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La fame dei bambini a Gaza

/ 09/09/2024
Carlo Silini

C’è un argomento scandalosamente inoppugnabile per dire basta alla guerra di Israele a Gaza. Questo argomento sono i bambini. Anche noi ci sentiamo indignati dopo la scoperta dei cadaveri di sei ostaggi innocenti, giustiziati nei tunnel da Hamas. Senza che si possa imputare loro nessuna colpa se non quella di essere ebrei, sono stati assassinati dopo avere vissuto come un incubo gli ultimi mesi delle loro vite. Stando al "Times of Israel” nelle mani dei terroristi a inizio settembre c’erano ancora 97 dei 251 rapiti il 7 ottobre scorso. Trentatré sono stati uccisi nei mesi di prigionia, altri 35 sono stati trasportati morti a Gaza dai militanti di Hamas e secondo il Governo israeliano quelli ancora in vita sarebbero solo 64: 52 uomini, 19 donne e 2 minorenni.  

I terroristi che comandano a Gaza sono cinici, brutali e vigliacchi. Non solo usano gli ostaggi come merce simbolica di scambio nel mercato delle trattative (che non sembrano mirare a una vera pace, da una parte e dall’altra), ma continuano a giocare sporco anche nei confronti dei “fratelli” palestinesi, andandosi a nascondere in mezzo ai civili, rendendoli bersagli dell’artiglieria nemica. Trasformandoli, di fatto, anche loro in ostaggi della violenza nemica. 

Cinico brutale e vigliacco è però anche il Governo israeliano che non persegue l’obiettivo di salvare i propri connazionali (e infatti i parenti degli ostaggi non lo sopportano più) ma sembra girare intorno al progetto neanche tanto occulto di eliminare tutti i palestinesi di Gaza, buoni e cattivi, se così si può dire. Altrimenti non si spiegherebbe la totale assenza di “precauzioni” per risparmiare i più innocenti tra gli innocenti. 

Sapevate che i bambini morti nei bombardamenti dall’inizio delle ostilità sarebbero almeno14 mila (stima dell’Unicef)? Migliaia di altri minori sono rimasti feriti e siccome non esistono, laggiù, oasi di salvezza o aree di sicurezza dagli attacchi che possono arrivare ovunque, anche nelle scuole o negli ospedali, e in qualsiasi momento, i bambini si nutrono di paura, violenza e morte.  

E poi c’è il flagello per certi versi più subdolo, perché invisibile e incalcolabile, che è quello della fame vera. Nessun rapporto recensisce, purtroppo, il numero complessivo delle giovanissime vittime di malnutrizione e disidratazione a Gaza. Filtra qualche testimonianza medica dagli ospedali. Uno sconvolgente reportage pubblicato da “Le Monde“ il 27 agosto riferisce ad esempio che il dipartimento pediatrico dell’ospedale Kamal-Adwan ha registrato recentemente la morte di 37 minori sottonutriti e disidratati. “Al momento del decesso”, scrive il quotidiano, “c’erano neonati che pesavano solo 1,3 kg”. L’Unicef conferma l’emergenza: “Oltre 50 mila bambini con meno di 5 anni nella Striscia di Gaza hanno bisogno di trattamenti urgenti contro la malnutrizione acuta”. E l’ONG Médecins du Monde spiega che a Gaza la mancanza di cibo, la restrizione di aiuti umanitari e l’assenza quasi totale di multivitaminici toccano direttamente le madri e i loro bébé. Mamme senza cibo per se stesse, per i loro bambini, ergo senza latte, oltre che senza l’intimità e la tranquillità minime sindacali per svezzare i propri piccoli. 

È la guerra, si dirà. Ma che attenuante è? Non è lecito affamare la popolazione per costringerla a ribellarsi ai terroristi. Non è lecito che Israele riduca al minimo i passaggi di aiuti dal corridoio di Netzarim, in un territorio che già prima del 7 ottobre dipendeva per l’80% dagli aiuti esterni.  È indegno di una democrazia che il terminal di Kerem Shalom sia l’unica porta d’entrata per viveri e farmaci che, tra l’altro, vi restano bloccati a tempo indeterminato.  Se non volete fermare le armi, almeno date da mangiare ai bambini e curateli.