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Lo svarione miliardario dell’AVS

Il calcolo errato delle uscite del primo pilastro mette in crisi il Governo e la politica tutta, specialmente il Partito socialista
/ 12/08/2024
Roberto Porta

Verso fine dello scorso mese di luglio era scoppiato quello che sembrava essere il caso politico dell’estate svizzera, e cioè il duello a distanza tra il neo-consigliere federale Beat Jans e l’ex ministro Ueli Mauer. Oggetto del contendere: i negoziati in corso per rinnovare gli accordi bilaterali con l’Unione europea. Tema scabroso. Poi però la scorsa settimana, a riprova che la politica svizzera è capace anche di repentine climax ascendenti, la diatriba tra il socialista Jans e l’esponente dell’UDC Mauer è stata ampiamente superata da un altro argomento, gli errori di calcolo e le previsioni troppo pessimistiche sul futuro finanziario dell’AVS. Un pasticcio matematico mestamente comunicato martedì scorso dall’UFAS, Ufficio federale delle assicurazioni sociali. Nel concreto si tratta di uno svarione miliardario che per il periodo tra il 2027 e il 2033 ammonta complessivamente a ben 14 miliardi di franchi. Nel 2033, ad esempio, le uscite dell’AVS saranno inferiori al previsto, si spenderanno circa 4 miliardi in meno, una differenza del 6% rispetto a quanto stimato in un primo tempo.

Tutte cifre a nove zeri che ci dicono che il nostro primo pilastro è meno fragile rispetto a quanto pensato finora. Una correzione certamente vistosa e davvero imbarazzate per lo stesso Ufficio federale, in un contesto in cui i conti dell’AVS continueranno comunque a rimanere nelle cifre rosse. Il tema è politicamente scottante, perché c’è di mezzo il futuro dell’AVS ma anche perché negli ultimi due anni in questo ambito ci sono state due votazioni popolari di grande rilievo. Nel marzo scorso si è votato sull’iniziativa che ha portato all’introduzione di una tredicesima rendita pensionistica. Lo spettro delle cifre rosse non ha influito sull’esito del voto, ma ora si tratta di trovare il modo di finanziare questa ulteriore rendita, e Governo e Parlamento devono poterlo fare appoggiandosi su dati e previsioni affidabili.

Nel settembre del 2022, invece, le urne sancirono l’aumento dell’età di pensionamento a 65 anni anche per le donne. Una votazione che spaccò in due il Paese e che vide il fronte dei favorevoli imporsi di strettissima misura, con il 50,5% dei suffragi. Vi fu anche un «Röstigraben», visto che la Romandia e il Ticino si opposero a questa riforma. I dati e le cifre sullo stato di salute di questa assicurazione vecchiaia hanno caratterizzato anche quella campagna politica. Ora però risulta che quelle prospettive finanziarie erano sbagliate. Da qui le reazioni decisamente veementi in particolare del partito socialista e dell’Unione sindacale svizzera. Anche l’OCST, l’Organizzazione cristiano sociale ticinese, ha espresso «sconcerto riguardo agli errori di calcolo» sul futuro dell’AVS. Per le donne socialiste la votazione di due anni fa è da annullare.

Dal canto loro mercoledì scorso i Verdi svizzeri hanno per primi deciso di presentare un ricorso contro l’esito di quello scrutinio, «alle donne è stato rubato un anno di rendite AVS», ha dichiarato Lisa Mazzone. Per la neo-presidente del partito ecologista non si può stare a guardare, si tratta ora «di difendere la democrazia». L’ultima parola spetta comunque al Tribunale federale, che in passato in casi simili si è mosso sempre in modo molto circospetto. Finora i giudici di Losanna hanno annullato una sola volta il risultato di una votazione popolare. Lo hanno fatto 2019 in relazione all’iniziativa lanciata dal Centro sulla «penalizzazione del matrimonio» in ambio fiscale. Il Tribunale ritenne che le informazioni trasmesse dal Consiglio federale su questo tema erano errate, con conseguenze dirette sull’esito del voto. Si trattava di cifre relative al numero di coppie che avrebbero beneficiato di quella modifica di legge: nei suoi documenti il Governo parlava di 80mila coppie, in realtà questo dato era molto più elevato, e arrivava a oltre 450mila.

Da notare che anche in quel caso la votazione si giocò sul filo di lana, solo il 50,8% bocciò quell’iniziativa. Ma al di là dei ricorsi c’è da dire che questo errore di calcolo mette in imbarazzo anche il Dipartimento federale dell’interno, responsabile dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali. Non per nulla la consigliera federale Elisabeth Baume Schneider ha parlato di «un errore grave» e ha subito ordinato un’inchiesta esterna per chiarire quanto capitato. Per la ministra socialista si tratta di togliere al più presto le castagne dal fuoco, lei che è alla guida di questo dipartimento da pochi mesi e che sul finire del 2023 aveva deciso a sorpresa di lasciare il suo primo incarico in Governo, quello al Dipartimento di giustizia in cui è rimasta per un anno soltanto. Ma l’intera vicenda getta ombre anche sull’operato di Alain Berset, che ha diretto quel Dipartimento tra il 2012 e l’anno scorso. A lui si deve anche la nomina dell’attuale direttore dell’UFAS, il vallesano Stéphane Rossini, in carica da cinque anni. Nato in Vallese nel 1963, in una famiglia di origini ticinesi, Rossini ha una lunga carriera politica alle spalle: per un quadriennio è stato vice-presidente del PS e per ben sedici anni ha fatto parte del Consiglio nazionale, Camera che ha anche presieduto, nel 2015. Insomma, stiamo parlando di un alto funzionario della Confederazione ma anche di una figura di spicco del Partito socialista. Visti così, gli errori di calcolo rischiano di pesare parecchio anche sul PS, non per nulla il Partito liberale radicale ha reagito con un comunicato che porta questo titolo: «Caos al Dipartimento dell’interno», dipartimento in cui si assiste – citiamo – «a una débacle dei consiglieri federali socialisti».

Il PLR chiede ora «trasparenza totale» e anche l’intervento della Commissione della gestione, l’organo che in Parlamento ha il compito di controllare l’operato del Consiglio federale. Una cosa è chiara, attorno all’AVS va urgentemente ristabilita la fiducia, a beneficio della politica ma anche di tutto il Paese. Senza però dimenticare l’estrema complessità di questa materia, basti dire che il programma di calcolo utilizzato per le previsioni finanziarie dell’AVS è composto da ben 70mila righe di codice di programma. Un codice in cui, come hanno spiegato gli stessi responsabili dell’UFAS, è bastato l’inserimento di due formule matematiche errate per causare questo grande passo falso. Eh sì, dopo il Festival di Locarno, che ha inaugurato mercoledì scorso, Elisabeth Baume Schneider avrà di certo un gran bel daffare.