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Otto donne per una filiale famigliare e accogliente
Di Manuela Mazzi
«La mattina del 30 giugno, a pochissime ore dal disastro – spiega Fitnete Destani, gerente della filiale Migros Maggia –, ci siamo viste svuotare scaffali e bancali delle minerali: era l’unico negozio aperto, di domenica. Sono arrivati i pompieri di Maggia, hanno preso tutto quel che c’era, e lo hanno portato in alta valle, dove erano rimasti anche senza acqua. L’emergenza è stata però ben compresa dalla clientela, nonostante la situazione: pure una porzione del territorio al di qua del ponte, come Moghegno, era infatti rimasta senza acqua; quando la gente in cerca di qualche bottiglia è arrivata da noi trovando tutto vuoto, ha subito mostrato grande spirito solidale con chi stava peggio. Questione di priorità».
Eccezionalmente, anche la rifornitura è stata immediata grazie a una sorta di anticipazione dell’iter logistico: chiamata la centrale di Sant’Antonino, alle 8 di lunedì mattina, il negozio di Maggia aveva ripristinato lo stoccaggio di acqua in vendita.
Sono però già molto ben riassunti nelle testimonianze riportate in queste pagine, gli aiuti concreti che Migros sta offrendo per far fronte ai danni – soprattutto materiali – prodotti dai recenti e devastanti nubifragi che si sono abbattuti sulla Svizzera italiana, meno evidente ma altrettanto importante è però anche quel che Migros, attraverso i suoi dipendenti, riesce a fare al di là delle questioni essenziali, pratiche ed economiche.
Ce ne parla proprio Fitnete Destani, la quale, pur non essendosi ritrovata a dover far fronte a danni diretti, racconta di momenti di commozione e di quanto sia forte la solidarietà che si respira in valle: «È vero, il disastro materiale non ci ha toccati da vicino, ma emotivamente siamo rimasti tutti coinvolti. Siamo una filiale piccola, di paese, e per questo conosciamo bene molti clienti che si sono affezionati a noi, e noi a loro; clienti rimasti bloccati oltre il ponte e in alta valle».
La Migros di Maggia conta una squadra affiatata di otto donne e due aiuti estivi; capitanata per l’appunto da Fitnete Destani, si avvale pure di Rossana Bresciani in qualità di vice, che conferma: «Non vediamo da diversi giorni molti dei nostri clienti abituali».
Se da una parte si soffre economicamente la mancanza del turista, che in valle è una risorsa anche per le attività spicce come può essere lo smercio di alimentari, dall’altra si è invece molto preoccupati per l’assenza di chi è rimasto isolato, con tutti i disagi che ciò produce: «Hanno iniziato solo dopo qualche giorno a comparire alcuni di loro per fare la spesa», prosegue Fitnete Destani. «Cioè quando hanno iniziato a permettere a qualcuno di passare sulla pista ciclabile: scendono dall’alta valle con il bus fin dove è stato distrutto il ponte, attraversano la pista ciclabile a piedi, e rimontano su un secondo bus dall’altra parte per scendere».
La filiale di Maggia si trova proprio a ridosso della fermata del bus in via Cantonale. Qui, venerdì mattina, 5 luglio, si è presentata una cliente che vive nei pressi di Cevio con l’intera famiglia, genitori compresi: «Potremmo dire che stanno bene tutti, ma emotivamente sono distrutti. Il sabato lei portava sempre i genitori anziani a fare la spesa da noi; un carrello ciascuno, facevano grandi rifornimenti per coprire l’intero fabbisogno della settimana. Ora, dopo il disastro e fin quando non si sarà ristabilita una parvenza di normalità, può venire solo la figlia, e a prendere il minimo del necessario perché il tratto da fare a piedi le impedisce ovviamente di portarsi carichi maggiori; quando sarà riaperta la strada – o almeno concluso il ponte provvisorio – forse riprenderanno coraggio».
Si confidano, dunque, i clienti della Migros di Maggia, che trovano ascolto nell’accoglienza del personale a conferma della volontà di affermarsi quale filiale di casa, e luogo di incontro: «Tutte noi abbiamo molto contatto con il cliente, non solo chi sta in cassa, e questo sempre, in generale: ora ancora di più. Si vengono a creare momenti anche intimi e confidenziali: proprio in questi giorni ci ha fatto visita una nostra cara cliente che era in lacrime. E non cercava di certo indicazioni per fare un acquisto, ma qualcuno a cui raccontare il suo dolore e la sua tristezza; e si capisce, si è vista spazzar via la terra, e devastare il luogo dove è nata e cresciuta, per non parlare dei cari amici ancora dispersi. Come non esser partecipi e solidali? Essendo noi tutte donne, forse viene ancora più facile entrare in relazione con il cliente, che è molto più di una persona che viene a fare la spesa».
Maltempo, nella macchina degli aiuti Migros
Un milione di franchi per stare accanto alle vittime delle sciagure climatiche in Svizzera fornendo beni di prima necessità e finanziando progetti di sostegno a chi ha subito danni
Carlo Silini
Un milione di franchi. È la cifra stanziata da Migros lo scorso 3 luglio, all’indomani delle sciagure climatiche che hanno colpito la Svizzera nelle ultime settimane. Fondi utilizzati per sostenere in tempi rapidi la popolazione delle zone devastate e, in un secondo tempo, per ricostruire i villaggi distrutti.
La macchina degli aiuti da parte di Migros si è mossa in fretta, come confermano Rosy Croce, responsabile della cellula di crisi di Migros Ticino e Silvio Vassalli, suo vice nella medesima cellula.
«Ci siamo attivati immediatamente e non è stato facile perché c’erano molte persone da contattare e non era detto che le trovassimo subito» spiega Rosy Croce. «Abbiamo preso contatto con le due cellule di crisi coinvolte: quella del Moesano e quella della Vallemaggia. Nel Moesano, la cellula originaria è stata destituita non appena finita la stretta emergenza. Ma è rimasta attiva un’altra cellula per i cinque comuni più colpiti. Ci hanno spiegato che gli aiuti di primo soccorso erano già stati stanziati. Le situazioni su cui siamo stati sollecitati sono sostanzialmente due e tutte e due riguardano i contadini».
Mesolcina: ripulire i campi
La prima, spiegano i nostri interlocutori, sono i campi che vanno ripuliti dal materiale (le foto fanno stato di immensi macigni) e impedisce sia la semina che il lavoro ordinario. Si tratterà anche di acquistare il fieno per le bestie, visto che per il prossimo inverno, dopo quello che è successo, non ce ne sarà abbastanza per sfamarle. Si tratta, insomma, di liberare sterminate praterie di terreno dai detriti. Qualcosa hanno iniziato a fare i volontari, ma di fronte alla mole di lavoro necessaria, il loro lodevole sforzo non basta. Bisogna intervenire con le ruspe e i costi si annunciano elevati.
La seconda sono le mucche sugli alpi che non si riusciva a raggiungere per via delle diverse strade agricole e forestali rovinate e interrotte nei comuni colpiti. Vie di collegamento che necessiteranno di interventi finanziariamente molto onerosi. Naturalmente ci si può arrivare in elicottero, ma i costi lievitano. Da notare che la cascina degli alpigiani è stata danneggiata dalla furia della natura. A Migros è stato quindi chiesto di sostenere i costi per ripararla.
«Sono queste le richieste che sosteniamo negli scenari della catastrofe nei Grigioni», osserva Rosy Croce, «entrambe legate al tema della sostenibilità e che abbiamo messo sotto il cappello di “concetto agricolo’’».
La «lista della spesa»
E in Vallemaggia? Qui, quando Migros si è mossa, l’emergenza era ancora nelle fasi acute della prima necessità, con persone disperse nelle piccole cascine della valle e bisognose di aiuti urgenti, le strade parzialmente ancora interrotte e il rischio di avere problemi con i trasporti in elicottero per via del maltempo. All’inizio, infatti, l’intervento pubblico verteva soprattutto sulla messa in sicurezza e sul recupero delle persone che si trovavano in loco e dovevano scendere al piano. «L’aiuto chiesto a Migros – sono sempre Rosy Croce e Silvio Vassalli a parlare - riguardava inizialmente l’allestimento dei punti di raccolta. Qui abbiamo fornito materiale per l’igiene personale (fazzoletti, carta WC, doccia-schiuma, pannolini, sapone liquido, ecc.), ma anche coperte e sacchi a pelo». Per quanto riguarda invece le richieste delle famiglie rimaste isolate, è stato un po’ come fare la lista della spesa per rispondere alle esigenze fornendo beni di prima necessità come te, caffè, riso, pasta, sale, zucchero, cibo in scatola, zwieback, cioccolato, dadi, frutta secca, cibo per animali domestici ecc.
In pochi minuti l’OK
Le prime forniture sono partite in camion giovedì 4 luglio in direzione di un bunker della Protezione civile a Lodano da dove sono poi state smistate nelle zone dove erano necessarie. Impossibile, del resto, in quei giorni, salire col camion Migros nella parte disastrata della Valle attraverso il ponte appena ripristinato e, anche nel caso di un passaggio, molto difficile fare retromarcia. Il giorno successivo è stata inviata una decina di palette cariche di beni di prima necessità in cinque diversi punti della valle.
Dalla Mesolcina è quindi giunta una richiesta di interventi, comprendente i metri quadri da ripulire e i costi da sostenere. Idem per le necessità della Vallemaggia. «Abbiamo fatto pervenire le richieste al presidente della Direzione generale di Migros, Mario Irminger, e al Capo della Direzione Logistica e Trasporti di Migros, Reiner Deutschmann. E nel giro di pochi minuti è arrivato l’OK allo stanziamento degli aiuti».
Nel Moesano gli agricoltori sono senza foraggio
di Barbara Manzoni
Lunedì 1 luglio, ore 7.42, l’autopostale parte da Bellinzona destinazione Coira. La giornata è grigia, il viaggio sarà più lungo del previsto, l’A13 è chiusa a causa dell’alluvione che si è abbattuta sulla Mesolcina il 21 giugno e buona parte del tragitto sarà percorso sulla Cantonale, la si affronta lentamente. Per chi come la maggior parte dei ticinesi è abituato a percorrere la Mesolcina nel vivace e trafficato periodo estivo la sensazione è straniante, durante tutto il viaggio incrociamo pochissimi veicoli, si guarda dai finestrini con circospezione, molti i campi ancora allagati, la sensazione è che l’acqua sia ancora ovunque e poi fango, tanto fango e detriti. Spiccano le tute arancioni di chi sta lavorando alacremente per riportare un po’ di normalità nella valle duramente colpita, l’autista rallenta, cenni di saluto, come se si chiedesse il permesso di passare.
Dopo pochi giorni, venerdì 5, la riapertura dell’autostrada, in tempo record, ha dato una boccata di ossigeno a tutta la regione, ma molti sono ancora i lavori da affrontare. Tanti agricoltori hanno subito ingenti danni, hanno perso il raccolto del fieno e i loro campi sono impraticabili. Per i terreni più danneggiati gli interventi di risanamento, coordinati a livello regionale, dureranno a lungo e saranno piuttosto impegnativi e onerosi dato che ci sono grandi massi da spostare, molti detriti e fango. Per questo motivo Migros ha deciso di sostenere proprio gli agricoltori e le loro aziende, con un contributo che aiuterà ad acquistare il foraggio e ripristinare campi e strade.
Rimangono infatti molte le strade agricole e forestali ancora inagibili, ad esempio sul territorio di Lostallo – ci dice il sindaco Nicola Giudicetti – si lavorerà nelle prossime settimane per cercare di rendere percorribile almeno parzialmente la strada di montagna che porta agli alpi. E proprio gli alpi sono stati al centro di molte preoccupazioni sia per la vita dei pastori sia degli animali che lì trascorrono i mesi estivi. Giada Gianella, titolare dell’azienda agricola Gianella di Leggia, gestisce due degli alpi in territorio di Lostallo, Val Gamba e Setag, ci racconta che «fortunatamente all’alpe non ci sono stati danni particolari, il pastore sta bene e così pure i 96 bovini, in parte miei e in parte di altri contadini che mi affidano le bestie da estivare. Già prima dell’alluvione avevamo, però, perso una cascina a causa delle nevicate, ora grazie anche ai contributi di Migros se ne potrà costruire una nuova. Il grosso problema rimane la strada, per ora non è percorribile, l’alpe si raggiunge solo in elicottero da Lostallo mentre prima le derrate alimentari arrivavano fino a Montogn con il camion. La tratta da percorrere in elicottero è dunque più lunga e questo fa ovviamente lievitare di molto i costi, che stanno diventando insostenibili. Inoltre mi hanno già anticipato che probabilmente non riusciranno a riaprire la strada ai camion neanche per settembre, quando scaricheremo l’alpe. Il che significa che le bestie dovranno scendere a piedi fino al piano, un trasferimento che richiederà circa 6-7 ore e non sarà semplicissimo».
Altra questione di vitale importanza per gli agricoltori della zona rimangono i terreni, c’è chi li ha praticamente persi tutti. «Tutti i miei terreni agricoli in zona Norantola (comune di Cama) – continua Giada Gianella – sono stati completamente coperti da una frana. Ho perso tutto il foraggio, mancheranno il primo e il secondo taglio, inoltre non vi si potrà portare le bestie al pascolo. Ripristinare i terreni è un lavoro lungo, penso che sarà compromessa anche la produzione di foraggio dell’anno prossimo. Hanno subito allagamenti anche la mia stalla principale e i locali dove teniamo i congelatori per la vendita della carne. Mi consola il fatto che tutti noi stiamo bene e di non aver perso neanche una delle mie bestie, anche le mie 96 capre sono salve, non tutti hanno avuto questa fortuna».
Protezione civile, dall’emergenza alla ricostruzione
di Romina Borla
Parte dei beni di prima necessità donati, anche da Migros, è stata portata in due chiese – a Prato Sornico e Mogno – luoghi ritenuti più sicuri dagli specialisti (insieme ad altri, certo). «Così, in caso di nuova emergenza, la popolazione avrebbe potuto rifugiarvisi e disporre di coperte e sacchi a pelo per riscaldarsi, oltra a qualcosa da bere e mangiare».
A raccontarci questo aneddoto è il sostituto comandande della Protezione civile Locarno e Vallemaggia, Patrik Arnold, valmaggese neanche a farlo apposta (lo abbiamo contattato martedì scorso). «La gravità dell’evento è stata chiara fin da subito», afferma. «Come evidente è apparsa la fragilità umana e strutturale di fronte alla furia degli eventi naturali. In otto-nove giorni di emergenza si sono mobilitati oltre 300 militi – e parlo di adesione spontanea – che non si sono risparmiati: penso ai doppi turni, alla presenza costante, quasi 24 ore su 24». Come prima mossa – spiega il nostro interlocutore – la Protezione civile (Pci) si è impegnata nell’evacuazione dei campeggi di Avegno e Gordevio, in bassa valle (diversi utenti sono rientrati a casa, altri sono stati accolti in una struttura ad Ascona con 150 posti letto a disposizione). «In seguito il nostro impegno si è rivolto agli aspetti logistici, ai trasporti (ripristino delle vie di transito e delle comunicazioni), oltre al supporto degli enti di soccorso. In pratica abbiamo messo a disposizione tutti i nostri veicoli e i nostri materiali per la ricerca dei dispersi, la messa in sicurezza e lo sfollamento delle zone colpite. Abbiamo inoltre garantito la sussistenza agli enti di primo intervento: si trattava, tra le altre cose, di fornire 200-300 pasti al giorno, preparati al nostro Centro di istruzione e Posto di comando a Locarno».
Intanto gli aiuti giunti da diverse parti del Cantone (compresi quelli Migros) venivano stoccati in un impianto della Pci a Lodano. «Da lì sono stati trasportati con l’elicottero in punti strategici delle valli: San Carlo in Val Bavona, Fusio, Mogno, Piano di Peccia e Prato Sornico. Abbiamo quindi individuato delle antenne nei paesi interessati dal disastro, le abbiamo fornite di telefoni satellitari. Erano questi civili – insieme ad agenti di polizia – a segnalarci le esigenze della popolazione, a cui noi puntualmente rispondevamo. Gli elicotteri partivano da Riveo (materiali edili), Aurigeno e Lodano (sussistenza)».
Comunque nelle prime ore dell’emergenza serviva soprattutto acqua, dice Arnold. Quella presente non era potabile e il fabbisogno minimo giornaliero è stimato in tre litri a testa. La Protezione civile ha portato in valle pure prodotti per l’igiene e generi alimentari, anche se molti abitanti avevano a disposizione scorte sufficienti, visto che l’isolamento stretto è durato pochi giorni. «In seguito ci si è mossi con le evacuazioni preventive in Val Bavona, dato l’allarme maltempo, e adesso è iniziata la fase di ripristino delle zone colpite che durerà mesi, se non anni. Ci siamo già occupati della “pulizia” della scuola di Prato Sornico, della sistemazione del parco giochi e dello stabile dei pompieri di Lavizzara. Continueremo a muoverci al fine di garantire i servizi pubblici di base il più in fretta possibile».
Un altro compito della Pci è di coordinare i tantissimi volontari che si sono messi a disposizione della comunità, una forte testimonianza di solidarietà: «Sul sito del Dipartimento delle istituzioni del Cantone si sono annunciate oltre 400 persone e ne arriveranno ancora (vedi www4.ti.ch/di/emergenza-vallemaggia/volontariato). Abbiamo una lista con nomi, cognomi, professioni e capacità particolari. Noi li mettiamo in contatto con il Comune o il privato che necessitano di aiuto. In questo contesto è importante che non dilaghi il “fai da te”. Gli interventi devono essere organizzati con cura e coordinati da esperti, la zona rimane instabile sotto tanti punti di vista».