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Il tempo di perder tempo

/ 30/12/2024
Carlo Silini

Guardo l’immagine di copertina di Azione, scelta per augurarvi un incantevole 2025 e penso che sarebbe rincuorante sapere che dall’anno prossimo vincerà l’ottimismo degli scout. La foto trasmette dolcezza e felicità, eppure è stata scattata lo scorso 15 dicembre in un rifugio antiaereo a Kiev, durante un’allerta per possibili attacchi dal cielo sulla capitale ucraina. Mostra una gioiosa bambina del Plast, l’organizzazione scout nazionale ucraina, che ha acceso la propria candela con la fiamma proveniente dalla «Luce della Pace di Betlemme», un progetto grazie al quale ogni anno, dal 1986, prima di Natale, la fiamma della lampada ad olio che arde da secoli nella Grotta della Natività di Betlemme viene portata in vari Paesi del mondo dal movimento scout. Tecnicamente l’iniziativa si chiama «Luci nel buio» ed è stata ideata dalla Radio-Televisione ORF-Landestudio Oberoesterreich di Linz.

Mai più di quest’anno la fiamma passa da una zona buia del pianeta all’altra. Mentre l’Ucraina, destinataria del dono, continua a subire le incursioni russe in attesa di qualcosa che somigli a una disperata pace, per il secondo anno consecutivo le celebrazioni natalizie nella città di Betlemme, in Cisgiordania, sono avvenute in sordina, in solidarietà con la Striscia di Gaza. Un sottile filo luminoso attraversa le tenebre di queste due guerre maggiori, fra tante altre guerre minori che oscurano il mondo.

Cosa augurarci per il 2025, allora, se non che queste trame calde e invisibili che uniscono i bambini innocenti di uno scenario bellico ai bambini innocenti di un altro scenario bellico, accendano luci non dico nei cuori (sarebbe sperare troppo), ma almeno nei cervelli degli adulti che li stanno consegnando a un presente di bombe e macerie e devono imperativamente tentarle tutte per non abbandonarli a un futuro di nuove violenze?

Se pensiamo ai loro legittimi sogni per l’anno che verrà c’è quasi da vergognarsi dei nostri. Eppure, un piccolissimo desiderio per chi come noi ha l’immensa fortuna di vivere in Paesi in pace, io ce l’avrei. Vorrei trovare il tempo di perder tempo. Non avete anche voi l’impressione che, perfino sotto le Feste, nessuno abbia un minuto per fermarsi, posare il corpo, la mente, e riposarsi?

Le giornate iniziano con individui che si infilano in ufficio mentre stanno ancora smaltendo l’ultima telefonata e ne escono già digitando un nuovo numero da chiamare, idem per le e-mail e i messaggi nelle chat. Balliamo ritmi scalmanati che si impongono fin dai banchi di scuola. Trasferiamo le logiche del web nella routine quotidiana: abbiamo dieci finestre aperte sul desktop del computer e saltiamo dall’una all’altra senza sosta. Perciò nel mondo reale corriamo parlando, guidiamo telefonando, salutiamo scappando. Non c’è un attimo per consacrarsi agli altri, che – si sa – hanno la fastidiosa abitudine di sottrarci tempo. Il senso sociale della convivenza va a farsi friggere. Sapremo prenderci il tempo di perder tempo, almeno nelle Feste?

Riusciremo a vivere «in presenza» con gli altri senza interrompere un abbozzo di discussione per consultare i messaggi «urgenti»? Almeno noi che abbiamo il privilegio di campare senza l’incubo dei missili o dei droni che uccidono, invece di chiuderci nella crisalide della messaggistica elettronica, o di intasare l’agenda di impegni che si accavallano e ci soffocano, dovremmo avere il buon gusto di onorare la vita godendola appieno. Andando di tanto in tanto a zonzo, trascorrendo le ore migliori a dispositivi spenti: nell’amore, con gli amici, nella natura pulsante che ci avvolge. Che non vengano un giorno gli scampati alle guerre a dirci: voi che avevate una vita, perché l’avete sprecata?