesa costa mediatamente l’84% in più di quello medio dei Paesi dell’Ue, con Paesi come la Spagna che sono perfino al di sotto del costo medio europeo. La differenza è ancora più evidente in Paesi fuori dall’Ue. Per esempio in Turchia questa differenza è 5 volte superiore. A titolo di confronto si può considerare che una rendita minima AVS di 1225 franchi mensili è superiore allo stipendio mensile di un docente. Il salario minimo in Turchia è pari a 480 franchi svizzeri.

Queste cifre inducono effettivamente a chiedersi se l’AVS per chi vive in Svizzera è troppo bassa rispetto al costo della vita. È del resto l’argomento di base per l’iniziativa sulla 13esima mensilità. In realtà bisogna tener conto del fatto che l’AVS fa parte del sistema previdenziale svizzero dei tre pilastri, che si compone anche della previdenza professionale e della previdenza privata. Vi sono però casi in cui una rendita AVS (sola o male accompagnata) non basta per far fronte al crescente costo della vita in Svizzera. Subentra allora il sistema delle prestazioni complementari, a carico dei Cantoni. Si potrebbe pensare che questi casi siano molto frequenti.

Invece, secondo le statistiche dell’AVS, solo l’8% dei nuovi beneficiari di rendite è costretto a chiedere una prestazione complementare. Il sistema ha l’indubbio vantaggio di fornire un aiuto immediato ai casi di bisogno effettivo. Evita così una distribuzione «a pioggia», come avviene per l’AVS. Questo è proprio uno dei maggiori rimproveri che gli oppositori fanno all’iniziativa sulla 13esima mensilità AVS. Al che i promotori rispondono: se anche il pensionato miliardario riceve un mese in più di rendita, sarà sempre meno di quello che ha pagato all’AVS fino al pensionamento. A monte c’è però il problema finanziario: nel 2032 le spese per l’AVS saliranno da 49 a 63 miliardi di franchi. Con la tredicesima saliranno ad almeno 67 miliardi. Questi miliardi in più sono oggi realistici ma, secondo l’iniziativa, sono frutto del pessimismo del Consiglio federale. In realtà il capitale dell’AVS, che è attualmente pari a 57 miliardi di franchi, scenderebbe a 32 miliardi tra il 2026 e il 2033. Con uscite annue di circa 70 miliardi non riuscirebbe più a rispettare il principio di riserve che coprano almeno un anno di uscite.