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Spazio, ultima frontiera
Alessandro Zanoli
La conferenza tenuta alla Supsi dalla ricercatrice e docente Barbara Spinelli nelle scorse settimane, in occasione dell’attribuzione del premio Moebius per l’intelligenza artificiale al servizio della società, ha offerto più di uno spunto di riflessione utile sull’argomento.
Crediamo che contributi di questo tipo siano assolutamente necessari per capire meglio una realtà in evoluzione e che non è più una semplice sperimentazione, o una tecnica di cui sia ancora possibile mettere in discussione l’uso. L’IA è qui, e sta già funzionando senza che noi ce ne accorgiamo, nei motori di ricerca, nelle varie piattaforme digitali con cui gestiamo le nostre attività quotidiane, da Amazon a Facebook a tutto il resto. Da discutere e da tenere criticamente in osservazione sono piuttosto molti aspetti correlati con il suo uso, tra cui, come sottolineato da Spinelli nel suo intervento, non ultimo è quello del raffreddamento dei data center che la ospitano e che la ospiteranno. Un problema ecologico di non facile soluzione, ma che è tuttavia essenziale.
In un grafico da lei mostrato nel corso della conferenza si nota il preoccupante parallelo tra quantità di energia necessaria per raffreddare i server e la registrazione delle temperature relative al riscaldamento globale terrestre. C’è una correlazione tra le due curve ascendenti? Non esiste per ora una risposta univoca alla questione, ma caso vuole che gran parte dei data center sia raffreddata con l’acqua di laghi e fiumi (si veda l’esempio del Centro di calcolo di Lugano) e che il riscaldamento globale delle acque sia un dato di fatto, misurato e misurabile.
La notizia circolata in questi giorni in cui si parla del tentativo di installare un data center sulla stazione orbitale ISS apre forse l’occasione per comprendere meglio con quali occhi i ricercatori e gli scienziati stiano guardando alle possibilità offerte dallo spazio. Lassù il freddo è una condizione naturale normale e, una volta garantita la possibilità di trasmissione di dati verso terra efficiente e sicura, ecco una soluzione possibile che è totalmente inaspettata per l’immaginazione dell’uomo comune. Il gelido spazio è l’ambiente ideale per raffreddare i processori surriscaldati. Perché no?
Allo spazio si guarda con interesse anche per risolvere problemi di tipo energetico, un altro punto «scottante» (si scusi il gioco di parole) quando si parla di IA. Sono in fase di avanzata progettazione stazioni per la produzione di energia elettrica fotovoltaica, che, poste in orbita geostazionaria favorevole, potranno inviare energia elettrica sulla terra in forma di microonde, tramite un sistema wifi. L’efficienza reale di simili centrali solari è per ora in discussione, ma alcuni esperimenti preliminari hanno mostrato la fattibilità del progetto. E varie aziende multinazionali stanno elaborando soluzioni che affrontano un problema di fondamentale importanza per il futuro dell’umanità. Senza le quali sarà gioco forza necessario dover tornare a considerare un ritorno all’uso di energia nucleare.
In questi due contesti problematici, legati all’uso della nuova tecnologia, dunque, si vede come lo spazio rappresenti una seria opzione, una nuova frontiera, in grado di offrire soluzioni ormai raggiungibili. Gli sforzi delle maggiori potenze economiche come Cina e India di raggiungere il nostro satellite (e le sue riserve di materiali pregiati) sono un’ulteriore dimostrazione del fatto che il nostro futuro sta sopra le nostre teste.
La fantascienza a cui siamo stati abituati negli ultimi decenni del 900 è ormai soltanto scienza: a questo punto la fantasia di quegli scrittori è realtà e bisognerà cominciare forse di nuovo dalla letteratura per inventare sviluppi immaginari del futuro, da far diventare ulteriore realtà da qui a cinquant’anni. Con una sola certezza: le soluzioni per la Terra sono assai probabilmente fuori dalla Terra. E la rete Starlink disegnerà, forse, le costellazioni con cui ci orienteremo nelle notti d’estate, con lo sguardo rivolto all’insù.