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I progetti vincitori

Oltre alla Panchina dell’amicizia, si sono aggiudicati un sostegno i seguenti progetti:

Inclusione e tempo libero a Basilea, dove sta nascendo un luogo per persone con o senza disabilità.
La Déchèt a Nyon, dove un luogo dismesso diventa una vivace zona di incontro.
Projekt Kombi a Zurigo, che permette a persone con rifiuto di asilo di incontrare personale volontario solidale.
Wanderznacht a Zurigo, Berna e Basilea per godersi la diversità e fare amicizia intorno a un tavolo.
Nanis und Nenis Gloria-Kantine a Lenzburg, pensata come una mensa intergenerazionale.
PeerHelfer*innen im toj a Berna, dove giovani accompagnano e sostengono altre persone della stessa età con programmi e attività.
Together a Lucerna dove le attività condivise nella natura permettono di conoscersi e di superare i pregiudizi.
Agenda Queer VS in Vallese dove vengono proposte attività in ambiente sicuro per la comunità queer del Vallese.
Wanderbrücken a Winterthur, dove grazie a escursioni nascono amicizie interculturali.

Su www.engagement.migros.ch/it troverete maggiori informazioni sui progetti presentati, ma anche notizie e proposte per il tempo libero.


L’amicizia si può imparare

Impegno Migros - A colloquio con Cristina Milani, presidente dell’associazione Gentletude e ideatrice della Panchina dell’amicizia, che si è distinta nell’ambito dell’iniziativa del Percento culturale Migros
/ 05/02/2024
Redazione

C’è bisogno di gentilezza nella vita di tutti i giorni, e questo è un dato di fatto. Lo ha messo in luce anche la recente Iniziativa dell’amicizia (#iniziativaamicizia) del Percento culturale Migros, che ha invitato la cittadinanza a curare i rapporti sociali, poiché le amicizie svolgono un ruolo centrale in tutte le situazioni di vita. La nostra rete sociale, infatti, oltre a darci sostegno e ad avere un effetto positivo sul nostro benessere, promuove anche la tolleranza, la comprensione e la diversità.

Sul numero del 15 gennaio 2024 avevamo lanciato un concorso legato all’Iniziativa dell’amicizia in cui chiedevamo alle nostre lettrici e ai nostri lettori di votare le migliori iniziative atte a promuovere l’amicizia fra tutte quelle giunte in finale. I progetti ticinesi erano due, ed entrambi ruotavano intorno all’idea della creazione di una panchina che si trasformasse in un momento aggregativo, situazione di cui la nostra società (e in questo non è sola) sembra avere sempre più disperata necessità.

Sebbene l’invito alla votazione sia apparso su «Azione» una settimana più tardi rispetto ai suoi corrispettivi in tedesco e in francese, l’ha spuntata anche uno dei progetti ticinesi, che ora si aggiudicherà un importante sostegno finanziario.Il progetto Panchina dell’amicizia prevede l’installazione di panchine nei parchi ticinesi. Le persone che vi si siederanno saranno invitate a entrare in contatto le une con le altre grazie all’aiuto di un animatore. Come dichiara la promotrice del progetto Cristina Milani, psicologa e psicoterapeuta, che abbiamo incontrato per l’occasione, «un sorriso e una conversazione possono essere l’inizio di un’amicizia e la fine della solitudine».

Cristina Milani, dove nasce l’idea della panchina?
Io mi occupo di gentilezza da molti anni. Dopo avere lavorato a lungo nella comunicazione e nel marketing, volevo tornare a occuparmi di qualcosa in ambito sociale; diversi anni fa mi muovevo tra Asia e USA per lavoro, e ogni volta che rientravo mi rendevo conto del costante degrado dei rapporti interpersonali. Nel 2010, durante una cena, insieme ad alcuni amici decisi dunque di attivare in Svizzera l’Associazione Gentletude; abbiamo poi replicato, sebbene sotto forma di onlus, a Milano, luogo in cui ho lavorato a lungo facendo la pendolare al contrario.

Quali sono gli scopi del Movimento?
Scopo principale è quello di diffondere il tema dell’importanza della gentilezza intesa come cura e attenzione di tutto quello che ci circonda, le persone, ma anche il pianeta che ci ospita, partendo da sé stessi. Facciamo dunque attività per le scuole, schede didattiche, organizziamo eventi.

Il nostro desiderio è quello di ispirare da una parte l’adozione della gentilezza come stile di vita – diventando così «ambasciatori di gentilezza» –, dall’altra di spingere le persone ad attivarsi nella propria comunità proponendo progetti e programmi cui noi forniamo assistenza. Nel 2014 sono entrata in contatto con il Movimento mondiale della gentilezza, World Kindness Movement, di cui sono poi stata presidente dal 2016 al 2020. Questo mi ha permesso di interessarmi alle attività delle varie culture (37 paesi per una cinquantina di associazioni), e di ospitare a Lugano un’assemblea.

Come si diventa ambasciatore della gentilezza? E perché lo si fa?
Sul nostro sito si trova un apposito formulario con la dichiarazione di intenti, una specie di decalogo: sottoscrivendolo si ha tempo un anno solare per presentare una bozza di progetto o un progetto già esistente. Si riceve così il titolo di ambasciatore, diventando un referente sul territorio. È un modo per creare una rete tra gli ambasciatori sparsi in vari luoghi.

Lavoriamo a stretto contatto con il Movimento Italiano per la Gentilezza. Recentemente a Milano è stato realizzato lo Spazio Gentilab, riconosciuto dal Movimento della Gentilezza come primo spazio che soddisfa i k (kindness) factors della gentilezza e si presenta come luogo ecologicamente sostenibile adibito a incontri, accessibile a tutti, animali compresi.

Parliamo del concorsodel Percento culturale. Come è nata l’idea della panchina?
Una notte l’ho sognata, ho poi fatto una piccola ricerca, scoprendo ad esempio che in Zimbabwe anni fa ne era stata fatta una per la salute mentale. Visto che si tratterebbe di una prima in Europa, ho preso appuntamento con Sabrina Antorini Massa, direttrice del Dicastero socialità della città di Lugano, e le ho esposto il progetto, cui lei ha dato da subito pieno sostegno; ho così potuto fare un esperimento: per tutto il mese di agosto ho trascorso due ore al giorno su una panchina – segnalata da cartelli – del Parco Ciani.

L’esperimento mi ha permesso di individuare le criticità principali del progetto, tra cui quella della seduta: su una panchina tradizionale non ci si guarda negli occhi, e il dialogo non è stimolato, vorremmo dunque crearne una ad hoc. Essa deve diventare con il tempo un simbolo riconoscibile, è quindi necessario creare anzitutto familiarità con la prima panchina, che sarà a Lugano.

Per lanciare l’idea, a partire da aprile-maggio organizzeremo due eventi al mese legati alla panchina, ad esempio invitando un’oratrice o un oratore e proponendo un momento conviviale musical-gastronomico. Unica regola per chi partecipa (tutti avranno un adesivo con il proprio nome) sarà quella di parlare almeno con una persona. Nella seconda fase contatteremo diversi comuni del Canton Ticino, chiedendo se sono interessati a installare una panchina nei loro parchi. Saranno presenti anche dei facilitatori di dialogo, in grado di monitorare le conversazioni tra sconosciuti e di interromperle qualora ci si dovesse inoltrare in terreni sdrucciolevoli.