Asperiores, tenetur, blanditiis, quaerat odit ex exercitationem pariatur quibusdam veritatis quisquam laboriosam esse beatae hic perferendis velit deserunt soluta iste repellendus officia in neque veniam debitis placeat quo unde reprehenderit eum facilis vitae. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit. Nihil, reprehenderit!
L’odio che dilaga
Paolo Di Stefano
I pedoni odiano i ciclisti, i ciclisti odiano i pedoni, gli automobilisti odiano ciclisti e pedoni, ciclisti e pedoni odiano gli automobilisti e i motociclisti, i motociclisti odiano tutti gli altri. Se poi si pensa che il ciclista può essere ciclista la domenica, pedone il sabato e automobilista negli altri giorni, è paradossale ma inevitabile che ognuno finisca per odiare in primo luogo sé stesso.
Un ciclista parigino, ventisettenne, la scorsa settimana è stato investito volontariamente e ucciso da un automobilista che viaggiava a bordo di un Suv. I due avevano litigato perché il Suv aveva invaso la pista ciclabile percorrendola per circa duecento metri. È finita molto male.
Si avverte nell’aria un odio diffuso: i genitori odiano gli insegnanti, che ricambiano di tutto cuore. I pazienti odiano i medici, al punto da aggredirli se pensano di non essere stati curati come si deve. I politici odiano i giudici che li accusano di avere sbagliato o di avere infranto la legge, i magistrati odiano i politici che invadono i loro territori. (-1 a tutti gli odiatori su strada).
L’odio è il sentimento prevalente nei social. Qualche settimana fa, questa rubrica si stupiva della rabbia montante nella società. Era una puntata di moderato ottimismo (4+): oggi la stessa rubrica non si stupisce dell’odio.
Vivo a Milano da oltre trent’anni, viaggio in metrò quasi quotidianamente dal ’92: è passato senza conseguenze il tempo dei vu’ cumprà; dei mendicanti mutilati della guerra in Bosnia, che si muovevano sulle braccia; delle donne e dei bambini rom che ti stavano addosso; degli ultrà scalmanati che tornavano (e ancora tornano) ubriachi di birra da San Siro.
Ma solo qualche giorno fa, per la prima volta, mi è capitato di assistere, a due passi di distanza, a un litigio spaventoso (spaventoso per me e per tutti i passeggeri) tra un ventenne molto robusto e una piccola donna sui trent’anni molto atletica e muscolosa che si lamentava di qualche cosa e nella furia crescente, urlando insulti, ha cominciato a sferrare un primo, un secondo e un terzo calcio al ragazzo, con una violenza impressionante che finora avevo apprezzato (1) solo, ma raramente, al cinema in certi film giapponesi di arti marziali. Non credevo ai miei occhi, e per evitare di essere travolto da quella furia ho finto di essere arrivato e sono sceso alla prima stazione per rientrare in un altro vagone.
A Verona, nei pressi della stazione, un immigrato maliano aggredisce i vigili e tenta di accoltellare un poliziotto. Un agente spara e lo uccide. La magistratura indaga sulla eventuale condotta colposa, ma il ministro ultracattolico Salvini (-1) non aspetta l’esito dell’indagine ed esulta con delicatezza da ultrà (poco cattolico): «Con tutto il rispetto, l’assalitore non ci mancherà».
Domanda: con tutto il rispetto, a chi mancheranno gli sproloqui del ministro Salvini quando finalmente non avranno l’eco mediatica che non hanno mai meritato? Fatto sta che la sproporzione tra le cause e gli effetti lascia spesso senza parole. Due ristoratori (cinesi), a Milano, reagiscono all’uomo che cerca di rubare un plico di gratta-e-vinci, inseguendolo e uccidendolo con almeno venti colpi di forbice (-20 agli assassini). Essendo il rapitore un italiano, Salvini non ha detto che, con tutto il rispetto, non ci mancherà.
Odio? Ci sono casi e casi. Bisogna distinguere, perché a volte l’odio non può destare meraviglia. Si prenda un altro esempio di sproporzione. Come fa un operaio di Stellantis (ex Fiat ed ex tutto), magari in cassa integrazione, a non odiare l’amministratore delegato Carlos Tavares, sapendo che nel 2023 ha guadagnato 23,47 milioni di euro, mentre il colosso automobilistico andava a rotoli (almeno per gli operai minacciati di licenziamento): seimila posti di lavoro persi in Europa e Tavares (voto: – 23,47) viene premiato per le sue scelte sbagliate, incassando quanto incasserebbero mille lavoratori se non fossero stati licenziati.
Perché meravigliarsi dell’odio che dilaga quando si fa di tutto per farlo dilagare? Perché meravigliarsi se tra poveri e ricchi, tra colti e incolti (anche questo accade), tra Russia e Ucraina, per non dire tra Israele e Palestina cresce e crescerà il baratro dell’odio? Odio e amo, scriveva il poeta diversi secoli fa. La due cose da tempo non vanno più insieme se non nei bigliettini dei Baci Perugina (6).