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L’ultimo viaggio della SS United States
Claudio Visentin
Avrei voluto parlare d’altro, lo giuro. Ma le immagini diffuse in rete continuavano a catturare la mia attenzione. Un gigantesco transatlantico, spogliato di tutte le sovrastrutture, sul quale svettavano due alti fumaioli, scendeva lungo il fiume Delaware al traino dei rimorchiatori, approfittando della bassa marea per scivolare di misura sotto i ponti di Filadelfia, prima di prendere il mare aperto.
Quello scheletro d’acciaio è tutto quel che resta della SS United States, la più grande nave passeggeri mai costruita in America. Già nel suo viaggio inaugurale, nel 1952, si aggiudicò il Nastro azzurro, il premio riservato alla nave che ha compiuto la traversata atlantica più veloce (tre giorni e dieci ore). Negli anni seguenti attraversò l’Atlantico ottocento volte, trasportando immigrati europei in cerca di una nuova vita, ricchi turisti americani alla scoperta dell’Europa, soldati e funzionari del Governo. Con loro viaggiarono quattro presidenti degli Stati Uniti e celebrità quali Duke Ellington e Sylvia Plath.
La SS United States nascondeva anche un segreto: in caso di tensioni internazionali – erano gli anni della guerra fredda, della Corea e del Vietnam – il transatlantico di lusso poteva trasformarsi rapidamente in una nave per il trasporto truppe. Ma nessuno seppe prevedere allora la rapidissima evoluzione del trasporto aereo. Nel 1947 Pan Am inaugura il primo servizio transatlantico regolare, nel 1958 inizia l’era del jet: ore invece di giorni. Nel 1969 la SS United States fu ritirata dal servizio, proprio mentre prendeva servizio il Boeing 747, la «regina dei cieli» (anch’esso dismesso di recente).
Dopo alcuni tentativi falliti di riportarla in servizio, dal 1996 la SS United States è rimasta ad arrugginire tristemente nel porto di Filadelfia. Nel 2011 la nave è stata acquistata da un’organizzazione senza fini di lucro che ha cercato in tutti i modi di restaurarla e salvarla dalla demolizione. Purtroppo l’estate scorsa un tribunale federale ha ordinato lo sfratto della nave dal molo di Filadelfia, dopo una lunga battaglia legale tra l’associazione e il proprietario. È iniziata una corsa contro il tempo per trovare una nuova sistemazione, ma senza risultati. Si è preferito allora puntare su una soluzione completamente diversa. Dopo una lenta navigazione a 5-6 nodi verso sud, la SS United States sosterà a Mobile, Alabama, dove gli operai rimuoveranno il carburante rimasto nei serbatoi e altri materiali pericolosi. Poi la nave riprenderà il viaggio per la sua destinazione finale, il Golfo del Messico. Qui sarà affondata a circa 55 metri sotto la superficie al largo della Florida per creare la più grande barriera corallina artificiale del mondo. Un museo nella vicina contea di Okaloosa conserverà alcune parti della nave (tra cui almeno uno dei fumaioli) e racconterà la sua storia.
Molti americani hanno seguito dalla riva o commentato online l’ultimo viaggio della SS United States. Molti hanno stabilito un collegamento con il presente: «Questa nave, un tempo bellissima, ora arrugginita e incapace di navigare con le proprie forze, è una metafora dello stato della nostra nazione… Questa grande nave chiamata Stati Uniti è diretta verso gli abissi, così come la nostra democrazia. […] Il presidente Trump ha rinominato il Golfo del Messico “Golfo d’America” proprio in tempo per l’affondamento della SS United States».
Gli anziani invece hanno preferito abbandonarsi ai ricordi d’infanzia: «Avevo sei anni quando ho fatto la traversata da New York a Le Havre nel 1957. Ricordo ancora molti momenti di quel viaggio: l’esercitazione con le scialuppe, il cinema e la piscina». E ancora: «Salpammo sulla S.S. United States da New York a Southampton nel marzo del 1960. Stavo per compiere quattro anni. Il giorno prima della partenza i nostri vicini di casa mi regalarono una tuta blu da marinaio della Marina militare, con tanto di berretto bianco. All’imbarco tutti i membri dell’equipaggio, compreso il capitano, mi salutarono».
Tutto passa, ma che tristezza: «Oggi ho assistito al lento rimorchio della SS United States lungo il fiume Delaware. Ero tra la folla, silenziosa come a un funerale. Con tutte le notizie terribili che ci sono sui giornali di oggi, non so perché, questa è quella che mi ha fatto piangere».