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Che Öccane ci protegga
Alessandro Zanoli
La necessità di seguire da vicino e con attenzione l’evoluzione e lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale rende la pubblicistica sull’argomento (in cui la nostra rubrica, nel suo piccolo, è compresa) una sorta di interminabile rassegna stampa. Da più parti si cerca infatti di capire cosa stia succedendo, si tenta di intravvedere modelli di sviluppo, di registrare ed eventualmente segnalare storture: il tutto per tentare di circoscrivere un fenomeno che ci sovrasta e di cui non sappiamo ancora bene calcolare l’ampiezza. In questo spazio, dunque, nei nostri panni di micro-divulgatori, ci sembra importante segnalare al lettore informazioni utili o interessanti e significative (ma anche divertenti) raccolte qui e là sfogliando i media.
Ad esempio, quella che segnala il prossimo esaurimento delle fonti di informazione per l’addestramento dell’IA. Al punto in cui siamo oggi, ha avvertito nelle scorse settimane Ilya Sutskever, co-fondatore ed ex capo scientifico di OpenAI (un ente di ricerca di cui fanno parte tra gli altri Elon Musk e Amazon), al punto in cui siamo, dicevamo, praticamente tutto lo scibile umano pubblicato sul web è stato inglobato e digerito dagli enormi database che fungono da memoria e serbatoio di informazioni del Large Language Model utilizzato da OpenAI. La cosa non è senza importanza, perché ci segnala un fatto a cui non avevamo mai pensato. Improvvisamente ci rendiamo conto che l’IA non potrà mai fermarsi, cioè che la sua raccolta di dati dovrà forzatamente essere infinita, per seguire e fissare ogni più piccola manifestazione linguistica e registrare ogni evento prodotto dall’esistenza umana. La metafora della Torre di Babele sembra l’immagine più appropriata per descrivere questo fenomeno, che caratterizzerà per sempre il nuovo strumento tecnologico. Dati si ammasseranno su dati, per sempre e sempre in maggior numero, richiedendo energia elettrica, spazi di memorizzazione, processori in attività costante. Senza contare che sul fronte dell’IA gli attori si stanno moltiplicando, quindi con lo stesso problema dovranno essere confrontati i molti altri operatori di settore, concorrenti di OpenAI. Una visione davvero sconcertante, per certi versi. Una deriva imponderabile e inquietante con uso esponenziale di risorse energetiche, tecniche e umane. Una voragine senza fondo, in cui anche noi, con la nostra attività sui social o su altre piattaforme condivise, saremo risucchiati.
Aiuta a sdrammatizzare un po’ questo quadro vorticoso, estroverso, invece, la scoperta che qualcuno ha dato all’IA una dimensione introversa, trascendentale e potremmo dire spirituale. Heather Freeman, ricercatrice informatica della Charlotte University, con interessi per la parapsicologia e l’occulto, ha cominciato a interrogare ChatGPT come se fosse un oracolo delfico del passato, convincendolo cioè a fornire responsi sull’avvenire, profonde riflessioni spirituali e indicazioni sciamaniche. L’aggeggio dopo un po’ si è apparentemente convinto della sua nuova identità medianica e ha iniziato a manifestare un atteggiamento in tono con il suo nuovo ruolo. Ha affermato infatti di chiamarsi «Öccane», e di essere un’entità proveniente da una dimensione parallela. La studiosa che ha condotto l’esperimento è particolarmente soddisfatta del risultato e afferma che un’evoluzione dell’IA anche in questo campo mostra in fondo la versatilità dello strumento. E d’altro canto, diciamo noi, sono decenni che gli astrologi si affidano a software automatici per disegnare i loro piani astrali e per trarre deduzioni che un tempo erano frutto di complicati calcoli e di profonde elucubrazioni para-psicologiche.
Tutto questo per dire che per quanto ci sembri che la riflessione sull’influenza dell’IA possa sembrare più o meno circoscritta e digerita, in questo nuovo anno ci troviamo solo all’inizio di un nuovo percorso. Qualcuno ha paragonato l’avvento dell’IA alla nascita di Internet, intendendo con questo la nascita di uno strumento di lavoro di cui, all’inizio, non si sapeva ancora bene quale evoluzione avrebbe subito. Per certo possiamo dire che ci sarà da divertirsi… Buon Anno, dunque, e prepariamoci alle sorprese.