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La Svizzera, una super-potenza tascabile

/ 13/01/2025
Orazio Martinetti

Collocata geograficamente al centro dell’Europa, la Svizzera è condannata a fare i conti con i più estesi e potenti vicini, i quali non sempre osservano le sue mosse con occhio benevolo. La politica, attraverso intricati processi di negoziazione, cerca la quadra, ma non sempre ci riesce, e l’opinione pubblica rimane scettica e riluttante. Tali fatiche non sono una caratteristica dei nostri tempi. Anche in passato la piccola Repubblica alpina ha dovuto intavolare trattative con i Paesi che l’attorniavano, cercando di non farsi trascinare in conflitti che l’avrebbero portata alla rovina. Attraverso quali vie la Svizzera è riuscita a sopravvivere? La risposta, sostiene André Holenstein nel suo pregevole studio da poco tradotto in italiano La Svizzera nel cuore dell’Europa. Una storia fra apertura e ripiegamento (Casagrande), va ricercata nelle strategie di volta in volta adottate dalle élites al potere, sia durante l’età moderna (Ancien régime), sia nel corso delle turbolenze che videro la nascita prima della Repubblica elvetica (1798-1803) e poi del nuovo Stato federale (Rigenerazione, sconfitta del Sonderbund, Costituzione del 1848).

Il processo fu lento e macchinoso fin dal basso Medioevo, e sarebbe errato, dice Holenstein, interpretare il patto del 1291 alla luce delle categorie della politologia moderna. Quella pergamena fu una delle tante in quell’epoca di torbidi e di tensioni; un contratto di autodifesa che tra l’altro ne richiamava uno precedente, andato perduto. Molte altre alleanze si sfasciarono, ma non quella ch’era sbocciata nei territori selvosi (Waldstätte) ai margini dell’impero. Prese forma così, secolo dopo secolo, un «conglomerato» di comunità eterogenee, alcune reggenti, altre sottomesse, come i baliaggi, vincolate tra loro da patti differenti. La vecchia Confederazione non ebbe mai una coerente «politica estera»: a dettarla furono prima il re di Francia e poi Napoleone. Solo dopo il tramonto del protettorato francese e le deliberazioni del Congresso di Vienna (1815) i Cantoni iniziarono a darsi una politica propria, istituendo una diplomazia e un esercito federale a difesa della neutralità. Holenstein dedica numerose pagine all’emigrazione, militare e civile. Il mercenariato fu praticato su larga scala fin nell’Ottocento inoltrato: conferiva potere e prestigio all’élite urbana interessata alla carriera, garantiva vantaggi fiscali, distribuiva prebende e pensioni e infine forniva una valvola di sfogo ai villaggi alpini poveri di risorse. La corona di Francia fu la principale agenzia arruolatrice, ma molti armigeri furono ingaggiati anche dall’Olanda, dalla Spagna e dal Papa, finendo per combattersi a vicenda, come accadde nella battaglia di Malplaquet in Belgio (1709). L’emigrazione di mestiere fu invece una prerogativa dei territori cisalpini e di alcune vallate delle Tre Leghe: capitolo questo assai noto, con nomi eccelsi impegnati nei cantieri di mezza Europa, con alla testa figure come Fontana, Maderno, Borromini, Trezzini, seguite da una schiera di lapicidi, scultori, stuccatori, affreschisti.

Molte famiglie retiche fecero fortuna a Venezia, sfruttando una promettente nicchia di mercato: quella del caffè e dei pasticcini. Anche in questo tipo di migrazione, sottolinea l’autore, si è in presenza di un alacre andirivieni di menti e braccia: uno stuolo in cammino di negozianti, domestiche, spazzacamini, facchini, come pure di scienziati, medici e dotti (questi ultimi pochi e apprezzati nelle corti e nelle accademie europee). Questa indagine di Holenstein vuol essere transnazionale. Significa che la Svizzera, così come si è sviluppata a partire dal Rinascimento, è da considerare come il risultato di un fitto intreccio di relazioni tra l’interno e l’esterno: flussi migratori a volte promossi (apertura), a volte ostacolati (ripiegamento), a somiglianza di un movimento sistole-diastole. Questo continuo scambio oltre le frontiere politiche è mutato nel tempo, ma non è mai scomparso, nemmeno al tempo delle dittature. Sempre ha trovato il modo di inserirsi nella corrente pulsante dei commerci, nella produzione e nella compravendita di prodotti industriali di qualità e, più recentemente, nell’offerta di servizi bancari e finanziari, fino a diventare una super-potenza tascabile, piattaforma girevole di capitali alla ricerca di un porto sicuro. Il saggio di Holenstein ha già avuto tre edizioni in tedesco (Hier und Jetzt) e una in francese (Antipodes). L’edizione in lingua italiana è corredata di una galleria di immagini pensata a scopo didattico.