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Quanto vale un villaggio di montagna?

/ 02/12/2024
Angelo Rossi

Tra le ingegnose invenzioni di metodo proposte dalla scienza economica nel corso degli ultimi 60 anni, l’analisi costi-benefici, ossia il calcolo della redditività di un investimento pubblico, trova un posto di onore. Essa è valsa, a uno dei suoi inventori, il prof. James Mirrlees, il premio Nobel per l’economia nel 1996. Da dove viene questa tecnica di valutazione degli investimenti? Si era verso la metà degli anni Sessanta dello scorso secolo e le organizzazioni internazionali (l’Onu e l’Ocse in particolare), sollecitate dai Governi dei Paesi membri a produrre prove sull’efficacia dei loro interventi, andavano cercando un metodo che consentisse di valutare la fondatezza dei progetti di investimenti nei Paesi in via di sviluppo che intendevano sostenere finanziariamente. Il primo manuale di analisi costi-benefici per il settore pubblico venne sviluppato da Mirrlees e i suoi collaboratori dell’università di Cambridge. Il criterio di decisione del metodo: scontando i flussi dei costi e dei ricavi che l’investimento avrebbe generato durante il suo periodo di vita si ottenevano due cifre: il valore attuale dei costi e quello dei ricavi. Se il valore attuale dei ricavi superava quello dei costi, l’investimento poteva essere realizzato. Nel caso contrario era meglio rinunciarvi.

Presentato così il metodo di valutazione sembra semplice. Nell’applicazione pratica sorgono però molti problemi. Per i costi la situazione è chiara: ogni progetto di investimento pubblico possiede infatti un preventivo di costi. Esso corrisponde (salvo eccezioni) abbastanza bene al dispendio di risorse che si incontrerà nella realizzazione. Stimare i ricavi, ossia determinare l’utilità dell’investimento pubblico, è invece tutto un altro paio di maniche. Lo prova anche la recente discussione che è sorta intorno all’utilità di costruire un tunnel di drenaggio a Brienz, il comune grigionese minacciato da una nuova frana. La spesa prevista è di 40 milioni di franchi. C’è chi, andando a far le pulci al progetto, ha calcolato che la spesa per abitante per la realizzazione del tunnel sarebbe di mezzo milione di franchi – Brienz conta oggi solo 80 abitanti – e si è quindi chiesto se il santo valesse la candela e se un’analisi costi-benefici del progetto in questione non rivelerebbe alla fine che sarebbe più conveniente lasciarlo perdere e spostare gli abitanti del villaggio grigionese in posti meno pericolosi.

A questo tipo di critiche i sostenitori degli investimenti pubblici in zone poco sviluppate rispondono sempre con due tipi di argomento. Con il primo sostengono che i benefici del progetto sono, per varie ragioni, molti di più e molto più importanti di quelli che si potrebbero derivare dalla sola considerazione degli interessi della popolazione coinvolta. Supponete, come sarebbe il caso per il tunnel di Brienz, che il finanziamento venga assicurato non solo dal Comune interessato ma anche, in base a leggi già in vigore, dal Cantone e dalla Confederazione. È facile trovare allora che una parte dell’utilità di questo progetto concerne anche i livelli superiori dello Stato federale e non solo gli abitanti – ed eventualmente le bestie – che ne trarrebbero direttamente profitto in quel di Brienz. L’altro argomento, che rientra di nuovo negli aspetti metodici dell’analisi costi-benefici, consiste nel prendere in considerazione il possibile costo di opportunità del progetto, ossia il rapporto costi-benefici di progetti alternativi, sempre da realizzarsi per iniziativa dell’ente pubblico. Così, reagendo a un articolo che predicava la necessità di sottoporre il progetto di Brienz a un’analisi costi-benefici per determinare se valeva la pena di realizzarlo, un lettore di un quotidiano zurighese ha subito proposto di verificare la fondatezza economica anche di altri progetti pubblici come, per esempio, la copertura di tratti di autostrada in zone densamente abitate. Nella città di Zurigo, sosteneva quel lettore, è allo studio un progetto del genere che costerà, non 40 milioni, ma mezzo miliardo. Anche se il costo per abitante di un simile progetto sarebbe inferiore a quello del progetto di Brienz, il lettore in questione si domandava se spendere mezzo miliardo per coprire un tratto di autostrada in ambiente urbano assicuri un valore attuale netto maggiore che investire 40 milioni per preservare, in montagna, una superficie molto maggiore, minacciata da una frana. Anche in questo caso la risposta dipende da come, nell’esercizio di valutazione, si identificherebbero e si stimerebbero i benefici dei due progetti.