azione.ch
 



La poesia è un regalo prezioso

/ 16/12/2024
Ovidio Biffi

«Forse la poesia è un modo che abbiamo trovato per ricordarci di essere vivi». Ho scelto questa frase per l’avvio di quella che vuole essere la presentazione di due regali ricevuti in anticipo, il mese scorso. L’ho trovata incastonata proprio in uno dei regali, un libro dello scrittore Paolo Di Paolo dal titolo Rimembri ancora. Perché amare da grandi le poesie studiate a scuola, edito da Il Mulino. L’espressione citata è fra quelle che più mi hanno colpito – la userò e la terrò sempre sottomano – perché mi aiuta a parlare anche del secondo regalo ricevuto: un altro libro, Lampi di vita, raccolta di poesie di Davide Leonelli. A tre anni dalla scomparsa di questo giovane luganese, i genitori hanno voluto aggiungere un volumetto al suo La qualità dell’essere pubblicato due anni fa, con l’intento di completare il lascito del figlio, esteso sino all’associazione voluta da Davide per aiutare giovani e famiglie nella difficile lotta contro il cancro. Davide, liceale brillante, era un mio carissimo nipote. Faccio questa confessione per giustificare il mio glissare su contenuti e qualità del nuovo Lampi di vita.

Ho provato a rimediare, ad esempio cercando esempi e consigli in una bellissima lettera scritta da Umberto Eco a un suo nipotino. Alla fine ho rinunciato, dopo aver capito che riferimenti e raccomandazioni dello scrittore bolognese (finale della lettera: «Coltiva la memoria, dunque, e da domani impara a memoria La Vispa Teresa») toccavano maggiormente il problema della memoria e solo di striscio la poesia. Mi limito allora a comunicare, a chi vuole conoscere la figura di Davide, le sue poesie e l’associazione Amore per il cancro che alle 17 di domenica 22 dicembre, presso la libreria Il Rifugio letterario in via Lepori 8 a Massagno, si svolgerà una presentazione di Lampi di vita condotta dal professore Matteo Ferretti che ha curato la pubblicazione. Devo invece a una pubblicità su «La Lettura» – supplemento del «Corriere della sera – la ricerca e l’acquisto del libro di Paolo Di Paolo, rivelatosi subito regalo per diversi motivi. A prevalere è la contentezza di scoprire uno scrittore giovane – che negli ultimi anni ha vinto o si è distinto in alcuni tra i più prestigiosi premi letterari italiani – impegnato a «rimettere in rapporto scrittura e vita», come si legge sulla sovraccoperta del libro. In avvio della sua apologia delle poesie studiate a scuola, Di Paolo afferma di non averne mai scritte (salvo un verso, dedicato a una bella Federica), ma chi legge capisce subito che sta inventando con la mente, perché le sue prime pagine suonano proprio come poesia, a conferma del piacere e della curiosità mirabilmente presenti in titolo e sottotitolo del suo libro. Nel prosieguo le proposte di Di Paolo diventano un ragionato elogio, oltre che di poesie mandate a memoria, del «bagaglio» che tutti noi ci portiamo dietro, fatto anche di nozioni storiche o geografiche, tabelline, formule ecc.

Si scoprono nuovi modi di leggere le poesie inseguendo esempi classici, piacevolissimi intrecci, ricordi, confronti, rimandi e aneddoti che, grazie anche a uno stile invidiabilmente piano, fa pensare a Di Paolo come a un maestro di quelli che ti sarebbe piaciuto incontrare in illo tempore. Sul nuovo libro, nelle praterie digitali del web, ho trovato questo parere di Francesco Ricci: «Di Paolo ad ogni pagina lascia intravedere la sua scarsa simpatia per l’approccio ai testi proprio dei formalisti, che guardano all’opera letteraria come a un oggetto linguistico chiuso e autosufficiente. Per lui non si tratta di spiegare la relazione che sussiste tra gli elementi che compongono un’opera in versi; a lui sta a cuore dimostrare che niente più della letteratura è in grado di conoscere e di trasmettere quella che con Tzvetan Todorov possiamo chiamare “la realtà dell’esperienza umana” (…). In primo piano, infatti, c’è sempre il legame che essi intrattengono con la vita dell’autore e con la vita del lettore». Ed è questo incontro tra chi scrive e chi legge che consente di ricordare e ritrovare «una parte di noi perduta o dimenticata». Ecco il regalo.