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Quel legame tra benessere e consumo di energia

/ 10/03/2025
Angelo Rossi

Oggi parliamo dell’importante rapporto che corre tra energia ed economia rifacendoci a An introduction to energy economics and policy, pubblicata di recente da Massimo Filippini e Suchita Srinivasan. Ci occupiamo del contenuto di questo saggio non tanto perché uno degli autori è ticinese, ma perché si occupa di problemi impellenti come quelli della produzione e del consumo di energia, a livello mondiale, e delle loro conseguenze negative sul clima e sull’ambiente. Una delle correlazioni essenziali del processo di sviluppo di un’economia è quella tra la crescita del benessere materiale e il consumo di energia. Della stessa, di solito, noi non ci rendiamo conto anche perché gli economisti, quando parlano di produzione, ricorrono a modelli nei quali il prodotto è unicamente funzione del fattore capitale e del fattore lavoro. L’apporto dell’energia in questo processo non viene quindi evidenziato. Forse è anche per questa ragione che gli aspetti economici della produzione e del consumo di energia sono stati trascurati fino all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso, quando si cominciò a parlare del fatto che in futuro l’umanità avrebbe potuto scontrarsi con situazioni di scarsità. Cominciava a diventare serio il problema di risparmiare energia. Da allora sono stati fatti passi avanti e oggi si può affermare che, nei Paesi sviluppati (Ticino compreso), il consumo energetico ristagna anche se il Pil continua ad aumentare.

Il futuro dei consumi in materia di energia e delle emissioni nocive determinate da questi consumi è tuttavia difficile da prevedere. È probabile che, a livello mondiale, il consumo di energia continuerà ad aumentare per effetto della crescita dei consumi in Paesi molto popolati come la Cina e l’India (per non parlare dell’Indonesia e dei Paesi dell’America del sud), che ancora non hanno raggiunto i livelli di sviluppo dei Paesi avanzati. Nel mondo quindi i maggiori consumatori di energia e produttori di emissioni nocive sono attualmente Paesi con livelli di sviluppo alti mentre, in futuro, il consumo di energia e quindi anche le emissioni di CO2 aumenteranno, come si è detto, soprattutto per effetto della crescita economica e demografica di Paesi molto popolati, in via di sviluppo. Stando a Filippini e Srinivasan, data questa situazione a livello mondiale, se si vuole frenare la tendenza all’aumento del riscaldamento atmosferico sono quattro i problemi che vanno risolti. Il primo è costituito dagli effetti negativi del consumo di energia, nel mondo e a livello locale. A livello globale la possibile crescita futura del consumo di energia potrebbe accelerare il cambiamento climatico e ingigantire la sequela di effetti negativi attribuibili allo stesso: dalle inondazioni agli incendi di boschi, dal regredire rapido dei ghiacciai all’insorgere di lunghi periodi di siccità. Questi fenomeni avranno, a loro volta, un’influenza negativa sulla salute, la qualità e la speranza di vita della popolazione nonché sullo sviluppo delle attività economiche.

È tuttavia necessario aggiungere che questi effetti negativi non si manifesteranno dappertutto con la medesima intensità. In effetti il cambiamento climatico minaccia e minaccerà in misura maggiore i Paesi in via di sviluppo e non quelli economicamente avanzati. A livello locale, poi, il consumo di energia è uno dei maggiori fattori di inquinamento dell’aria. Ma veniamo al secondo problema costituito dal fatto che, attualmente, i vettori energetici di maggior consumo sono quelli non rinnovabili. Per ridurre gli effetti negativi del consumo energetico occorrerà aumentare in misura significativa la quota delle energie rinnovabili nel consumo energetico totale. Il terzo problema è costituito dalle tensioni politiche a livello internazionale che nascono per il fatto che i luoghi di produzione dell’energia (in particolare del petrolio e del gas) si trovano concentrati nei Paesi del Medio Oriente, nelle ex-repubbliche sovietiche e nei Paesi dell’America centrale e meridionale, mentre i consumi maggiori di energia si riscontrano nelle economie avanzate (praticamente i Paesi dell’OCSE). Per Filippini e Srinivasan, l’ultimo problema è dato dall’uso inefficiente dell’energia. Si tratta di situazioni di spreco che bisognerebbe poter eliminare.