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Ruote rosa alla riscossa
Giancarlo Dionisio
Ci sono pochissime discipline sportive in cui uomini e donne competono nella stessa categoria. Cito, ad esempio, l’equitazione. Ce ne sono altre, non molte, in cui la parità di genere è un dato acquisito. Nell’atletica leggera, nello sci alpino e nel tennis, maschi e femmine calcano gli stessi palcoscenici, godono della stessa visibilità mediatica, e ricevono compensi analoghi. Alcune invece, stanno rincorrendo una chimera, con mezzi, energia e velocità diverse. Le calciatrici, ad esempio, stanno lottando per colmare un gap piuttosto ampio nei confronti dei loro colleghi maschi. Con pazienza certosina cominciano a raccogliere alcuni risultati. In occasione dei grandi eventi riescono a riempire gli stadi. Ci auguriamo che ciò possa avvenire anche in occasione degli Europei, in programma in Svizzera dal 2 al 27 luglio.
Ancora più ripido è il cammino delle giocatrici di hockey su ghiaccio. Le HCAP Girls, come era capitato in passato alle Lugano Ladies, stanno disputando un campionato di vertice, ma le loro sfide sono seguite mediamente da due o trecento spettatori.
Fra gli sport più agguerriti nella rincorsa alla parità di genere c’è indubbiamente il ciclismo. Siamo lontani dalla mediatizzazione riservata alle corse maschili, tuttavia le tv si sono accorte che le ragazze, correndo in modo meno controllato, più libero e spregiudicato, sanno offrire uno spettacolo spesso entusiasmante. In Svizzera siamo a rimorchio. Mancano i numeri, la massa critica. Manca, credo, una cultura profonda del fatto ciclistico. O per lo meno, la nostra è una cultura che si accende quando il nostro movimento propone dei campioni. In epoca moderna, per intenderci, dopo il periodo aureo di Kübler e Koblet, è capitato con la generazione di Rominger, Zülle, Richard, Gianetti e, in tempi successivi, con quella di Cancellara e Camenzind.
Il nostro ciclismo femminile, dal canto suo, non ha mai avuto una sua forza collettiva. Ha per contro prodotto alcune figure isolate, importanti e vincenti. Barbara Heeb, iridata nel 1996 a Lugano; Nicole Braendli, plurivincitrice di Grandi Giri e medagliata a Mondiali e Giochi Olimpici; Karin Thürig, a cavallo del millennio, e Marlen Reusser oggi, entrambe regine della cronometro. La prima pietra verso la costruzione di un vero e proprio movimento, è stata posata lo scorso anno in Ticino.
Quest’anno il Free Time Women Team scende in pista, anzi in strada, con un programma intenso che prevede tutte le corse del calendario Svizzero, oltre ai Giri di Germania e di Austria, e ad alcune puntate in Italia. Lo fa partendo dal basso, dalle categorie giovanili. «In Svizzera – ci dice Mauro Genini, uno dei promotori dell’iniziativa col padre Flavio – spesso le ragazze sono inserite in contesti societari maschili in cui non vengono valorizzate». Da qui l’idea di creare un team tutto per loro, ed è una prima assoluta in Ticino. È composto da cinque ragazze. Sono numeri esigui, ma, credetemi, con i tempi che corrono è rilevante. «Poche, ma forti – prosegue Genini – mio padre e io cercheremo di aiutarle, lavorando sulla postura in sella e soprattutto sulla capacità di muoversi in gruppo e di leggere bene la corsa».
Per dare loro visibilità locale, e per raccogliere ulteriori sostegni finanziari, Mauro Genini e colleghi, il 13 aprile metteranno in scena, con una strizzatina d’occhio alla Parigi-Roubaix, l’Inferno di Cresciano, un circuito di 2,3 chilometri comprendente 500 metri di sterrato.
Il loro è un primo coraggioso, pionieristico tentativo di animare il ciclismo femminile in un cantone in cui quello maschile è in perdita di velocità. Alla presentazione della squadra, a fine gennaio, c’erano quattro madrine d’eccezione. Oltre alla già citata Nicole Braendli, a incitare le speranze di domani, c’era anche la britannica Nicole Cooke – oro iridato nel 2008 a Varese e oro olimpico lo stesso anno a Pechino – che ha soggiornato a lungo in Ticino. Qui ha scelto di vivere anche la russa Zulfia Zabirova, pure oro olimpico, nel 1996 ad Atlanta, nonché campionessa mondiale nel 2002 a Zolder. A completare il benaugurante quartetto, c’era anche la ticinese Linda Zanetti. Non ha ancora vinto Grandi Giri o Classiche Monumento. Ma ha solo 23 anni, e nel suo palmares ci sono già nove vittorie del calendario internazionale. Quanto alle cinque ragazzine del Free Time Women Team, se son rose, fioriranno? No, se son rosa, le vedremo presto sulle strade del Giro d’Italia. E non solo.