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Kant, l’influencer e Miley Cyrus

/ 29/04/2024
Carlo Silini

Per chi ci si è imbattuto negli studi senza una particolare predisposizione alla filosofia (e alla sofferenza), il pensatore tedesco Immanuel Kant, di cui in questi giorni si ricordano i 300 anni dalla nascita, è un osso duro da mordere. I più lo ignorano, ma gli dobbiamo molto. Fu lui, nella Critica della ragion pura a svegliarci dal sonno del dogmatismo ricordandoci che la nostra «è la vera e propria epoca della critica, cui tutto deve sottomettersi», compresi la religione e il diritto. Se pensiamo a quanto siano ancora forti i fondamentalismi, la sua lezione resta attualissima. Così come il suo progetto inascoltato per una «pace perpetua» (di cui ha riferito su questa testata Orazio Martinetti nell’edizione dell’8 aprile). Eppure, parecchi, piuttosto che studiarlo, preferirebbero scaricare un camion di ghiaia col cucchiaio. È uno di quegli autori che, quando lo leggi, devi tornare indietro più volte per capire una frase, perché usa un gergo tutto suo: Kant si è inventato un intero linguaggio fatto di termini, ripresi da altri filosofi, che poi cambiano pelle, assumono un significato inedito, si trasformano in locuzioni nuove o espressioni ad hoc. Studiarlo è illuminante. Ma che fatica.

Quando hai dato gli esami sulle sue opere principali ti siedi soddisfatto e incredulo. Hai fatto bodybuilding mentale e meriti un premio.

Perciò, non nascondiamo un certo stupore di fronte ai tentativi di rendere «sexy» e «facile» il suo pensiero. Ci ha provato, ad esempio, l’associazione tedesca «Amici di Kant e di Königsberg» (la sua città) che, in occasione del rotondo anniversario, ha aperto un profilo Instagram (@manumanukant) nel quale un influencer belloccio di 23 anni, tale Manu, creato dall’intelligenza artificiale, dispensa pillole kantiane ai navigatori Internet della generazione Z. La faccia del ragazzo è stata generata basandosi sui ritratti del filosofo e montata su un modello 3D. E la sua voce è una versione sintetizzata di quella del tiktoker Ole Liebl.

L’idea è lodevolissima: indurre i followers di Manu a familiarizzarsi con i concetti di Kant attraverso accostamenti famigliari. L’influencer cita la canzone Flowers di Miley Cyrus e fa notare come le sue parole siano riconducibili all’importanza dell’amor proprio e dell’autonomia, due pilastri del pensiero kantiano.

Sull’esito dell’operazione nutriamo invece qualche dubbio. Il 23 aprile, giorno successivo alla data esatta del 300esimo, i follower del profilo erano poco più di un migliaio. Quelli di Miley Cyrus, che in teoria si sarebbe più o meno consapevolmente ispirata a Kant, 217 milioni. Non c’è battaglia.

Bravi gli «Amici di Kant» a provarci, ma lo sanno anche loro che i ragazzi si affezioneranno più all’influencer virtuale che al filosofo reale, alle frasi ad effetto di Kant («Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!» o «Non c’è virtù così grande che possa essere al sicuro dalla tentazione») più che alla sua monumentale e complessa visione. Ed è giusto così. Puoi abbellirlo finché vuoi, ma se intendi davvero capirlo, devi affrontarlo alla vecchia maniera, rompendotici la testa. Vale per tutto ciò che prima ci fa soffrire e poi ci migliora: lo sport e la palestra, la disciplina alimentare, l’applicazione nello studio, la capacità di tenere i nervi saldi sotto stress. Idem per Kant. Ti ci dedichi magari obtorto collo, col mal di pancia, e mentre lo fai sembra uno spreco di energie. Ma i risultati, la rivelazione di un modo di pensare che non avevi immaginato, non possono arrivare senza quelle ore «perse» maledicendo la fatica e le notti insonni sui testi di un pensatore stratosferico.