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Gli otto errori da evitare nella previdenza per la vecchiaia

La consulenza della Banca Migros, per non avere difficoltà economiche in età avanzata, è meglio pianificare per tempo ed evitare le insidie più comuni
/ 09/10/2023
Isabelle von der Weid

1. Sottovalutare il fabbisogno finanziario dopo il pensionamento
Una volta in pensione bisogna fare i conti con entrate minori: la rendita statale e quella professionale coprono infatti solo circa il 60% dell’ultimo stipendio. Molti non lo realizzano o immaginano che in età avanzata le spese diminuiscano. Spesso, così, si dimentica che il potere d’acquisto della rendita diminuisce di anno in anno. Inoltre si sottovaluta la portata dell’onere fiscale durante la vecchiaia, quando vengono meno le deduzioni per l’attività professionale. Conviene pertanto elaborare per tempo un budget delle spese che riguarda il periodo successivo al pensionamento e determinare il fabbisogno finanziario mensile. Alle spese bisogna poi contrapporre le entrate che si riceveranno dall’AVS e dalla cassa pensioni. Se il fabbisogno finanziario supera le entrate, si ha una lacuna di copertura.

2. Attendere troppo prima di creare un patrimonio
Il patrimonio privato consente di integrare opportunamente la previdenza statale e professionale. Rispetto agli investimenti finanziari di carattere conservativo come l’oro o le obbligazioni, le azioni offrono opportunità di rendimento nettamente più elevate, ma questo tipo d’investimento richiede tempo. Per avere successo con i propri investimenti in borsa, infatti, è decisivo l’effetto degli interessi composti che si manifesta quando si reinvestono i proventi di un investimento, ossia gli interessi e i dividendi. Più è lungo l’orizzonte temporale dell’investimento, maggiore sarà tale effetto. È meglio investire in azioni dai 40 anni in poi, con importi regolari anche di modesta entità. Investendo 50 franchi al mese, tra dieci anni – considerando un rendimento medio dell’8% – questi saranno diventati 9068 franchi.

3. Non effettuare versamenti nel pilastro 3a
Il terzo pilastro è una soluzione di previdenza privata per la vecchiaia con cui si beneficia di agevolazioni fiscali. Questo vuol dire che tutti gli importi versati sono deducibili dal reddito imponibile. Nel 2023 tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici che aderiscono a una cassa pensioni possono versare nel pilastro 3a fino a 7056 franchi. Questo capitale è vincolato. Ciò significa che, salvo poche eccezioni (ad esempio l’acquisto di una proprietà abitativa), vi si può accedere solo cinque anni prima del raggiungimento dell’età ordinaria di pensionamento AVS. Se invece si vogliono aumentare le possibilità di guadagno a lungo termine, conviene investire il denaro del conto di previdenza in un fondo previdenziale. La quota azionaria può essere scelta in base al profilo di rischio personale.

4. Non effettuare riscatti nella cassa pensioni
Alcune circostanze quali una pausa lavorativa per occuparsi dei figli o un lavoro a tempo parziale, potrebbero determinare una lacuna previdenziale, vale a dire una differenza tra la somma che avrebbe potuto essere versata nella cassa pensioni e quella che si è effettivamente versata finora. Tale lacuna può essere colmata versando volontariamente contributi nella cassa pensioni. In questo modo, non soltanto si migliora la situazione finanziaria nella terza età, ma si risparmia anche sulle imposte: i versamenti effettuati sono deducibili dal reddito imponibile nella dichiarazione delle imposte. L’importo del riscatto è determinato dall’ammontare della lacuna di copertura. Se e in quale misura è opportuno effettuare riscatti nella cassa pensioni, va valutato in base allo stato di salute della cassa pensioni e alla situazione finanziaria personale. L’importo massimo possibile per i riscatti è indicato sul certificato della cassa pensioni che si riceve ogni anno. Se le lacune previdenziali sono ingenti, è consigliabile effettuare un riscatto scaglionato su diversi periodi fiscali, per interrompere la progressione fiscale. In ogni caso l’imposizione aggiuntiva in caso di prelievo del capitale dalla cassa pensioni non dovrebbe superare il risparmio fiscale derivante dai versamenti.

5. Ignorare le lacune contributive nell’AVS
Per poter percepire una rendita intera non devono esserci lacune contributive nell’AVS. In sostanza, le donne devono pagare costantemente i contributi AVS dal 21esimo al 64esimo anno di età (fino al 65esimo anno di età dal 2024) e gli uomini dal 21esimo al 65esimo anno di età, anche nei periodi in cui non dovessero esercitare un’attività lucrativa. Per ogni anno mancante, la pensione viene ridotta del 2,3%. Una lacuna può insorgere ad es. per studi che si protraggono per vari anni o un lungo soggiorno all’estero. In tal caso è possibile versare successivamente i contributi AVS mancanti, ma solo entro cinque anni. Per mantenere la visione d’insieme dell’AVS e di eventuali lacune, sarebbe bene richiedere ogni quattro-cinque anni un estratto gratuito del conto individuale (estratto CI), che riporta tutti i contributi rilevanti per il calcolo della rendita AVS.

6. Aprire un solo conto 3a
Il ritiro degli averi previdenziali dal pilastro 3a è soggetto al pagamento di imposte: quanto più si è risparmiato, tanto più alta sarà l’aliquota d’imposta applicata (anche se alcuni Cantoni applicano un’aliquota forfettaria). Per evitare tale aumento, è consigliabile prelevare i capitali del pilastro 3a scaglionati su diversi anni fiscali e per poterlo fare occorrono diversi conti 3a. Infatti non è possibile prelevare solo importi parziali (tranne se il prelievo anticipato serve a finanziare la proprietà abitativa). Se il patrimonio risparmiato ammonta a circa 50’000 franchi vale la pena aprire un secondo conto. È possibile aprire più conti poiché non vi è un numero massimo stabilito per legge. Alcuni Cantoni tuttavia limitano il prelievo scaglionato a un determinato numero di conti e tassano gli ulteriori prelievi dalla previdenza vincolata sommandoli ai primi.

7. Sottovalutare i costi immobiliari
Chi ha un appartamento o una casa di proprietà deve chiedersi se potrà continuare a finanziare l’ipoteca dopo il pensionamento o se, eventualmente, dovrà vendere l’immobile. Per questo motivo è necessario chiarire per tempo la sostenibilità e l’ammontare massimo dell’anticipo dell’immobile in questione. I costi fissi regolari (interessi debitori, eventuali ammortamenti, spese accessorie) non dovrebbero costituire più di un terzo del reddito disponibile. Con un ammortamento (parziale) è possibile ridurre in modo permanente il debito ipotecario. Importante: l’ipoteca andrebbe possibilmente ammortizzata in modo indiretto, compensandola con il capitale del pilastro 3a alla scadenza. Così si possono dedurre integralmente dalle imposte gli interessi debitori. Ogni cinque anni è consentito rimborsare l’ipoteca dai fondi del pilastro 3a.

8. Non allestire un piano finanziario
Con il pensionamento cambia la situazione personale, di conseguenza sono diversi anche gli obiettivi e le esigenze finanziarie. Allestire un piano finanziario individuale può costituire un’ottima base per la previdenza per la vecchiaia. Solo gettando le basi per tempo è possibile sfruttare appieno il potenziale di ottimizzazione. A tale scopo è consigliabile rivolgersi alla propria banca di fiducia per elaborare insieme un piano finanziario.

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