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Se manca l’amico a quattro zampe

A proposito di animali domestici: abbiamo contattato la Protezione Animali Locarno e Valli la quale giovedì scorso, quando queste pagine venivano ultimate, affermava: «Di sicuro sono molti quelli dispersi ma ad oggi non siamo ancora entrati in una vera fase di emergenza. Contenute le segnalazioni, pochi gli animali che ci hanno portato dei privati, la protezione civile, i militari ecc. I motivi? Magari la speranza di poter ancora ritrovare l’amico disperso rimane accesa o forse non si è ancora preso pienamente coscienza dell’accaduto, data l’eccezionalità del dramma. Stiamo a vedere cosa ci riserva il futuro». Certo è che dalla perdita di un animale domestico può scaturire una profonda tristezza, tanto più in queste circostanze. «La tragedia rende il tuo animale ancora più importante, penso in particolar modo ai molti anziani delle valli che vedevano il loro cane o il loro gatto come fossero membri della famiglia. Speriamo in molte storie a lieto fine».


Quello shock che non ti fa mangiare, né dormire

Gli esperti del Care Team Ticino, attivo dal 2015: «Non abbiamo mai visto niente del genere. Ora dominano l’incertezza, il senso di impotenza, la paura, la preoccupazione e l’ansia». La questione degli animali da compagnia
/ 08/07/2024
Romina Borla

«C’è chi ha visto la propria casa spazzata via dai detriti e dal fango. Chi, intrappolato nell’auto, è stato trascinato dalla potenza dell’acqua salvandosi per miracolo. Anche assistere a una frana oppure vedere alzarsi pericolosamente il livello del fiume – senza sapere cosa fare, magari con il proprio bambino accanto – può segnare profondamente. Qualcuno ha perso una persona cara; altri aspettano notizie dei genitori, dei figli, degli amici dispersi con ansia crescente. In molti hanno vissuto e vivono l’angoscia dell’isolamento, in una società che non vi è più abituata». Per parecchi giorni si è parlato di viabilità compromessa drasticamente, nessun collegamento telefonico, niente elettricità e acqua. Viveri che scarseggiano. Immaginatevi le reazioni…

A parlare è Massimo Binsacca, coordinatore del Care Team Ticino, un gruppo di persone volontarie incorporato nella Protezione civile, specializzato in interventi psico-sociali d’urgenza, ovvero nel sostegno immediato alle vittime di un evento traumatico (protagonisti e spettatori, talvolta si tratta di intervenire su una collettività). L’équipe si attiva, per fare qualche esempio, in caso di rapina, incidente stradale grave, infortunio sul lavoro o nel tempo libero, annegamento, suicidio, omicidio, incendio e catastrofe naturale, come in Mesolcina e Vallemaggia. «L’idea era di allestire dei presidi sul posto – spiega il nostro interlocutore – ma siamo stati particolarmente sollecitati dalle richieste di persone che non stavano bene, così i caregiver le hanno raggiunte, anche in elicottero». Il gruppo – attivo dal 2015 – conta una cinquantina di volontari. Quando abbiamo contattato telefonicamente Binsacca, settimana scorsa, erano in 13 ad essere attivi in Vallemaggia (prima diversi caregiver erano intervenuti in Mesolcina). Senza contare il «picchetto ordinario»: due persone pronte ad intervenire 24 ore su 24 nel resto del Cantone, perché le emergenze su altri fronti non si fermano (leggi tentata rapina di una gioielleria-ufficio cambi in centro Lugano martedì scorso, con esplosioni d’arma da fuoco).

Ma torniamo in Vallemaggia. «Non abbiamo mai visto niente del genere», afferma l’intervistato. «C’è gente che non ha più nemmeno una maglietta di ricambio o una foto ricordo della vita precedente l’alluvione, nessun oggetto significativo. Persone in preda allo sconforto e all’incertezza per il futuro. Le sensazioni dominanti: impotenza, paura, preoccupazione, ansia». E come intervengono gli specialisti del Care Team? «Ci avviciniamo il prima possibile alle persone coinvolte, e qui sottolineo l’importanza di un intervento tempestivo. Ascoltiamo il loro vissuto e cerchiamo di rassicurarle. Spiegando che la tristezza, la rabbia, i continui flash-back, il sonno agitato, la mancanza di appetito sono tutte reazioni naturali a un evento traumatico. Niente a che vedere con la pazzia. Noi ci muoviamo nel campo dell’essenzialità: forniamo solo quanto richiesto e lo stretto necessario. Ci preoccupiamo ad esempio di garantire il soddisfacimento dei bisogni primari degli utenti: che bevano, si sfamino, abbiano una coperta per riscaldarsi. Cerchiamo inoltre di dare dei consigli su come affrontare i giorni successivi all’evento, riattivando la rete sociale della persona coinvolta. L’attenzione è focalizzata sul tentativo di normalizzazione del suo stato emotivo». Nei casi in cui il livello di stress resta elevato per settimane – aggiunge – si rende necessario il ricorso a un sostegno psicologico specializzato.

L’alluvione della scorsa settimana ha sorpreso anche la colonia estiva di Mogno, nella parte superiore della Valle Lavizzara, che ospitava una quarantina di bambini in età di scuola elementare, tutti tratti in salvo grazie a voli in elicottero il giorno dopo, con enorme sollievo da parte dei genitori angosciati. Binsacca sottolinea la diversità di approccio ai traumi dei bambini rispetto agli adulti: «I più giovani sono delle spugne, assimilano la situazione, ne sono profondamente colpiti, ma sanno anche liberare le emozioni più in fretta. Si può dire che vivano i momenti problematici dell’esistenza con un po’ più di leggerezza rispetto agli adulti. Le faccio un esempio: se comunichiamo a un bambino la morte di un genitore lui ascolta un attimo poi va a giocare, ogni tanto torna con delle domande puntuali a cui noi rispondiamo in maniera essenziale: “Quindi non vedrò più la mamma?”. È il loro sistema di elaborare le informazioni, rimanendo nel presente. Noi adulti ci preoccupiamo molto di più, ad esempio per il futuro, per la famiglia ecc».

In Mesolcina e Vallemaggia il Care Team non si è risparmiato. Oltre a chi ha perso tutto, o subìto un lutto, è intervenuto anche in sostegno di persone confrontate con altre situazioni di disagio. Una caregiver di nostra conoscenza ha partecipato all’accoglienza delle persone sfollate da una zona colpita solo in parte dalla distruzione (zona che in diversi non hanno voluto abbandonare). «Ognuno reagisce al trauma in maniera peculiare», dice. «Non si può generalizzare. C’è chi piange e si dispera. Chi soffre in silenzio. Non tutti hanno voglia di parlare. Noi siamo presenti. Ci attiviamo dove c’è necessità e ci occupiamo anche di aspetti “logistici”, se così si possono definire. Io, per esempio, ho aiutato una coppia di turisti della Svizzera tedesca a trovare un albergo e li ho accompagnati alla struttura. Erano anziani e spaesati». Un altro aspetto poco considerato, dice la volontaria, è quello della perdita degli animali da allevamento – terribili le immagini degli specchi d’acqua che restituiscono i loro cadaveri mentre l’angoscia degli allevatori cresce – e degli animali domestici. «Certo, la priorità rimane la ricerca dei dispersi e il sostegno a chi ha subìto un lutto, ma sono in molti a piangere un amico a quattro zampe, un evento da cui può scaturire un dolore acuto».

Intanto il Care Team rimane a disposizione (di solito fino a 7 giorni dall’evento ma in casi eccezionali – come questo – anche più a lungo). Continua ad ascoltare e agire con sensibilità. Cercando di disegnare, insieme a chi soffre, nuove prospettive. Nonostante il senso di impotenza davanti alla forza impetuosa di una natura spesso bistrattata, adesso nelle valli si cerca di ripartire, e lo si fa stringendosi alla comunità e a quello che è rimasto in piedi.