Asperiores, tenetur, blanditiis, quaerat odit ex exercitationem pariatur quibusdam veritatis quisquam laboriosam esse beatae hic perferendis velit deserunt soluta iste repellendus officia in neque veniam debitis placeat quo unde reprehenderit eum facilis vitae. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit. Nihil, reprehenderit!
Il nostro viaggio creativo
Lina Bertola
«Noi assicuriamo la tua creatività!»: questa la solenne promessa affidata agli schermi televisivi da una compagnia di assicurazione.
E voilà, mi son detta, ci risiamo, nell’enfasi di tali proclami pubblicitari il valore della creatività viene sì riconosciuto e affermato, ma consegnato al linguaggio promozionale del mercato, come fosse un oggetto qualsiasi, un bene di consumo in nostro possesso, un valore con un prezzo da proteggere. Ripensata dentro una prospettiva pragmatica e utilitaristica, è come se la creatività perdesse in un certo senso la sua anima, come se ci si dimenticasse del suo essere una radice della nostra umanità, espressione del senso e del valore della vita.
Questa riduzione del suo valore e della sua intima presenza in ciascuno di noi è una deriva semantica tipica del nostro tempo in cui sempre più spesso facciamo scivolare lo sguardo da ciò che siamo a ciò che abbiamo o sappiamo fare. Già nel 2009, anno europeo della creatività, se ne era parlato come di una competenza in grado di migliorare l’efficienza in molti ambiti professionali. Eppure si tratta di una parola forte della vita che abita l’intimità del nostro stare al mondo come promessa e desiderio di bellezza, come una spinta esistenziale che ci sospinge sempre al di là dell’esperienza immediata. Creatività è desiderio e ricerca di armonia e di bellezza, valori che ci chiamano a proiettarci in un orizzonte di trascendenza; valori radicati nella nostra umanità, fin dalle radici della nostra civiltà.
Il «nulla di troppo», scolpito sul frontone del tempio di Apollo a Delfi, ad esempio, è un’immagine potente della soglia dell’umano, del suo limite che orienta, protegge e dà bellezza al nostro desiderio di trascendenza e di infinito. Del valore dell’armonia sono simbolo anche le virtù dell’anima, temperanza, coraggio, intelligenza, con cui Platone fonda una città felice abitata da uomini felici. E questa felicità come tensione esistenziale è ben espressa nell’idea di virtù di Aristotele, nel compito etico di far fiorire le potenzialità intrinseche, ma sempre originali, in ognuno di noi.
Fin da queste rappresentazioni fondative della nostra civiltà è forte la presenza di uno slancio creativo che abita in noi come un altrove a cui tendere. Se impariamo a riconoscerla e ad ascoltarla, questa tensione ideale del vivere può manifestarsi nell’esperienza di ognuno, fin nei minuscoli gesti quotidiani. In ciascuno di noi ci sono posture dell’anima che accolgono ed esprimono il gesto creativo di cui siamo fatti. Ciò può accadere ogni volta che sporgiamo lo sguardo oltre il nostro cielo e restiamo in ascolto e in attesa, magari rapiti da una domanda inaudita, o quando riusciamo ad accogliere la realtà senza bisogno di addomesticarla e l’invisibile diventa allora visibile. Ed è ancora la creatività che abita in noi a farci attendere l’inatteso e ad invitarci a vedere il non ancora visto e a manifestarsi ogni volta che riusciamo ad ospitare uno sguardo poetico sulla vita. Il che significa, molto semplicemente, ogni volta che entriamo in contatto con noi stessi e con il mondo, come se tutto nascesse per la prima volta.
Per la filosofa Annah Arendt proprio la natalità, il nascere, sta a fondamento della creatività. «La nascita – scrive – è il miracolo che preserva il mondo dalla sua normale, naturale, rovina». La nascita in quanto tale è divina ed è a fondamento della creatività proprio perché è la condizione di ogni possibilità dell’agire umano. Se gli uomini possono fare qualcosa di nuovo è perché sono qualcosa di nuovo. Coltivare l’essere nascente che siamo, sentire l’autenticità sempre inaugurale del vivere, mi sembra un invito irrinunciabile per comprendere il valore della creatività. E per lasciarla fiorire in noi. Ma non è sempre facile, ne è prova la deriva semantica, ma anche concettuale, che la riduce ad una competenza performante, un valore aggiunto, molto utile nell’esercizio delle nostre attività. Questa riduzione del suo significato e del suo valore corrisponde all’attuale atmosfera culturale che ci chiama ad esibirci in un presente assoluto in nome di un pragmatismo efficientista. Ma questo nostro modo di stare al mondo lascia sullo sfondo quell’orizzonte di senso in cui riconoscerla e coltivarla come sorgente preziosa del nostro vivere e convivere.
A questa creatività in qualche modo tradita, consegnata a visioni riduttive dell’umano, mi piace rispondere con un luminoso pensiero che attraversa tutta l’opera della filosofa Maria Zambrano a ricordarci che «il nostro viaggio è sempre creazione».