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Informazioni

Museo nacional del Prado, Madrid.

www.museodelprado.es


La perla e l’onda sinuosa del Prado

Tesoro nascosto – 3  ◆  Il museo di Madrid voluto da Carlo III di Spagna nel 1786 e inaugurato ufficialmente nel 1819 è tra i più importanti al mondo. Tra le sue prestigiose opere c’è anche la perla di Paul-Jacques-Aimé Baudry.
/ 27/11/2023
Gianluigi Bellei

Il museo del Prado di Madrid, scrive il vecchio direttore Miguel Zugaza Miranda, a detta di molti è «la miglior pinacoteca del mondo». Fondato nel 1819 con il nome di Museo Real de Pinturas ha richiamato a Madrid gli «spiriti più sensibili e raffinati dell’Ottocento» per ammirare Velázques, Goya, El Greco; poi Tiziano, Rubens, Bosch… Le sue collezioni sono all’inizio legate ai gusti personali dei monarchi – pensiamo a re Ferdinando VII, mecenate dell’impresa – sia alle vicende storiche, per accrescerle anno dopo anno. Pur aperto al pubblico, all’inizio è di proprietà reale e nel 1827 conta ben quattromila opere. Nel 1865 il museo è vincolato ai beni della Corona per evitare, in caso di morte del monarca, la dispersione fra gli eredi. Nel 1868 Isabella II viene detronizzata dai moti rivoluzionari e costretta all’esilio. Nel 1872 il museo viene svincolato dalla Corona e diventa patrimonio dello Stato. Il nuovo regolamento sancisce che il direttore deve essere necessariamente un pittore, membro della Real Academia de San Fernando e aver ricevuto una medaglia nelle esposizioni nazionali di Belle arti. Nel 1971 viene ristrutturato con l’adeguamento degli impianti di climatizzazione. Nel 1995 avviene la riorganizzazione delle collezioni e le opere del XIX e XX secolo suddivise fra il Prado e il Museo Reina Sofia. Infine, su progetto dell’architetto Rafael Moneo, nel 2007 si concludono i lavori di ampliamento.

Ovviamente la Collezione di pittura spagnola costituisce il nucleo centrale del museo ed è la più ampia e completa. Dalle pitture murali del XII secolo fino ai dipinti del primo decennio del XX secolo. Poi ci sono le collezioni della pittura italiana, fiamminga, olandese, tedesca, britannica e francese.

La perla e l’onda è esposto al Salon di Parigi del 1863 e viene considerato uno dei più bei nudi del tempo. L’immagine rappresenta Afrodite che sorge dalle acque come racconta Esiodo nella Teogonia

Quest’ultima è la quarta per importanza dopo quella spagnola, quella italiana e quella fiamminga. Le nozze fra alcuni membri delle due Corone, quella francese e quella spagnola, favoriscono nel 1600 uno scambio di ritratti. Ma la maggior parte delle opere francesi giungono in Spagna attraverso l’Italia. Dopo l’istituzione del Museo del Prado si è cercato di colmare le lacune della collezione. Possiamo ammirare, per esempio, il Martirio di San Lorenzo di Valentin de Boulogne del 1621 o Il trionfo di David di Nicolas Poussin del 1630 ispirato all’estetica classica. Meno rappresentata è la pittura francese dell’Ottocento e qui troviamo La perla e l’onda di Paul-Jacques-Aimé Baudry del 1862.

Baudry (La Roche-sur-Yon, 1828 – Parigi, 1886) si trasferisce a Parigi nel 1844 e frequenta la Scuola di Belle arti. Nel 1850 vince il Grand Prix de Rome insieme a Bourguereau con il dipinto Zenobia ritrovata da pastori sulle rive dell’Arasso. Un dipinto che rivela una grande maestria compositiva nel quale nove pastori racchiusi in un ideale triangolo inscenano il soccorso alla bellissima Zenobia accasciata tra le ginocchia di uno di questi e avvolta da un velo bianco con il seno destro scoperto. Si tratta della trasposizione della storia raccontata da Tacito nel libro XII degli Annali quando scrive di Radamisto accerchiato dagli Armeni che si dà alla fuga con la moglie incinta. Questa lo supplica di ucciderla. Egli sguaina la spada e la ferisce abbandonandola sulle rive dell’Arasso. «Ma Zenobia, così si chiama la donna, respira ancora e dà segni di vita; alcuni pastori la vedono galleggiare nell’acqua placida presso la riva e comprendendo dalla nobiltà del suo aspetto che essa è persona non volgare, fasciano la ferita, le apprestano rustici medicamenti e saputo il nome e il suo caso la portano nella città di Artaxata».

A Villa Medici a Roma Baudry studia gli artisti italiani, soprattutto Raffaello del quale subisce l’influsso. In seguito guarda con interesse il colore veneziano di Tiziano. Nel 1857 con il dipinto la Fortuna e il fanciullo, pieno di citazioni dall’Amor sacro e l’amor profano, proprio di Tiziano, ottiene un grande successo al Salon. Viene incaricato della decorazione di molte dimore parigine e nel 1863 l’architetto Charles Garnier, già suo amico dal soggiorno romano, gli affida la decorazione dell’Opéra. Dal 1866 al 1874 lavora alacremente e sulla parete centrale del soffitto del gran foyer realizza, tra l’altro, l’allegoria della Musica.

Il nudo è particolarmente sinuoso con le sue «curve convesse del braccio, del seno e dei fianchi, separate dalla concavità»

La perla e l’onda è esposto al Salon di Parigi del 1863 e viene considerato uno dei più bei nudi del tempo (nell’immagine). L’immagine rappresenta Afrodite che sorge dalle acque come racconta Esiodo nella Teogonia. Saturno getta gli organi sessuali di Urano nel mare. «… attorno bianca la spuma dell’immortale membro sortì e in essa una fanciulla nacque, e dapprima a Citera divina giunse, e di lì poi giunse a Cipro molto lambita dai flutti… lei Afrodite».

Il nudo è particolarmente sinuoso con le sue «curve convesse del braccio, del seno e dei fianchi, separate dalla concavità, queste sempre più aperte, dell’ascella, della vita e delle caviglie», scrive Javier Barón ne L’eredità di Ramon de Errazu. Il colore della pelle è perlaceo, accattivante e contrasta, evidenziando contemporaneamente, con il blu dell’onda ed il bianco della spuma. In più, la sensualità della figura è accentuata dal volto di Venere che volge lo sguardo verso lo spettatore e lo guarda con la coda dell’occhio e le labbra socchiuse.

Sempre secondo Barón nel dipinto si ritrovano alcuni ricordi della formazione correggesca dell’artista.

Il quadro viene acquistato dall’imperatrice Eugenia de Montijo e nel 1871 dal collezionista americano William Hood Stewart. Infine, nel 1898 se lo aggiudica Ramon de Errazu per 43’000 franchi e lo lascia in eredità al Prado.