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Sviluppi del politicamente scorretto

/ 25/11/2024
Paolo Di Stefano

Si parla di politicamente corretto in termini politicamente scorretti. Luigi Manconi (5+), sulla «Repubblica», ha chiarito bene il sospetto che l’ossessione con cui viene evocato il «politically correct» nasconda il desiderio irresistibile di esprimere disprezzo al «negro» e al «frocio». Manconi partiva dalle reazioni irridenti della destra nei confronti della sinistra che utilizza la formula «gestazione per altri» invece che «utero in affitto». Quest’ultima sarebbe, secondo i «politicamente corretti», una definizione offensiva nei confronti della gestante.

Sarà una mania da «mezze calzette» – o peggio da «élite perbenista» – l’impegno a utilizzare parole rispettose? Il dileggio diffuso verso i «buonisti», secondo Manconi (e il voto sale a 5½), tende a legittimare il «cattivismo straccione sul piano delle relazioni interpersonali e dei rapporti sociali». Da qui la spensierata (e irresponsabile) libertà con cui ministri e viceministri chiamano «pederasti» o «invertiti» gli omosessuali, «mongoloidi» le persone affette da sindrome di down, «cani e porci» i migranti, «devianze» l’obesità e l’anoressia. Si tratta di dire pane al pane, per essere più vicini al popolo (e dunque più simpatici: 2-).

Il vero problema è che un linguaggio becero non è solo una volgarità stilistica, ma rivela in genere idee deleterie, discriminanti, razziste. Per esempio, qualche giorno fa il sindaco di Terni, abituato a esibire discorsi da trivio o da latrina, ha preso male la vittoria di Eugenia Proietti, candidata di sinistra alla presidenza della regione Umbria. E come ha reagito? Da par suo. Ha detto che se il candidato fosse stato lui, la sua avversaria non avrebbe avuto nulla da festeggiare e «sarebbe rimasta a casa a lavare i piatti». Voto: – 1 con l’auspicio che i suoi concittadini lo mandino presto a casa (da qui il – 1), lui sì a lavare i piatti e magari anche il gabinetto e le scale del condominio. Era prevedibile invece che una tale uscita raccogliesse molti consensi nei social: migliaia di followers ad applaudire l’amabile brutalità dello sceriffo.

Come è avvenuto quando lo stesso sindaco di Terni, in Consiglio comunale, ha minimizzato la violenza dei maschi proponendo un suo raffinato teorema (-2): «Un uomo normale guarda il bel c. di una donna e ci prova. Se ci riesce, se la tr…, altrimenti se ne torna a casa». (Non per correttezza politica ma per rispetto dei lettori di «Azione» ho preferito usare le iniziali). Il minimo sarebbe stato che a quel punto tornasse a casa a lavare i piatti e a spazzare nei dintorni. Ma lui, ex paracadutista, non ci pensava neanche, rispondendo sempre da par suo, senza peli sulla lingua: «Offendetevi pure quanto c… volete, questa è la mia idea».

Sì, «idea», proprio così. Fatto sta che oggi il cattivo e il cattivismo in politica tirano molto, e la dimostrazione di questo successo straripante della scurrilità è incarnato ovviamente da Trump, la cui volgarità viene scambiata per sincerità e franchezza; mentre le buone maniere e la gentilezza vengono sempre più ridotte a ipocrisia, falsità, ambiguità. C’è chi si spinge a considerare che Kamala Harris abbia perso le elezioni perché, diversamente dal suo avversario, è stata politicamente troppo corretta fino ad apparire grigia, conformista, intellettualmente superba o, se si vuole usare un termine ormai piuttosto logorato dall’abuso, «radical chic» (parola da scoraggiare almeno quanto «vip», voto 3--).

Andando avanti nel dileggio per il perbenismo linguistico e comportamentale, arriveremo, ben presto, ad avere governanti che, per conquistarsi il favore delle folle, non si limiteranno a essere politicamente scorretti ma dovranno alzare il livello presentandosi politicamente «scorreggianti» (e mi scuso con i lettori ma non trovo altro termine) e si sbronzeranno di coca-cola prima dei comizi per esprimere al meglio la loro irresistibile simpatia.

Non basterà più il turpiloquio o la coprolalia, ma passeremo al linguaggio della flatulenza, del borborigmo, del rutto. Un discorso pubblico di pancia per un voto di pancia.

Ci arriveremo, ci arriveremo, e sarà il trionfo della democrazia non costituzionale ma intestinale. Il liberalismo finalmente compiuto (6).