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Un ex voto fatto da ChatGPT

/ 06/01/2025
Bruno Gambarotta

Stiamo visitando l’interno deserto di una basilica o di una umile chiesa di campagna. Le mura di una cappella laterale sono interamente ricoperte da quadretti di ex voto, dipinti a colori vivaci su tavolette di legno. È forte la tentazione di staccarne uno e portarselo a casa, nessuno se ne accorgerebbe. Infatti, in testa alla classifica degli oggetti più rubati ci sono gli ex voto. I carabinieri ne hanno recuperati 300, sottratti negli anni Sessanta nelle chiese parrocchiali delle Langhe e del Monferrato. Ora si trovano esposti nel Museo Diocesano della città di Alba.

Realizzati nell’arco di quattro secoli, sono per noi testimonianze di devozione e una macchina del tempo. Senza mancare di rispetto, possiamo leggerli come una fonte preziosa per descrivere la vita quotidiana dei secoli passati. Siamo su terre collinose, coltivate in basso a vigneti e in alto a noccioleti.

Fra i casi più frequenti ci sono carri che si rovesciano travolgendo il conduttore, lunghe scale appoggiate ad alberi e a fiancate di case dalle quali, con un piede ancora sull’ultimo gradino cade a testa in giù un uomo. Le donne si salvano da cadute in fiumi e torrenti mentre lavano i panni, i bambini invece cadono per lo più nei pozzi. Numerosi gli incendi e soprattutto i malati rappresentati sempre a letto. A concedere la salvezza è, in 9 casi su 10, la Madonna.

Il tema dell’ex voto attraversa la letteratura italiana. Nel capitolo XXXVI de I promessi sposi, dedicato alla peste, Alessandro Manzoni descrive la cappella del lazzaretto: «Intorno sulle pareti erano dipinti altri crocifissi con iscrizioni che indicavano il voto fatto in certe pestilenze e il miracolo operato: una specie di ex voto di quel tempo». Luigi Pirandello nel saggio sull’umorismo: «Con l’ex voto l’essere umano fragile cerca risposte nel mistero del divino»; Cesare Pavese, il 29 gennaio 1944 scrive nel suo diario Il mestiere di vivere: «Ci si umilia nel chiedere una grazia e si scopre l’intima dolcezza del regno di Dio».

Avrei potuto essere il protagonista di un ex voto. Nel ruolo del salvato. Siamo d’estate, in un paese della Val d’Aosta di cui non ricordo il nome. Stiamo passeggiando su un sentiero di montagna, in tre, allineati: io, mia mamma e sua sorella, cioè mia zia. Io ho appena compiuto otto anni, sto camminando sul bordo esterno affacciato sul precipizio e sono squassato dal singhiozzo. Mia mamma sussurra alla sorella: «Guarda. Glielo faccio passare». Si volta di colpo verso di me facendo la faccia feroce, fa il gesto di darmi una spinta e grida: «Ti butto giù dal burrone!».

Io, sempre zelante, la precedo e mi butto giù da solo. Un cespuglio che sbuca un metro più in basso dal fianco del burrone mi accoglie, vedo mia mamma sbiancare con le mani nei capelli, due gitanti mi afferrano e mi tirano su, sano e salvo. Per la cronaca, il singhiozzo mi era passato.

Ritornati a casa ad Asti, mia madre desidera attribuire la mia salvezza a un intervento divino, eternando l’episodio in un ex voto. Il pittore l’avevamo in casa, zio Ettore, tipografo come mio padre e discreto acquarellista. Di paesaggi però, di piante e di fiori.

Pieno di buona volontà, mio zio si mette all’opera ma sempre, nei numerosi tentativi, il centro del quadretto è dominato dal cespuglio che mi ha salvato la vita. A forza di ridurne la dimensioni si arriva a un risultato passabile. Però negli ex voto in alto a destra c’è, dentro una nuvola, la figura di chi ha operato il salvataggio.

Noi siamo della parrocchia di San Secondo, nel suo santuario sono stato battezzato e cresimato. San Secondo era un «miles», un valoroso guerriero romano, appartenente alla Legione Tebana. Il prefetto Saprizio, quando scopre che Secondo sì è convertito al cristianesimo, lo fa decapitare fuori le mura. Con tutto il rispetto, San Secondo non è un santo da ex voto, questo è un terreno salvifico dove la Madonna e altri santi sono più efficaci.

La modalità dell’ex voto come forma di ringraziamento per un intervento salvifico è ancora praticata? Se sì, i prossimi ex voto saranno digitali. Ho chiesto a ChatGPT di dipingere il mio mancato ex voto, usando per descriverlo le parole scritte poco sopra. Il risultato è eccellente, con colori vivaci e uno stile naif che richiama la pittura popolare. Con un neo: nella nuvoletta in alto a sinistra c’è la Vergine benedicente e non il mio santo.

Ho chiesto allora a ChatGPT non più di dipingerlo ma di descriverlo a parole. E lì è stato fedele alla richiesta. Scrive: «Nel cielo sopra la scena si materializza l’immagine di San Secondo, patrono di Asti. È raffigurato in abiti da guerriero romano (elmo, corazza e mantello rosso) con un’aura dorata intorno alla testa. Con una mano benedice la scena e con l’altra sembra dirigere l’intervento miracoloso che ferma la caduta di Bruno». La strada verso la perfezione digitale è ancora lunga, ma prima o poi ci arriveremo.