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Ballando sui materassi

/ 14/04/2025
Bruno Gambarotta

Nel 1956, a 19 anni, conquisto il diploma di perito fotografo e rimedio un primo lavoro come fotoreporter presso un’agenzia di Torino. Scoprirò presto che non fa per me: sono timido, impacciato, non ho i riflessi pronti. Però la breve e sfortunata esperienza mi offre l’occasione di incontrare una campionessa di Lascia o raddoppia?, l’allora programma televisivo a quiz condotto da Mike Buongiorno.

Il titolare dell’agenzia mi affida due incarichi importanti e, dice lui, delicatissimi. Il primo: partire il giorno dopo alle cinque di mattina con un pullman che porta a Cervinia i pubblicitari italiani riuniti a Torino per il loro congresso, e lì fotografarli. Il secondo incarico: indossare l’abito scuro e andare la sera stessa in un night club della città. Lì, a una certa ora, ignoti accompagnatori avrebbero condotto la signorina Maria Luisa Garoppo, tabaccaia di Casale Monferrato, campionessa a Lascia o raddoppia? A un certo punto della serata, il pavimento della sala sarebbe stato ricoperto di materassi a molla con i clienti del night esortati a ballarci sopra a dimostrazione della loro indistruttibilità. Per la prima volta mettevo piede in un night.

Mi presento con il mio abito blu e l’armamentario fotografico (la batteria del flash era enorme e pesantissima da portare a tracolla) alle 20 e 30. Le schiene bianche dei camerieri seduti a un tavolo m’informano che stanno cenando. Mi fanno accomodare sul bordo dell’area danze. Inizia l’attesa. Alle 22 arriva l’orchestrina di cinque elementi che iniziano a scaldare gli strumenti. Alle 22 e 30 arrivano i primi clienti. Le 23, mezzanotte: della signorina Garoppo neanche l’ombra. Non avrò mica sbagliato night? No, perché il gestore è informato di tutto.

Ogni minuto calcolo quanto tempo mi resta per tornare a casa, togliermi il vestito buono, indossare gli indumenti di montagna e gli scarponi e presentarmi al parcheggio del pullman in partenza alle cinque per Cervinia; dormire? Neanche a parlarne. A mezzanotte e mezza, finalmente, fa il suo ingresso trionfale la Garoppo accompagnata da due cavalieri elegantissimi, i capelli stirati e lucidi di brillantina. Siedono di fronte all’area riservata ai ballerini. Ogni volta che un ballo termina e le coppie tornano ai tavoli, il muro dei corpi si dirada e io scorgo il trio con i calici alzati. Alle due meno un quarto vengono stesi sul pavimento i materassi. I presenti, con gridolini di eccitazione, si lanciano nelle danze, oscillando come ubriachi sulle povere creature. Tutti meno una persona, la signorina Garoppo resta inchiodata alla sedia.

Trascorre un’altra mezz’ora. Uno degli accompagnatori si sveglia e la invita a ballare; afferro macchina e flash ma lei riesce miracolosamente a ballare su quelle tre o quattro mattonelle libere dai materassi. I due tornano a sedersi. Le tre e un quarto! Fra meno di due ore parte il pullman! L’orchestra tace per i suoi dieci minuti di riposo. Mi decido: afferro macchina e flash, attraverso ondeggiando il mare di materassi, mi avvicino al tavolo dei tre, faccio un inchino: «Mi perdoni, signorina Garoppo, non vorrei disturbarla, ma fra meno di due ore parte il pullman per Cervinia». Lei, che prima mi aveva dedicato un mezzo sorriso, si volta perplessa verso i suoi due cavalieri i quali si stringono nelle spalle. E torna a fissarmi con uno sguardo interrogativo. Rifaccio la spiegazione (quanta pazienza ci vuole!): «Il fatto è che vede, signorina Garoppo, io non posso andare a Cervinia con questo vestito, devo prima passare da casa a cambiarmi. Ma non posso andare a casa se prima non le ho fatto nemmeno una foto». La signorina Garoppo sorride, finalmente ha capito e comunica ai suoi cavalieri il risultato a cui è pervenuta: «Vuole farmi una fotografia» e a me, con un sorriso radioso: «Faccia pure».

Ancora non ci siamo. Riprovo: «Il fatto è che, vede signorina, la foto, se non le dispiace, dovrei farla mentre balla su uno dei materassi stesi per terra». Un urlo. La Maria Luisa Garoppo, tabaccaia esperta di tragedia greca, lancia un urlo e tutti si voltano e guardano me che a mia volta fisso con lo sguardo le mie scarpe. La signorina Garoppo prende fiato e mi addita al pubblico ludibrio: «Lui vuol farmi cacciare via dal quiz! Il signor Mike mi ha avvertito: se esce ancora una mia foto pubblicitaria mi mandano via!». Io indietreggio, sentendomi addosso gli occhi di tutti i presenti, traballando sui materassi, la macchina e la batteria del flash mi sbattono sui fianchi e penso che quello del fotoreporter non è il mio mestiere…