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Le treccine di Christelle
Melania Mazzucco
Treccine è una parola gentile, che associamo all’infanzia. In ogni donna evoca la bambina che è stata, l’accudimento di una madre che le spazzola e intreccia i capelli perché restino in ordine all’asilo o al parco giochi. Consuetudine intima e gesti che, adulta, non smetterà di rimpiangere. Forse è proprio per questo tenero rimpianto che le occidentali si sottopongono alla tortura dell’acconciatura afro. Molte africane la eviterebbero volentieri, se qualcuno inventasse un prodotto capace di allisciare i capelli per sempre. Scienza e pregiudizio convengono nel ritenere il riccio un difetto di natura. Eppure non c’è giovane donna bianca che prima o poi non voglia farsi le treccine.
Questa aspirazione paradossale, Christelle l’ha scoperta quando abitava in Italia da alcuni anni. Arrivata col barcone, insieme al compagno che poi se n’era andato in Francia con un’altra, aveva sgobbato senza costrutto in campagna, nella cucina puzzolente di un ristorante e, dopo la nascita della figlia, vendendo chincaglieria africana in spiaggia. La bambina, che aveva inizialmente pensato di affidare a un’amica, perché ostacolava le sue ricerche di un lavoro stabile, si era rivelata invece la sua dote. Allegra, sempre sorridente, attirava attenzioni come una calamita. A tre anni, le treccine di Kelya suscitavano complimenti estatici, moine, soldi. Finché una ragazza le aveva chiesto di fargliele: uguali a quelle della piccola. Lì, sull’asciugamano, sotto l’ombrellone di uno stabilimento della costa adriatica. Christelle le aveva spiegato che è un’operazione delicata, necessita di molto tempo, perché i capelli delle bianche sono troppo fragili e sottili. E poi ci vogliono le perline e gli elastici per fermare ogni treccina, e le estensioni in fibra da intessere ai capelli veri, che lei non le aveva. Va bene, aveva detto la ragazza, vieni a farmeli a casa mia.
Christelle le aveva chiesto cinquanta euro. La ragazza era stata la sua prima cliente: oggi le dispiace averne dimenticato il nome. Si era presentata con perline ed elastici multicolori, e una busta di cellophane contenente fasci di capelli sintetici lunghi sessanta centimetri. Esistono anche estensioni di capelli umani, ma costano di più. Sono di provenienza indiana, e quindi neri, e pure la decolorazione per adattarli ai toni delle capigliature europee aumenta il prezzo. Christelle aveva impiegato quasi quattro ore – alla fine non sentiva più i polpastrelli. Ogni tanto la ragazza emetteva un gemito di sofferenza – perché per scriminare e torcere Christelle le tirava il cuoio capelluto come dovesse farle lo scalpo, e alla fine le faceva male la testa, come se l’avessero infilata in una pressa. Ma il risultato era eccellente. Meglio di Rihanna! aveva commentato la ragazza, guardandosi allo specchio. Christelle aveva infilato i cinquanta euro nel reggiseno. Non doveva dividerli col padrone della merce né col mediatore che le aveva affittato la porzione di litorale in cui vendere braccialetti e collanine: erano davvero suoi.
Le clienti successive sono state le amiche della ragazza, o vicine di ombrellone. Il lavoro che Christelle aveva cercato invano per sette anni aveva trovato lei. Adesso ha un sito web a suo nome: Parrucchiera afro. Cliccando sulle icone, si visualizzano le varie acconciature, le fotografie, il listino dei prezzi. Ha la partita IVA ed emette ricevuta, se gliela chiedono. Non deve affittare un negozio, né spendere per luce e riscaldamento. Lavora a domicilio, il che le ha permesso di conoscere le case e le usanze degli italiani. Le lunghe sedute le hanno permesso di migliorare la lingua, perché la conversazione fa parte dell’esperienza. Affascinate dall’Africa, aliene dal sospetto di appropriazione culturale, le clienti fanno domande e ascoltano i suoi racconti. Non ha tenuto il conto di quante ne abbia avute finora. Ma tutte ora sanno dove si trova il Camerun. Ha risparmiato una somma considerevole. Intende acquistare un prodotto fenomenale di alta cosmetica. Due-tre trattamenti con la cheratina, e il crespo scompare per sempre. Christelle è la migliore parrucchiera afro dell’Italia adriatica. Ma avrà i capelli lisci di una donna bianca.