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Le unghie della signora Mei Ling

/ 09/12/2024
Melania Mazzucco

Le unghie rivestono le estremità distali delle dita nei vertebrati di terra. Hanno compiti di protezione, difesa e offesa. Ma negli esseri umani queste produzioni cornee hanno ormai limitata funzione pratica e sono piuttosto esornative. Nei secoli passati, insieme ai peli, allo sperma, al sangue mestruale, venivano sminuzzate nelle pozioni afrodisiache o malefiche – per attrarre o affatturare in base al principio magico dell’analogia. Nel XXI secolo dipingerle è diventato per le donne quasi un obbligo sociale. Nei quadri della tradizione occidentale raramente si vede altro che un velo madreperlaceo (Olympia di Manet ha lo smalto rosso, ma è una meretrice). In quella orientale invece le donne vantano sempre unghie scarlatte. Sarà per questo che le italiane hanno affidato le loro alle cinesi?

Le unghie sono le pepite d’oro di Mei Ling – ovvero Giada, come la pietra preziosa. È una donna di mezza età e media statura, dai lineamenti generici. Parla poco, ma i suoi penetranti occhi scuri rivelano un’intelligenza prensile e sorniona. Il suo negozio è sormontato dall’insegna: MAGIC NAILS. In inglese, perché più cosmopolita – anche se Mei Ling l’inglese non l’ha mai imparato. Quando arrivò in Italia, per raggiungere una zia, non conosceva neppure l’italiano. Lavorava nel ristorante in cui venivano dirottati tutti gli abitanti del loro circondario – una provincia remota della Cina meridionale. Serviva i piatti in tavola, stappava le bottiglie, apparecchiava.

Non capiva nulla di ciò che le dicevano i clienti, riparandosi dietro un sorriso inespressivo. Mei Ling disegnava bene, e le sarebbe piaciuto studiare pittura. Ma i suoi erano contadini troppo poveri per mandarla lontano. Però quando gli emigrati in Europa avevano cominciato ad inviare rimesse, l’avevano lasciata partire. Aveva diciannove anni. Aveva dormito in un ripostiglio del ristorante, finché non aveva incontrato la signora Xia, che veniva a cena tutti i lunedì – quando il suo salone da parrucchiera era chiuso. L’aveva assunta come manicure.

All’inizio cose semplici, con lima, punta diamante, spingi cuticola. Ma poi si era imposta la moda delle unghie lunghe sei, sette centimetri, il che obbliga ad allungarle. Le unghie artificiali così ricostruite in acrilico o gel si staccano oppure vanno sostituite, perché la ricrescita (circa un millimetro al giorno) le rovina in quattro settimane, il che assicura una dipendenza economicamente fruttuosa. La superficie per il colore si era ampliata e queste unghie iperboliche bisognava non solo dipingerle, ma decorarle. Minuscole stelle, fiamme, croci, lettere.

Un lavoro certosino (due ore almeno). E il talento negato di Mei Ling aveva potuto fiorire. Pennellava con precisione da miniaturista le immagini che le clienti le proponevano dopo averle viste su Instagram, o nelle foto di qualche modella, lasciandole estasiate. Se avesse frequentato un corso di onicologia (può costare migliaia di euro), le insegnanti le avrebbero detto che il vero scopo del nostro lavoro è il benessere della cliente: in fondo siamo psicologhe, curiamo le anime.

Mei Ling aveva lasciato il seggiolino nell’angolo interno del salone della signora Xia, e preso in affitto un locale tutto per sé. Vetrina su strada, reclame delle sue creazioni su pannello plastificato, tre postazioni per l’asciugatura con lampade LED. Prezzi modici (ma per un disegno ben fatto mai meno di ottanta euro). Riceve su appuntamento, tuttavia accetta anche donne di passaggio. Adesso ha sei dipendenti, e una casa di proprietà all’Esquilino. Le figlie studiano alle scuole pubbliche italiane, e il sabato alla scuola cinese.

Lei torna due volte l’anno in Cina per acquistare cosmetici e strumenti. Al villaggio, è considerata un boss. Nel suo regno, in cui fatica dalle nove del mattino alle otto di sera, senza pausa per riposare nemmeno quando era incinta, è un modello. E pensa che non avevo mai avuto nemmeno una forbicina! confessa, ridendo. Non sono una sua cliente. Forse perché creatura più d’aria che di terra, provo ancora un’inspiegabile avversione per le unghie. Ma onoro l’orgoglio appagato della signora Mei Ling.