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Condividere l’emozione della musica

Famiglia – I corsi del Conservatorio della Svizzera italiana dedicati ai bambini nell’esperienza di un papà
/ 27/11/2023
Alessandro Cristallo

Si dice spesso «Ticino, terra di poeti» ma nondimeno si potrebbe dire «Ticino, terra di musicisti» se si considerano i tanti lodevoli artisti che hanno dato lustro a quest’arte sul nostro territorio, tra cantanti, cantautori, musicisti, compositori e direttori d’orchestra. Molti sono anche gli enti che se ne occupano: associazioni, archivi museali, società, fonoteche, bande musicali, scuole di musica. Tra queste spicca il Conservatorio della Svizzera italiana, che si occupa di musica a 360 grandi da quasi quarant’anni, spaziando dalla ricerca alla formazione, da quella di base al Pre College, fino alla scuola universitaria, ma che vanta anche una fondazione, un settore per la promozione di eventi e persino un magazine.

Il CSI (Conservatorio della Svizzera italiana), tra le sue molteplici attività, permette dunque di comprendere e apprendere l’ABC del mondo della musica iniziando fin dall’infanzia grazie al corso bambino-genitore (BG) pensato per i più piccoli (dagli zero ai tre anni), e al corso Educazione musicale elementare (EME) per bambini dai quattro ai sei anni che non prevede la presenza di un genitore. Per conoscere più da vicino queste opportunità abbiamo incontrato Fiorenzo Macconi, papà di Lorenzo, che da diverso tempo vive la musica nel percorso proposto dal CSI. L’esperienza di Lorenzo a Besso è iniziata quando di anni ne aveva quattro e fin da subito il suo interesse è stato eloquente: «A Lorenzo è subito piaciuta la musica, al contrario degli sport o del disegno. La musica entra in connessione con lui, e questo è stato il presupposto che ha permesso al piccolo di continuare», afferma il papà. Presupposto che una volta sviluppato, crea quel senso di familiarità tra bambino e musica, innescando benefici diretti come il «ricordare canzoni e ritmi». Infatti, nei corsi destinati ai più piccoli non viene insegnato agli allievi come esibirsi davanti a una platea con un clavicembalo, ma i bambini possono divertirsi e comunicare attraverso la musica, per esempio con filastrocche, giochi musicali, canti, danze e altre attività che li aiutano a migliorare la motricità e ad arricchire la relazione con i genitori. La dimensione familiare permette loro di imparare senza timore di sbagliare e non sentirsi giudicati, favorendo una comunicazione leale tra genitore e bimbo. È oltretutto il momento in cui si inizia a socializzare e confrontarsi con altri e lo si fa attraverso la musica. A quell’età il mondo è tutto da scoprire, si apprende quindi non solo grazie a ciò che viene insegnato, ma anche da come il genitore reagisce a certe melodie.

Dopo aver concluso questo corso, Lorenzo ha iniziato a frequentare il corso EME, grazie al quale può sviluppare nello specifico una nuova abilità: «La sensibilità per la musica». Caratteristica in grado di esaltare le proprie capacità espressive, grazie a cinque sfere di riferimento: ascolto, voce, movimento, suonare strumenti a percussione e non (Orff) ed espressione visiva di quanto vissuto nei primi quattro ambiti. Questo non significa che apprese queste abilità un bambino diventerà necessariamente il nuovo Jimi Hendrix; l’intento nell’iscrivere il proprio figlio a questo corso, dice papà Fiorenzo, è quello di «smuovere qualcosa, così che un giorno possa interessarsi al canto, al ballo, o anche essere facilitato nella memorizzazione delle canzoni». Il momento di condivisione è molto prezioso perché «fa trascorrere un momento diverso da quello che è la quotidianità all’interno di una scuola o di un asilo, e ho anche notato che la musica infonde tranquillità e serenità in mio figlio».

Insegnare il linguaggio musicale fin dalla più tenera età, rendendolo parte integrante della vita dei bambini, è stato uno degli intenti di Armin Brenner, storico direttore del Conservatorio, che fin dalla sua fondazione volle i corsi EME. Corsi cresciuti insieme alla scuola così come il corpo insegnate specializzato per lavorare con i bambini. A tal proposito Fiorenzo osserva che «i bambini sono cresciuti, i docenti negli anni sono cambiati, ma la bravura di queste figure l’ho notata soprattutto nel fatto che sono state in grado di capire e adattarsi ai diversi caratteri dei bambini, in modo tale da condividere una passione che fondamentalmente non è ancora sviluppata». Il personale qualificato e competente aiuta e predispone gli alunni a entrare in aula e apprendere più volentieri. Al di là di quello che può essere la pratica, ciò che rimarrà nella memoria e nel cuore, racconta Fiorenzo riferendosi al figlio, è che «ha sperimentato qualcosa con noi e ha trascorso dei bellissimi momenti all’interno dell’aula in cui si condivideva musica». Certo è che «sarebbe comunque bello vederlo suonare uno strumento», proprio perché «la musica è bellissima», regala emozioni, crea legami indissolubili e permette a chi la vive di poter trascorrere momenti che difficilmente si scorderanno, specialmente se condivisi con i propri affetti.