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L’accanita lotta contro la sinistra di Elon Musk

/ 13/01/2025
Paola Peduzzi

Gli attacchi di Elon Musk al primo ministro britannico, Keir Starmer, sono iniziati subito. Starmer è stato eletto all’inizio dello scorso luglio, dopo una vittoria elettorale solidissima e dopo 14 anni di Governo conservatore: una piccola rivoluzione per il Regno Unito. La luna di miele con il nuovo Governo è durata poco, il Paese è malmesso, e Musk, l’uomo più ricco del pianeta che sosteneva deciso un candidato alla presidenza degli Usa, Donald Trump, ci ha messo del suo per mettervi fine ancora più in fretta. Perché? Perché Starmer è di sinistra. Ci lambicchiamo parecchio, e spesso giustamente, sulle sfumature politiche di Musk, su quanto la sua visione libertaria sia compatibile con il trumpismo, e per quanto tempo lo sarà, se esistono punti di rottura, e quali, al di là degli evidenti interessi di imprenditore globale. Ma scarnificando al massimo la questione, quel che tiene insieme queste destre è la lotta alla sinistra. Starmer ne è un esempio straordinario.

Lo scontro è iniziato con l’attacco contro una scuola estiva a Southport: tre bambine morte, un attentatore britannico ma di origini africane, una campagna mediatica ossessiva e spesso disinformata, fino all’intervento di Musk, che ha iniziato a dire che Starmer non è in grado di governare queste crisi, non solo perché è «molle», ma perché è figlio dell’ideologia progressista che gli impedisce di guardare alla società, alla legge e all’ordine con il piglio necessario. Per Musk, Starmer è un problema strutturale, l’esponente di una visione del mondo che ha deformato la convivenza occidentale, cioè quella di sinistra. È iniziata così, con qualche battuta su X, con qualche sberleffo successivo, un po’ ossessivo, quasi ridicolo, se non fosse che oggi Musk sta facendo campagna per indire nuove elezioni nel Regno Unito e per sostituire la sinistra non con il suo contraltare, il Partito conservatore, ma con l’estrema destra. Anzi, poiché il caos è la regola, Musk non si accontenta più nemmeno del leader nazionalista Nigel Farage, l’ospite di Trump più ricorrente dal 2016, l’alleato britannico per eccellenza, no: promuove Tommy Robinson, che è un suprematista non lontano dal mondo paranazista. Persino Farage, che si sentiva al sicuro sotto la protezione e promozione di Musk – il quale avrebbe promesso un finanziamento corposo al partito Reform Uk (ma non si sa come questi fondi possano essere elargiti, visto che le regole britanniche non lo consentono; il padre di Musk fa valere una nonna inglese…) – ora è costretto a denunciare ingerenze intollerabili, una volubilità perniciosa, masticando amaro.

Musk procede intanto come un carrarmato contro Starmer. In una serie infinita di post su X, ha accusato il premier britannico di essere stato complice «degli stupri di massa in cambio di voti». Si riferisce a quel che è accaduto per più di 20 anni nell’Inghilterra di Rotherham, Rochdale e Oldham, dove delle bande di uomini, soprattutto di origine pachistana, hanno adescato, drogato, violentato centinaia di donne, ragazze, bambine. Starmer è stato, tra il 2008 e il 2013, a capo del Crown Prosecution Services, che supervisiona le azioni penali in Inghilterra e Galles, e che è accusato di non essere stato sufficientemente determinato nel punire questa banda di stupratori e pedofili. Alla gogna quindi Starmer e molti altri esponenti del Governo, in particolare Jess Phillips, che si occupa di contrastare la violenza contro le donne. Per Musk è «una strega cattiva» che «fa apologia del genocidio dello stupro»: complice, debole, dovrebbe dimettersi. Su X, la piattaforma-megafono del «muskismo» dall’algoritmo intossicante, il premier britannico sembra davvero un mostro.

Per il momento il Governo britannico è aperto a una nuova inchiesta sui fatti tremendi di Rotherham e dintorni, ma nulla pare placare l’onda che Musk alza in Europa, con l’intento esplicito di sostenere i partiti più estremi, come l’AfD in Germania dove si vota alla fine di febbraio, e quello di affossare i moderati, soprattutto quelli di sinistra, ma pure la destra tradizionale soffre. Nel Regno Unito che ha bisogno di un accordo commerciale con gli Usa e che non può permettersi, pur riavvicinandosi un po’ all’Europa, di prescindere dalla special relationship, il «martellamento» di Musk è ogni giorno più minaccioso.