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Cosa dobbiamo aspettarci dal 2025?
Aldo Cazzullo
Ricordo di aver letto sul municipio di Belize City, sonnacchioso Staterello caraibico, una targa che diceva: «Qui nel 1839 non accadde nulla». Un giorno forse qualcuno potrà scrivere lo stesso del 2024. Ovviamente nell’anno che finisce sono successe un sacco di cose. Ma sono state conseguenze di avvenimenti accaduti negli anni precedenti. La guerra in Ucraina è del febbraio 2022. La guerra di Gaza comincia il 7 ottobre 2023. Il vero grande evento del 2024 è la rielezione di Donald Trump. Eppure non è tra le prime trenta notizie più lette sui siti dei giornali italiani. Ha avuto qualche click in più la notizia dell’attentato a Trump, preceduta dalle regole per dimagrire e per invecchiare bene.
Nel 2016 non era andata così. Nel 2016 il mondo era rimasto senza fiato di fronte alla sorpresa di Trump. Tutti si aspettavano Hillary Clinton. Stavolta invece la sua vittoria era prevista. E per quanto sia stato un ritorno clamoroso – dopo il fallito assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 – l’opinione pubblica internazionale si è come assuefatta. E adesso si aspetta grandi cose dal nuovo presidente. Non condivido l’ottimismo che circonda il ritorno di Trump. Certo, nei quattro anni in cui è stato alla Casa Bianca non è tornato il fascismo. Ma è stata una presidenza mediocre, che ha lasciato campo libero alle autocrazie in Medio Oriente e in Africa. Chi lo dice che Trump sia migliorato e non peggiorato? La collezione di mostri che ha portato al Governo, da quello che si è tatuato in caratteri gotici il motto dei crociati a quella che ha sparato al cane indisciplinato, non promette nulla di buono. E con il tweet a sostegno dei post-nazisti di AfD, Elon Musk ha confermato di essere il vero capo della nuova destra globale. Ma cosa dobbiamo aspettarci dal 2025? Il nuovo anno si preannuncia, per la causa dell’Ucraina libera, un anno drammatico. Vladimir Putin ha detto con chiarezza che non intende negoziare con Zelensky, bensì con il leader che uscirà dalle prossime elezioni ucraine; come a dire che Zelensky non sarà più tra i piedi. Le parole di Putin sono utili a capire come stanno le cose, e quanto sia falsa la narrazione secondo cui il povero Putin, provocato dall’Occidente e vessato dagli ucraini, sia stato costretto ad aggredirli. Putin non ha attaccato l’Ucraina per la Crimea, che indisturbato si era preso nel 2014, e per il Donbass. Putin ha attaccato l’Ucraina per attrarla nella sua sfera d’influenza, deporre Zelensky, mettere a Kiev un suo uomo, un Governo fantoccio, che rompesse con l’Occidente. Non a caso i carri armati russi nel febbraio 2022 hanno puntato su Kiev. Sono stati fermati, ed è iniziata una guerra orribile il cui obiettivo da parte russa non è solo l’occupazione di territori, ma l’annientamento dell’avversario e il cambio di regime. Putin non accetterà mai di tenersi il Donbass e avere l’Ue, se non la Nato, dall’altra parte della frontiera. Del resto non si capisce perché dovrebbe farlo, ora che le offensive ucraine si sono arenate e l’appoggio americano a Kiev è in forse.
Dalla soluzione della vicenda ucraina dipende anche l’andamento futuro dell’economia europea. Il 2024 è stato l’anno della crisi della Germania. Il modello individuato da Angela Merkel – la difesa militare garantita dagli Usa, l’approvvigionamento energetico a basso costo dalla Russia, le esportazioni dal ricco mercato cinese – si è frantumato. Ora Trump chiede ai tedeschi di spendere di più per la sicurezza, le sanzioni a Putin hanno fatto impennare il costo dell’energia, e la Cina ha alzato i ponti levatoi. Non a caso Scholz è caduto, e nelle elezioni anticipate del prossimo febbraio tornerà al potere la Cdu, che però non è più quella europeista della Merkel ma quella più arcigna di Merz. In Italia Giorgia Meloni si rafforza e si indeboliscono i suoi nemici, a cominciare da Emmanuel Macron, grande sconfitto del 2024, nonostante i successi delle Olimpiadi e del restauro di Notre-Dame. Aver riaperto la cattedrale in così poco tempo non è stato solo un successo politico; è stata una pagina di storia di questo vecchio Continente che, con tutti i suoi orribili difetti, resta il cuore pulsante del mondo. Per questo l’augurio a tutti gli europei è di ritrovare nel 2025 la fiducia in loro stessi. Per l’Italia sarebbe una vera rivoluzione. Nel 2024 si sono fatti nella penisola molti meno figli di quelli venuti al mondo nel 1917, l’anno di Caporetto, e nel 1943, l’anno del disastroso armistizio dell’8 settembre. E fare figli è sempre segno di fiducia nella vita, nel futuro, nell’anno che verrà.