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La tumultuosa crescita di Bulle
Il capoluogo di La Gruyère – multietnico, con terreni a buon mercato e parecchi posti di lavoro – è una sorta di laboratorio per tutto ciò che ruota attorno allo sviluppo demografico nel nostro Paese
Roberto Porta
Per arrivarci bisogna spingersi (quasi) «au bout du monde», come del resto si può leggere anche sul sito turistico del Canton Friburgo. Eh sì, la Certosa della Valsainte, l’unica ancora abitata in territorio svizzero, non è proprio a portata di mano, visto che si trova in fondo a una remota valle lungo la strada che conduce allo Jaunpass, e da lì scollinando al Canton Berna. Un luogo isolato e silenzioso, come del resto prevede la millenaria regola dei Certosini. Questo convento si trova nel distretto friburghese della Gruyère e la sua valle è di certo una delle poche zone di questa regione a non risentire del grande tumulto demografico e immobiliare che da qualche anno ha investito questo territorio del Canton Friburgo.
La Gruyère è una delle regioni più dinamiche del nostro Paese e Bulle, che ne è il capoluogo, la città svizzera che in proporzione è cresciuta più di tutte le altre. Lo dicono i dati statistici relativi alla crescita della sua popolazione: negli anni Ottanta del secolo scorso vi abitavano 8000 persone mentre oggi la popolazione di Bulle ha ormai superato le 27mila unità, ciò che equivale a un incremento pari a oltre il 330 per cento. Una corsa che non è ancora finita, come ha confermato di recente alla stampa romanda la demografa Anne-Catherine Wanders, autrice di uno studio sul futuro di questa città e del suo agglomerato. «Questa crescita è impressionante e non sembra volersi fermare – ha affermato la ricercatrice – nei prossimi dieci o quindici anni ci si può immaginare che Bulle potrà persino superare la soglia dei 40mila abitanti». Benvenuti dunque nel distretto e nella città che molti osservatori vedono come una sorta di laboratorio per tutto ciò che ruota attorno allo sviluppo demografico nel nostro Paese.
Eppure, nel recente passato molto lasciava pensare che Bulle e il distretto della Gruyère sarebbero rimasti ancorati alla loro storia, fatta essenzialmente di agricoltura, di parecchio formaggio (e come potrebbe essere altrimenti!) e del commercio di legname, molto pregiato da quelle parti per le tante foreste che ricoprono questo territorio. Una regione isolata e destinata a rimanere tale, anche perché sul finire dell’800 aveva perso la battaglia per il percorso della linea ferroviaria tra Friburgo, Losanna e Ginevra. A Bulle venne allora preferita la città di Romont, ancora oggi uno degli snodi intermedi principali sulla linea ferroviaria che porta all’arco lemanico. La regione della Gruyère dovette così aspettare su per giù altri cento anni e la costruzione dell’autostrada, con Bulle che nel 1981 veniva collegata direttamente a Losanna, verso sud, e a Friburgo e Berna verso nord. Quella fu la carta che le permise di giocare la partita della crescita, anche se nessuno allora si sarebbe aspettato uno sviluppo così dirompente, tra risvolti economici positivi e diversi grattacapi da affrontare per la gestione del territorio e delle infrastrutture.Ben 129 nazionalità diverseUna volta realizzato il collegamento autostradale, a fare da detonatore di questa evoluzione fu una chiara scelta politica visto che le autorità locali decisero senza indugio di trasformare una buona parte dei terreni agricoli in zona edificabile, e così iniziò la corsa alla costruzione di nuove abitazioni. Bulle ha potuto far leva su un chiaro vantaggio concorrenziale, il costo dei terreni era e rimane ancora oggi generalmente più a buon mercato rispetto a Friburgo o a Losanna, che si trovano soltanto a 30 e rispettivamente a 50 chilometri di distanza.
Trasferirsi e abitare nel capoluogo della Gruyère può dunque essere conveniente anche per chi lavora altrove. L’apertura dell’autostrada ha d’altra parte portato nella regione anche nuove aziende, con la creazione di parecchi posti di lavoro, per esempio nel settore farmaceutico o in quello delle tecnologie digitali. La spinta innovativa del politecnico di Losanna si sta facendo sentire anche da quelle parti. Una metamorfosi quasi epocale non senza conseguenze sugli equilibri di questa realtà e che sollecita le autorità locali su più fronti: per la costruzione di nuove strade e canalizzazioni, per l’estensione della rete dei trasporti pubblici, per le cure sanitarie o, ancora, per l’apertura di nuove scuole, basti dire che il numero di allievi potrebbe aumentare nei prossimi quindici anni di oltre mille unità. Senza contare gli sforzi intrapresi per favorire l’integrazione dei nuovi arrivati, visto che il 43% della popolazione è oggi di origine straniera e che a Bulle abitano persone che appartengono a ben 129 nazionalità diverse. Su tutti spiccano i cittadini portoghesi, pari al 17% degli abitanti. Riuscire a gestire questa variegata multiculturalità e al tempo stesso a mantenere le proprie tradizioni, anche questa è una delle tante sfide che le autorità comunali si dicono pronte ad affrontare.
Rolex e il suo nuovo quartiereCon all’orizzonte un ulteriore cambio di marcia. A Bulle è atteso l’approdo di un prestigioso marchio elvetico, quello di Rolex. Questa società ginevrina è intenzionata a investire a Bulle qualcosa come un miliardo di franchi e a creare nei prossimi anni ben duemila nuovi posti di lavoro. I primi orologi di questo nuovo stabilimento saranno prodotti nel 2029. Dai formaggi alle lancette di lusso, la trasformazione di questa regione si misura anche così, con la realizzazione di quello che sarà a tutti gli effetti un nuovo quartiere, in una città che in questi anni non ha mai smesso di crescere. Non tutti i duemila nuovi dipendenti di Rolex sceglieranno di abitare a Bulle, ma sta di fatto che anche in questo agglomerato occorrerà iniziare a costruire verso l’alto – con stabili che superano gli abituali limiti di altezza – per frenare il consumo eccessivo del suolo e in nome di quella densificazione delle edificazioni prevista dalla legge federale sulla pianificazione del territorio, accettata in votazione popolare nel 2013. Tutto lascia dunque pensare che anche il profilo di questa città attorniata dalle Alpi sia destinato a cambiare. Lo impone la corsa demografica di questo capoluogo, lanciato a pieni giri verso il futuro. E così, per staccare da questa frenesia, per chi lo vorrà rimarrà pur sempre il silenzio secolare della Certosa della Valsainte.