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La Svizzera rilancia i rapporti con la Cina

Al WEF di Davos Berna ha firmato un’intesa importante con Pechino sull’aggiornamento dell’accordo di libero scambio ma la situazione economica e politica del Paese asiatico invita alla prudenza nonostante le aperture
/ 22/01/2024
Ignazio Bonoli

Se il World Economic Forum (WEF) di Davos di quest’anno poteva essere qualificato come incontro formale e forse un po’ ripetitivo, già la sua preparazione e il ruolo che la Svizzera ha assunto negli incontri preliminari hanno ampiamente smentito le previsioni. Klaus Schwab, fondatore e da sempre presidente della manifestazione, può essere più che soddisfatto del successo ottenuto. A 85 anni Schwab ha annunciato di lasciare la prestigiosa carica (senza dire quando) e di aver già trovato un sostituto, di cui però non si conosce ancora il nome. Compito non facile quello che attende il sostituto a capo di un’operazione cominciata nel 1970, senza troppe pretese, con la ricerca di una segretaria poi diventata moglie del titolare.

In mezzo secolo di attività i due hanno sviluppato un’attività che ha richiamato a Davos con scadenze regolari migliaia di ministri, Chief Executive Officer (CEO) aziende, professori e attivisti di ogni tipo. E anche quest’anno, complice la delicata situazione geopolitica e le inevitabili ripercussioni sull’economia, l’incontro di Davos riveste un’importanza eccezionale. All’inizio le autorità svizzere sembravano non attribuire troppa importanza a questi meeting ma poi, vista la risonanza internazionale non soltanto economica ma anche politica, hanno ritenuto indispensabile fare almeno gli onori di casa, per poi parteciparvi sempre più attivamente. Così anche quest’anno la Svizzera non si smentisce e approfitta delle occasioni offerte dall’evento per marcare la sua presenza in campo internazionale. Come spesso avviene in queste occasioni, gli incontri bilaterali diventano sempre più importanti, soprattutto se magari preceduti da visite ufficiali. Quindi le autorità federali hanno ricevuto, alla vigilia dell’apertura dei lavori del WEF, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il primo ministro cinese Li Qiang. Nel primo caso la Svizzera ha potuto rilanciare la disponibilità ad organizzare nel nostro Paese una conferenza per la pace in Ucraina. Ha ribadito la sua neutralità politica, ricevendo comunque i complimenti di Zelensky per la partecipazione alle sanzioni internazionali contro la Russia. Nel contempo ha ribadito il proprio sostegno finanziario in loco e le spese per l’accoglienza e la protezione dei rifugiati ucraini.

Sul piano economico assume invece un’importanza particolare l’incontro con il primo ministro cinese, ma soprattutto la firma di un’intesa sull’aggiornamento dell’accordo di libero scambio concluso nel 2014, ma piuttosto trascurato, nonostante la visita nel 2017 del presidente cinese Xi Jinping. La Svizzera, con l’Islanda, è il solo Paese europeo che abbia firmato un simile accordo con la Cina. Nel frattempo l’evoluzione economica ha fatto della Cina la terza potenza economica al mondo, con l’Unione europea e gli Stati Uniti, nei rapporti commerciali bilaterali con la Svizzera. Non mancano però ostacoli di rilievo anche sul piano politico. Per esempio alla Svizzera non piacciono le interferenze del gruppo Huawei nel campo dell’informatica. In una presa di posizione in risposta a un atto parlamentare, il Consiglio federale dice di voler evitare che la Cina possa esercitare pressioni sulla Svizzera, rendendola una lacuna nel sistema elettronico occidentale di difesa. A livello parlamentare si vorrebbero inoltre accompagnare i progressi nel libero scambio da impegni sulla protezione dei diritti umani. La Cina sembra disposta a discuterne a livello di Ministeri degli esteri ma non sul piano economico.

Restano comunque divergenze di fondo fra i due sistemi politici, né si può sperare che in Cina cambi qualcosa in questo campo. Si notano però alcune aperture significative. Per esempio la Cina potrebbe ammettere turisti svizzeri senza visto d’entrata. Sul piano economico la Cina sta vivendo momenti difficili e alcune aziende europee stanno ridimensionando le loro posizioni nel Paese asiatico. Pechino continua comunque a praticare una politica delle porte aperte sugli investimenti di cui anche la Svizzera potrebbe approfittare. Berna dovrebbe però considerare molto seriamente, sul piano interno, l’accettazione di un accordo più ampio di libero scambio a livello parlamentare, ma poi eventualmente anche a livello popolare. Resta infine ancora aperta la questione delle rivendicazioni cinesi su Taiwan, che potrebbero incidere negativamente su tutti i tipi di rapporti fra i due Paesi. Ricordiamo che Berna non riconosce Taiwan come Stato indipendente a causa della politica «una sola Cina» in vigore dal 1950. Tuttavia, oltre alle relazioni diplomatiche, intrattiene rapporti molto buoni su più livelli con l’isola. Nel maggio 2023 l’ambasciata cinese a Berna aveva reagito con impeto alla volontà del Consiglio nazionale di rafforzare i contatti col Parlamento di Taiwan, definendola una «grossolana intromissione» negli affari interni dello Stato comunista.

Tornando al WEF, si discutono però altri temi. Uno di particolare attualità è quello che concerne l’intelligenza artificiale. Il 70% degli economisti interpellati per il Chief Economist Outlook lo ritengono uno dei temi più importanti nel momento attuale, soprattutto in considerazione degli effetti positivi sul miglioramento della produttività delle aziende ma anche di quelli sull’occupazione. Poi ci sono le preoccupazioni di tipo politico caratterizzate dai numerosi focolai di guerra nel mondo. Tra questi il più recente, ma anche pericoloso per l’Europa, è quello del Mar Rosso, con conseguente aggiramento del canale di Suez da parte dei trasporti navali mondiali. Per il momento non si vedono ancora conseguenze sui prezzi di molti prodotti. A breve scadenza si noteranno però spinte al rialzo sui prodotti energetici, in particolare petrolio e gas. Una tendenza che potrebbe aggravare la situazione che in alcuni Paesi è già caratterizzata da un rilancio dell’inflazione.