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Tutta l’acqua che serve
Claudio Visentin
«Scende la pioggia ma che fa / Amo la vita più che mai» cantava Gianni Morandi nel lontano 1968. Non sarà mai la canzone preferita dei nostri imprenditori turistici, soprattutto dopo un’altra Pasqua piovosa e di conseguenza alberghi mezzi vuoti. Chi lavora in questo campo si lamenta molto, a volte troppo, quasi per un riflesso automatico dettato dalla frustrazione, ma è pur vero che il turismo concentra in sé tutte le incertezze che colpiscono anche altri settori. Oltre alla meteo e alle epidemie, si aggiungono conflitti e tensioni internazionali, terrorismo, restrizioni alle frontiere, crisi economica, inflazione, fluttuazioni nei cambi, scioperi, costo dei voli, nuove tecnologie… Forse si fa prima a elencare cosa non influenza il turismo (spesso in negativo). Al tempo stesso però non dovremmo stupirci delle sorprese quando il cambiamento è la regola e non l’eccezione. E dunque serve capacità di reazione, apertura al cambiamento, spirito di adattamento, soprattutto tanta pazienza; anche con la pioggia.
Ma chi l’ha detto che con la pioggia non si può viaggiare? La «Rivista del turismo» per esempio ha messo in fila cinque grandi capitali del nord Europa dove un po’ di pioggia è parte essenziale dell’esperienza e anzi contribuisce al fascino dei luoghi. Per esempio gli acquazzoni primaverili sono l’occasione perfetta per scoprire i musei o gli accoglienti caffè di Oslo e Copenaghen, mentre ad Amsterdam le frequenti precipitazioni creano sui ciottoli della strada pozzanghere scintillanti come le acque dei vicini canali. Il Belgio ha fama d’essere il Paese più noioso del mondo (ovviamente non è vero), ma certo Bruxelles non perde nulla in una giornata di maltempo. Londra infine ha fatto della pioggia un tratto distintivo, l’occasione per sfoggiare impeccabili ghette, impermeabile e ombrello, mentre si va in giro per negozi e pub. Dopo tutto, nel nord Europa la pioggia è una compagna quotidiana; è quasi sempre intermittente, leggera, con rovesci frequenti ma brevi; «Se non ti piace il tempo, aspetta cinque minuti» dicono i locali, che per parte loro certo non si fermano per un poco d’acqua. Soprattutto nei Paesi nordici la pioggia non è solo meteo, è anche paesaggio dell’anima, lentezza che induce alla riflessione. Ognuna di queste capitali, a modo suo, dimostra che la pioggia non è una tragedia. A volte poi è meglio rinunciare all’idea che tutto debba essere sotto controllo, a cominciare dal tempo. E dunque anziché considerare la pioggia solo come un ostacolo che rovina i nostri piani, possiamo imparare ad accettarla come una delle tante possibilità, un diverso punto di vista.
Se le grandi città in un giorno nuvoloso offrono infinite distrazioni, la natura richiede una sensibilità più attenta alle sfumature, come ha raccontato il poeta e viaggiatore Emiliano Cribari nel suo La cura della pioggia (Ediciclo editore). «Non ho un ricordo d’infanzia legato a un temporale vissuto con gioia, fermento, eccitazione. Sono cresciuto asciutto. Abilmente scortato contro il clan dell’acqua. Una zavorra che ho dovuto portarmi appresso fino all’età adulta: fino a quando ho messo ai piedi gli scarponi e ho iniziato a camminare. […] Il turista esige il sole, l’aria ferma, il cielo azzurro, i fiori tanti e colorati, il sentiero comodo che conduce al rifugio aperto, riscaldato e ben fornito. Al contrario, chi cammina non chiede: ringrazia. Qualsiasi cosa cada (dal cielo) e accada: la neve, il sole, il tepore, il gelo». La pioggia attutisce i rumori, soprattutto i nostri: «Ci permette di zittirci, di abbassare la voce: parla lei. Di ascoltare, finalmente». Gabriele D’Annunzio sarebbe stato d’accordo. Ricordate come inizia La pioggia nel pineto, studiata a scuola? «Taci. Su le soglie / del bosco non odo / parole che dici / umane; ma odo / parole più nuove / che parlano gocciole e foglie / lontane».
A chi servono allora queste riflessioni? Non agli operatori, dai quali pure siamo partiti, perché a loro volta dipendono dalle richieste dei clienti. Sono forse più utili a noi viaggiatori; ci suggeriscono che il viaggio non è una serie di luoghi e momenti perfetti, quanto piuttosto una continuazione della vita quotidiana, con le sue luci e ombre, con il sole e la pioggia.