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Barcamenandosi tra sgambetti e scandali

La storia tormentata dell’elezione delle prime donne in Consiglio federale. Dal 1971 le ministre sono state solo dieci
/ 04/03/2024
Roberto Porta

La presenza delle donne in Consiglio federale è di certo una cartina di tornasole significativa per parlare di rivendicazioni femminili in Svizzera, alla vigilia della Festa della donna il prossimo 8 di marzo. Il pallottoliere ci dice che finora le donne in Consiglio federale sono state soltanto dieci, a partire ovviamente dal 1971, anno in cui venne finalmente introdotto il diritto di voto e di eleggibilità anche per la metà femminile nel nostro Paese. Nell’autunno di quell’anno si svolsero anche delle elezioni federali, e tra le prime donne elette in Consiglio nazionale vi fu la zurighese Liliane Uchtenhagen. Dodici anni più tardi questa consigliera nazionale socialista stava per passare alla storia, visto che tutto lasciava pensare che sarebbe toccato proprio a lei diventare la prima donna in Consiglio federale. La maggioranza maschile e borghese del Parlamento decise in favore di un altro socialista ma uomo, Otto Stich. Si trattava di sostituire uno dei consiglieri federali più popolari di quegli anni, il solettese Willi Ritschard, il ministro operaio che morì in carica nell’ottobre di quell’anno.

«Votate Stich»

La mattina dell’elezione, era il 7 dicembre del 1983, andò in porto il piano orchestrato dai partiti borghesi nella notte precedente, che divenne la prima «notte dei lunghi coltelli». Inizialmente la maggioranza di centro-destra aveva segretamente puntato sull’allora cancelliere della Confederazione, Walter Buser, anche lui socialista. Buser però gettò la spugna proprio alla vigilia dell’elezione e così la frenetica ricerca di un’alternativa portò a bussare alla porta di Otto Stich, che aveva appena lasciato Berna dopo ben vent’anni in Parlamento. La cronaca di quel giorno ci ricorda che l’allora consigliere nazionale del PLR Felix Auer si era gettato più di altri nella mischia per impedire l’elezione di Uchtenhagen e per spianare la strada a Otto Stich, suo amico fin dai tempi dell’università. Malgrado la segretezza del voto, il sostegno di Auer fu del tutto palese, visto quel suo «Votate Stich» pronunciato prima dell’elezione, passando tra i banchi del Parlamento. E così Liliane Uchtenhagen dovette ingoiare il rospo più amaro della sua carriera politica, pagando soprattutto il fatto di essere considerata troppo di sinistra. La sua bocciatura portò a manifestazioni di protesta in diverse città del nostro Paese e rischiò di aprire una crisi istituzionale, visto che tra i socialisti si alzò, forte ma vana, la voce di chi chiedeva al proprio partito di lasciare il Consiglio federale. Passò poco meno di un anno e arrivò il giorno dell’elezione della prima donna, era il 2 ottobre 1984. Partito fondatore del nostro Paese, il PLR riuscì a compiere questo passo storico e in Governo entrò la consigliera nazionale Elisabeth Kopp. Quattro anni più tardi la ministra zurighese inciampò però in una telefonata fatta al marito, l’avvocato d’affari Hans W. Kopp, per consigliargli di lasciare la vicepresidenza di una società su cui pesava il sospetto di riciclaggio di denaro.

Lo scandalo Kopp

Messa sotto pressione dalla stampa, lasciata sola dai suoi colleghi di Governo e dai vertici del suo partito, Elisabeth Kopp rassegnò le dimissioni nel gennaio del 1989. Due anni più tardi su questo caso si pronunciò anche il Tribunale federale che scagionò Kopp dall’accusa di aver violato il segreto d’ufficio. Lo scandalo Kopp si sgonfiò, gettando ombre e sospetti soprattutto sull’operato del marito dell’ormai ex ministra. Qualche anno dopo ad Hans Kopp verrà anche ritirata la patente di avvocato.

Le due Ruth

Sta di fatto che per i successivi quattro anni la composizione del Governo tornò ad essere totalmente maschile. E questo fino al mese di marzo del 1993, quando il Parlamento dovette affrontare la sostituzione del socialista René Felber. Il suo partito presentò una sola candidatura, quella della deputata ginevrina Christiane Brunner. In aula però vi fu un clamoroso contrordine, a essere eletto fu sì un membro del partito socialista, ma uomo. Si trattava del deputato neo-castellano Francis Matthey che viste le circostanze decise a malincuore di rinunciare alla carica. Si dovette procedere a una seconda elezione, un posticipo che non si era mai visto nella storia del nostro Paese. Una settimana dopo, mentre su Piazza federale e in tutto il Paese saliva la protesta femminile, il Parlamento elesse la sindacalista ginevrina Ruth Dreifuss, proposta in un «ticket» a fianco della stessa Brunner, su cui pesò anche il fatto di esser stata una delle figure di spicco del grande sciopero delle donne del 1991. Seconda rappresentante femminile in Governo, Dreifuss ebbe anche l’onore di diventare la prima donna presidente della Confederazione, era il 1999. Non un anno qualsiasi, visto che nel 1999 per le donne vi fu il raddoppio in Governo. In Consiglio federale entrò l’appenzellese Ruth Metzler, in rappresentanza del partito che oggi porta il nome di Centro. La seconda Ruth in Governo sarà però costretta a lasciare la carica soltanto quattro anni più tardi. La forza crescente dell’UDC portò questo partito a rivendicare un secondo seggio in Governo, a scapito proprio dei democratici-cristiani, scesi a quarta forza politica del Paese. Nel dicembre del 2003, in occasione dell’elezione dell’intero Consiglio federale, Christoph Blocher si presentò proprio contro il seggio di Metzler, che fu così costretta ad abbandonare l’esecutivo. L’ex ministra scrisse poi un libro, in cui non mancò di criticare alcuni membri del suo partito, rei di non averla sostenuta e di averle preferito l’altro ministro del Centro, Joseph Deiss, che in quell’elezione venne riconfermato in Consiglio federale. Arriviamo così a un’altra «notte dei lunghi coltelli», quella che porta al 12 dicembre 2007, quando si cristallizza il piano per la destituzione di Christoph Blocher e per l’elezione in Governo della grigionese Evelyne Widmer Schlumpf. Ed è un po’ una rivincita. La prima «notte dei lunghi coltelli» aveva portato un uomo in Consiglio federale, quest’ultima invece apre le porte dell’Esecutivo ad una donna.

Una bella rivincita

Widmer Schlumpf fu la quinta donna ad accedere al Consiglio federale. Il Governo è stato a maggioranza femminile – quattro donne e tre uomini – soltanto in un’occasione, tra il 2010 e il 2012 per quattordici mesi consecutivi. A livello partitico va detto che dal 1993 i socialisti hanno ininterrottamente almeno una loro rappresentante femminile in Governo. Il Centro dal 2006, mentre il PLR, dopo il caso Kopp, ha portato una sua seconda esponente in Governo soltanto nel 2019. L’UDC rimane l’unico partito di Governo a non aver mai avuto una donna in Consiglio federale. Ma al di là dei numeri, ciò che conta è anche il modo in cui le donne sono state elette. Per le prime tra loro è stata senza dubbio una corsa a ostacoli, destinata a rimanere per sempre nei libri di storia.