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I destini incrociati di Mattia e Luca
Giancarlo Dionisio
Mattia Croci-Torti, prodotto doc del Mendrisiotto, ha acceso il cuore dei luganesi ed è stato chiamato a porgere il saluto ufficiale di Capodanno alla popolazione della Città. Luca Gianinazzi, luganese nel DNA, è stato costretto a fare fagotto e a lasciare sui due piedi il suo posto di lavoro alla Cornèr Arena. Un destino forse già scritto. Figlio di due società sportive, FCL e HCL, che stanno sovvertendo una tendenza pluridecennale.
Quando, negli anni Sessanta e nei primi anni Settanta, lo stadio di Cornaredo era molto spesso stracolmo di tifosi bianconeri esultanti, gli hockeisti che solcavano il ghiaccio della Resega erano poco più che un onesto e volenteroso gruppo di semiprofessionisti appassionati. Un bel giorno, un abile e ricco imprenditore locale, ebbe la felice intuizione di investire in questo gruppo. Mise sul ghiaccio il suo denaro, le sue idee, le sue visioni e la sua passione. Geo Mantegazza, scomparso lo scorso 10 ottobre all’età di 96 anni, trasformò una società sportiva fino a quel momento ancorata ad ambizioni modeste, in una corazzata capace di dominare la scena per un paio di decenni. Furono anni in cui i cugini del calcio vissero una parabola discendente, dalla quale è stato molto difficile svincolarsi. Ora, l’inversione di tendenza sembra proprio essere in atto.
Il FCL gioca bene, piace, vince, tiene alto il nome della Città anche in campo europeo. Angelo Renzetti ha avuto pazienza e intuito. Ha traghettato i colori bianconeri verso un approdo sicuro, verso un nuovo «Patron» che si è dotato di una struttura solida, professionale, abile nella pianificazione del lavoro e dei sogni. Viceversa, l’HCL sta vivendo una parabola involutiva. L’affluenza di spettatori alla Cornèr Arena è in costante ribasso, mentre a Cornaredo sta cominciando a risalire lentamente, con l’auspicio da parte della Società che possa trasformarsi in un’ondata di partecipazione e di entusiasmo nel nuovo Stadio che dovrebbe aprire i battenti nella stagione 2026-2027. Le tre finali di Coppa Svizzera in cui il «Crus» e i suoi ragazzi sono riusciti a portare a Berna una media di 11mila sostenitori vorranno pur dire qualcosa.
Non sta a me tessere le lodi di Mattia, che pochi giorni fa ha prolungato fino al 2028 il contratto che lo lega ai colori bianconeri, e neppure stigmatizzare i presunti demeriti di Luca. Dall’esterno manca uno sguardo oggettivo. Non posso affermare se la crisi di gioco e di risultati dell’HCL sia da imputare all’Head Coach, a tutto lo Staff, al DS che non ha saputo allestire un organico all’altezza, all’atteggiamento della squadra stessa, alla dirigenza che non ha supportato in modo adeguato chi quotidianamente scende sul ghiaccio.
L’HCL, tra il 2006 e il 2022, ha bruciato 18 allenatori, fra i quali anche alcuni gioielli di famiglia come Mats Waltin e Kent Johansson, trascinatori del Grande Lugano degli anni Ottanta. Poi, di botto, liquidato il ruvido e forse scomodo Chris McSorley, la società presieduta da Vicky Mantegazza, ha optato per un progetto locale, a km zero. Nell’ottobre del 2022, ha spiazzato tutti annunciando che la squadra sarebbe stata affidata a Luca Gianinazzi. Aveva solo 29 anni, un paio di partite da giocatore in Swiss League con i Ticino Rockets. Da tecnico aveva guidato gli Under 17 e gli Under 20 del Lugano.
L’obiettivo era probabilmente anche quello di ridare una connotazione più locale, più luganese, alla squadra, senza tuttavia perdere di vista le ambizioni del club blasonato forgiato dal padre. L’avventura del «Giana» è durata circa tre anni. Tra picchi che lasciavano intravedere il potenziale del gruppo, e cadute decisamente demoralizzanti. Si è a lungo avuto l’impressione che il Consiglio di Amministrazione volesse insistere con la soluzione casereccia. Avrebbe potuto essere una rivoluzione epocale.
Probabilmente, il disorientamento e la disaffezione dei tifosi, sia sulle tribune, sia nei vari blog, ha indotto la dirigenza a dire stop. Da pochi giorni, alla transenna c’è Uwe Krupp, un colosso di fatto e di fama. Un uomo con un pedigree da paura, sia come giocatore, sia come allenatore. Spetterà a lui invertire la tendenza e riaccendere il cuore dei tifosi più tiepidi e soprattutto più delusi. Il suo sarà un compito molto delicato. Dovesse fallire – e se nel contempo i cugini del FCL si cucissero al petto un ulteriore trofeo, magari due (perché no?) – l’operazione sorpasso sarebbe compiuta.
Nel cuore di chi ama le squadre luganesi immagino ci sia posto per tutte. Nel portafogli, coi tempi che corrono, solo per una, quella che vince.