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Je t’aime. Moi non plus

/ 27/01/2025
Claudio Visentin

«Je t’aime… moi non plus» cantavano nel 1969 Serge Gainsbourg e Jane Birkin, declinando la complessità e le contraddizioni dei sentimenti amorosi. E proprio Paris je t’aime era il nome degli uffici turistici di Parigi, aperti nel 1971: cinque spazi accoglienti, il più conosciuto nel monumentale Hôtel de Ville, il municipio della città nel IV arrondissement, sulla riva destra della Senna. In questi uffici passavano ogni anno mezzo milione di turisti, per acquistare souvenir, prendere un dépliant o una cartina e ricevere informazioni sul loro soggiorno nella capitale francese.

Il 13 gennaio di quest’anno tuttavia l’ultimo ufficio turistico di Parigi ha chiuso i battenti, aggiungendosi alla lista dei luoghi prediletti che vanno scomparendo nella capitale francese: le portinerie (celebrate da Muriel Barbery nel best-seller L’eleganza del riccio), le cabine telefoniche, le piccole librerie indipendenti, i Café e i cinema di quartiere, i venditori di libri usati lungo la Senna (bouquinistes), le piccole enoteche (cave à vins), i vecchi lavatoi pubblici…

Certo, qualcosa di simile sta accadendo in tutte le grandi città, per effetto della globalizzazione, della diffusione di grandi catene e piattaforme digitali, dei cambiamenti nelle abitudini di consumo, dell’aumento dei costi; ma a Parigi fa più impressione. Inoltre pochi avrebbero immaginato che gli uffici di informazione turistica fossero inclusi in questa lista; dopo tutto, Parigi è la città più visitata al mondo, con cinquanta milioni di visitatori l’anno, e oltretutto beneficia ancora della ricaduta d’immagine dei giochi olimpici.

I responsabili hanno liquidato la questione rapidamente, spiegando che i turisti vogliono informazioni aggiornate, in tempo reale, ovunque si trovino, e le cercano in rete. Dal 2026 dunque sarà potenziata la presenza sui social, oltre a un nuovo sito web, chat dedicate di WhatsApp e cinquanta chioschi (senza personale) sparsi per la città. Non tutti però sono convinti. Per cominciare le altre grandi città turistiche (Londra, Madrid, Roma) continuano sulla vecchia strada, sottolineando quanto l’elemento umano sia importante nel viaggio o come la tecnologia non possa sostituire l’incontro e il consiglio personale, specie nei primi giorni dopo l’arrivo, quando siamo inevitabilmente spaesati. Inoltre solo i giovani dipendono interamente dalla rete. Nel nostro tempo tuttavia, per la prima volta nella storia, convivono sei generazioni diverse (indicativamente Silent Generation, Baby Boomers, Generazione X, Millennials, Gen Z, Generazione Alpha) e tutte amano viaggiare; a molti una voce amica fa senz’altro ancora piacere. Parigi insomma potrebbe aver anticipato troppo i tempi del cambiamento.

A Berlino intanto hanno puntato su Emma per raccontare le attrazioni della città. Emma è una berlinese di aspetto gradevole, sulla trentina, moderna, cosmopolita; parla venti lingue compreso l’inglese, con inappuntabile accento posh. Peccato solo non sia vera. Emma infatti è un avatar creato con l’intelligenza artificiale, attivo su Instagram (@EmmaTravelsGermany). E per non sbagliare i suoi creatori si sono tenuti alla larga da pelle chiara, capelli biondi e occhi azzurri: certi ricordi fanno ancora paura. Emma sin qui se l’è cavata piuttosto bene, con qualche minimo scivolone nella generazione delle immagini (i soliti pignoli hanno segnalato un post con un dito mancante nella mano che regge una tazza di caffè). E tuttavia Emma non ha sostituito gli impiegati in carne e ossa, né gli influencer su Instagram, semmai li ha affiancati, fornendo soprattutto informazioni pratiche; ma lascia agli umani il compito di creare connessioni autentiche e contenuti basati su esperienze personali.

Per ora Emma ha solo cinquemila follower: d’altronde senza personalità è difficile crearsi un pubblico e guadagnarsi la sua fiducia (compiti impegnativi anche per gli esseri umani). La Venere di Botticelli, immaginata a suo tempo dal Ministero del turismo italiano, ha raccolto più seguito, ma anche i suoi interventi generano poca interazione. Questi primi esperimenti insomma danno indicazioni contrastanti. Non mancano valutazioni positive, ma per ora l’ultima parola spetta a un utente che ha scritto: «Per favore, usate persone vere con una vera passione».