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Grütli: il praticello della discordia
Il luogo dove si celebra il «Natale della Svizzera» più autentico e significativo è ora al centro di discussioni e diatribe. Nel mirino la società che dal lontano 1860 si occupa di gestirlo
Roberto Porta
Un albergo sul praticello del Grütli? Anche di questo potrete leggere tra qualche riga, in riferimento ad un episodio dell’Ottocento. Iniziamo però dall’attualità stretta, visto che quest’anno si prospetta un’edizione piuttosto sottotono del primo di agosto, in quella che viene chiamata anche la «culla della Svizzera». Per la prima volta dal 1949 nessuna personalità di spicco del nostro Paese è stata invitata sul Grütli per tenervi un’allocuzione ufficiale. Per chi non c’è mai stato si tratta di un piccolo pascolo, con tanto di mucche, che si trova sui pendii urani del Seelisberg, a picco sul lago del Quattro Cantoni. Come è noto, secondo i racconti leggendari che ci parlano della nascita della Confederazione, lì si tenne il giuramento che sancì l’alleanza tra i primi tre Cantoni del nostro Paese. Un luogo dal forte contenuto simbolico e identitario su cui, in occasione della festa nazionale, si focalizza l’attenzione del nostro Paese, visto che a giusta ragione il primo di agosto sul Grütli può essere considerato il «Natale della Patria» più autentico e significativo. E questo anche grazie alle tante personalità che negli anni sono state chiamate a prendervi la parola.
Da notare che il primo consigliere federale invitato a pronunciare la propria allocuzione sul Grütli fu Kaspar Villiger, era il 1999. I nostri ministri dovettero dunque aspettare parecchio tempo, prima di allora si preferì assegnare questo incarico a personalità del mondo culturale o economico del nostro Paese. Anche quest’anno sul praticello ci sarà una cerimonia, questo sì, ma per la prima volta negli ultimi 75 anni si è deciso di darle un profilo piuttosto modesto, l’allocuzione ufficiale è stata affidata ad Anders Stokholm, il neo-presidente della Società svizzera di utilità pubblica, SSUP, non certo un nome noto alla maggior parte dei cittadini del nostro Paese. Sarà una sorta di primo d’agosto di transizione per questa società che dal lontano 1860 si occupa di gestire il Grütli e che in questi ultimi anni sta vivendo un periodo decisamente travagliato, segnato da una crisi interna e da rapporti sempre più tesi anche con il mondo della politica elvetica. Non per nulla lo scorso mese di aprile il Consiglio nazionale ha tenuto un dibattito sul suo operato, in autunno sarà invece il turno del Consiglio degli Stati. Discussioni e diatribe che spiegano la scelta di tenere quest’anno una cerimonia discreta, per evitare di fomentare ulteriori polemiche. Al centro di queste controversie c’è in particolare l’orientamento dato alla SSUP dall’ormai suo ex presidente Nicola Forster, criticato in particolare dall’UDC. In questi ultimi anni, e fino alla scorsa primavera, la sua impostazione sarebbe stata troppo progressista, con poco rispetto per le tradizioni e per il passato del nostro Paese. Nel mirino delle critiche anche la sua candidatura l’anno scorso al Consiglio nazionale per i Verdi liberali zurighesi, di cui è stato co-presidente. Chi gestisce il Grütli, si dice a Berna in particolare tra i partiti del centro-destra, non può essere attivo politicamente.
Ma i rimproveri più sonori riguardano la scelta degli ospiti per la cerimonia del primo di agosto sul praticello del Grütli. E qui va detto che negli ultimi tempi tra gli invitati ci sono stati diversi consiglieri federali, per la maggior parte si è trattato di membri del Partito socialista, nessuno invece del PLR e dell’UDC. Da qui una mozione in Parlamento e il recente dibattito al Consiglio nazionale, innescato da Thomas Aeschi, il capo-gruppo del partito democentrista. Il suo atto parlamentare chiedeva di revocare il prima possibile la storica convenzione tra la Confederazione e la SSUP per la gestione del Grütli. Una proposta che a sorpresa ha ottenuto il sostegno della maggioranza del Nazionale, segno che a essere delusi dall’operato della stessa SSUP non sono soltanto i deputati dell’UDC. E qui val la pena di aprire una parentesi storica. A essere poco conosciuto dal grande pubblico non è soltanto il suo presidente ma l’intera Società svizzera di utilità pubblica. Eppure si può senza dubbio dire che questo ente abbia avuto un ruolo di peso nella storia del nostro Paese.
Creata a Zurigo nel 1810, la SSUP ha di fatto salvato il Grütli da un progetto che nella metà dell’Ottocento mirava a realizzare un albergo proprio sui pendii del Seelisberg. Questa società lanciò allora una raccolta fondi per l’acquisto del praticello. Una volta entrata in possesso di quel fondo, la SSUP decise di donarlo alla Confederazione, con cui venne sottoscritta la convenzione che ora il Consiglio nazionale vorrebbe disdire. Un accordo che assegna alla stessa Società di utilità pubblica il compito di amministrare il Grütli. La storia ci dice dunque che senza quella raccolta di denaro il praticello si troverebbe oggi in mano privata. La SSUP si occupa comunque anche di altro, a lei si devono ad esempio anche la fondazione di associazioni ben più conosciute, come Pro Juventute, Pro Mente Sana e Pro Senectute. Fedele alla sua impostazione filosofica, a metà strada tra tradizione e cambiamento, questa società fu anche all’origine del concorso con cui si era voluto cambiare il testo dell’inno nazionale svizzero. Era il 2013 e quell’iniziativa suscitò già allora diverse polemiche, anche in Parlamento a Berna, a tal punto che l’inno vincitore di quel bando viene oggi cantato in pochissime occasioni, una proprio il primo di agosto sul Grütli, a fianco però del salmo svizzero ufficiale.
Insomma attorno al praticello anche in passato ci sono state discussioni e malumori. E qui vanno ricordato anche le azioni di disturbo di alcuni movimenti neo-nazisti, proprio in occasione del primo di agosto. Per l’aneddoto va detto che con un’ironica protesta vi fu anche una cerimonia in un primo di aprile, era il 1968, quando i separatisti giurassiani issarono sul Grütli la bandiera del loro Cantone. «Un praticello che è anche un luogo di pellegrinaggio nazionale», scrive lo storico Georg Kreis nel suo Mythos Rütli. «Le attività che vi si svolgono sono esposte alle tendenze politiche e culturali del nostro Paese, e queste ci raccontano soprattutto del presente e meno della nostra storia antica». E il presente ci parla oggi di un braccio di ferro politico per la gestione di questo praticello, al Parlamento in autunno il compito di calmare le acque attorno alla «culla della Svizzera».