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Così evolve il viaggio solitario

/ 10/02/2025
Claudio Visentin

Gli agenti di viaggio lo sanno bene. Quando la richiesta di un preventivo arriva da Paesi al di fuori dell’Europa, potrebbe essere un buon affare. Certo, sulla carta la maggior parte della popolazione non ha le risorse per viaggiare, ma anche nei Paesi più poveri non tutti lo sono. L’India per esempio: le stime più restrittive limitano la classe media al sei per cento della popolazione, ma anche così sono pur sempre ottanta milioni di persone, più di Italia e Svizzera messe assieme. Lo stesso ragionamento vale per la Cina, il Messico, l’Indonesia, il Marocco eccetera. In tutti questi Paesi la famiglia tradizionale allargata resta saldamente il fondamento della società e il viaggio finisce per assomigliare alla migrazione di una tribù. Anche quando la vita in città spinge verso la più moderna famiglia nucleare (genitori e figli soltanto), proprio un viaggio può essere l’occasione per far incontrare nonni, nipoti, zii, cugini e altri parenti. Ogni generazione ha il suo compito. Per esempio i numerosi adolescenti, sempre con lo smartphone tra le mani, danno indicazioni al gruppo sulla direzione da seguire o le attrazioni da visitare.

Così era anche da noi solo mezzo secolo fa, quando delle vacanze si apprezzava proprio la dimensione collettiva, la condivisione di un benessere faticosamente conseguito dopo tanta povertà. Poi, nel nuovo millennio la società è cambiata. La famiglia è in crisi e la natalità ai minimi storici. Forse anche per questo si preferisce viaggiare da soli. È una tendenza in rapida crescita, ben oltre i limiti di una nicchia. Nel 2023 le ricerche su Google di «viaggi da soli» sono quasi raddoppiate rispetto a cinque anni prima e negli Stati Uniti i viaggiatori solitari sono già un decimo del movimento turistico complessivo.

Tutte le generazioni sono interessate, ma i più inclini a questa esperienza sono i millennials (nati tra 1980 e 1995). Nel caso dei giovani peraltro spesso si parte soli sapendo che scelte di viaggio simili creeranno spontaneamente dei gruppi: per esempio Interrail o il viaggio zaino in spalla nel sud est asiatico e in Australia (la meta prediletta). Anche le donne sono ben rappresentate, con percentuali sorprendenti, considerando che il Solo Travel può essere più complicato, soprattutto per ragioni di sicurezza. Ma al tempo stesso viaggiare da sole è un’esperienza di emancipazione e autodeterminazione; è sinonimo di autonomia, libertà, coraggio. Inoltre le donne di regola sono più interessate a viaggi esperienziali e di crescita personale, a ritiri di benessere, percorsi spirituali, immersioni in altre culture ‒ tutti viaggi più difficili da condividere.

Se in passato viaggiare soli era una (triste) necessità, oggi è una scelta ben consapevole. E anche chi potrebbe facilmente avere compagnia preferisce gestire il proprio tempo senza dipendere da altri. Alla prova dei fatti gli inconvenienti sono minimi: pranzare o cenare da soli e dover contrattare un poco sul prezzo della stanza singola, dato che l’offerta di solito si basa su una doppia (peraltro nella costruzione di nuovi alberghi e grandi navi da crociera già si tiene conto delle nuove tendenze, con un maggior numero di singole).

La nuova tendenza si è appena delineata e già si trasforma. L’ultima tendenza? Viaggiare da soli ma… in comitiva. Una contraddizione? Niente affatto. Semplicemente diversi tour operator propongono un viaggio di gruppo dove tutti i partecipanti sono senza accompagnatori: niente coppie, famiglie, bambini eccetera. I vantaggi? Per cominciare i meno esperti possono contare su una buona organizzazione, quasi necessaria in Paesi più complicati per ragioni linguistiche, culturali o di sicurezza (per esempio il Sudafrica); poi si ha la possibilità di conoscere nuovi amici con le nostre stesse priorità di budget, tempo libero e interessi (altrimenti non sarebbero lì).

E chi proprio ha bisogno di spazi per sé, può facilmente aggiungere al programma comune qualche giorno davvero in solitaria, prima e dopo, per coltivare i propri interessi esclusivi.

Il Solo Travel può essere giudicato in modo diverso: è segno di una maggiore indipendenza o rimanda piuttosto a una difficoltà di dialogo, a un ripiegamento su noi stessi? Di certo viaggi e turismo rivelano molto della nostra società e del nostro tempo; altro che svago.