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L’ultimo sguardo sul mondo

/ 21/10/2024
Claudio Visentin

Blink, il recente documentario prodotto da «National Geographic» in collaborazione con Disney, racconta la storia di una famiglia canadese. Edith Lemay e Sébastien Pelletier scoprono che una rara malattia genetica (la retinite pigmentosa) cambierà irrimediabilmente la vita di tre dei loro quattro figli. Nel giro di qualche anno Laurent (5 anni), Colin (7 anni) e Mia (11 anni) perderanno progressivamente la vista. Solo Leo (9 anni) è sano. I due genitori decidono allora di sospendere la vita quotidiana, divisa tra scuole e lavoro, per portare i figli nei luoghi più belli del mondo. Strada facendo i bambini potranno accumulare nella memoria immagini e ricordi, prima che il buio scenda sui loro occhi. E così nel 2022 hanno viaggiato per un anno attraverso Africa e Asia, accompagnati per 76 giorni dai cameraman.

La famiglia ha attraversato in tre mesi l’Africa meridionale da costa a costa. Poi hanno cavalcato i cammelli in Egitto, hanno volato in mongolfiera all’alba nel cielo della Cappadocia in Turchia, hanno attraversato in furgone le steppe della Mongolia, alloggiando nelle iurte e mangiando montone bollito; hanno nuotato tra le tartarughe nelle isole Gili in Indonesia. Dopo numerose altre avventure sono infine tornati verso casa attraverso il Borneo malese, la Thailandia, la Cambogia e il Vietnam. I figli hanno avuto larga voce in capitolo nelle scelte e spesso hanno preferito momenti di vita quotidiana, dal mercato ai giochi di strada, rispetto ai più celebrati siti Unesco. Inoltre il viaggio non è servito solo a collezionare immagini di bellezza; alla prova del mondo, i bambini hanno imparato anche a cavarsela da soli in situazioni difficili e a fronteggiare gli imprevisti, inevitabili e sempre più frequenti quando la loro vista diminuirà. Non da ultimo, sempre nelle intenzioni dei genitori, la vista di quanta parte della popolazione mondiale vive nella povertà e tra mille difficoltà può aiutare i figli a relativizzare e collocare nella giusta prospettiva la propria personale disgrazia: «Voglio che guardino la loro vita – ha detto la madre – e vedano cosa c’è di buono e di bello, al di là del loro problema».

La storia raccontata in Blink è ovviamente commovente, ma mette in gioco anche diversi aspetti cruciali legati al viaggio. Per esempio ci ricorda di guardare (letteralmente) ogni giorno come se fosse l’ultimo; ci aiuta a elaborare un’idea personale (e non banalmente turistica) di bellezza; ci interroga su quali esperienze e luoghi, vicini e lontani, siano veramente fondamentali per la nostra vita.

Strada facendo ho scoperto altre storie simili. Per esempio quella di Amy Hiss Davis, un’altra madre canadese; il figlio sta perdendo l’udito e la donna vuole che senta i suoni più belli di questo nostro pianeta finché è possibile. Ma quali sono? Il canto degli uccelli, certo, ma poi? E in questo caso ha senso viaggiare per ascoltare rumori esotici? Anche qui una vicenda particolare apre a domande e riflessioni più ampie.

Ho pensato poi che forse stiamo diventando tutti ciechi di fronte a un mondo che sta scomparendo a causa della continua crescita della popolazione e del cambiamento climatico. Questa acuta e dolorosa percezione ha ispirato anche una nuova categoria di viaggio: «Prima che scompaiano». Le mete? «Rough Guide» ha stilato un primo elenco con luoghi come la foresta amazzonica in Brasile, il Parco nazionale dei ghiacciai in Montana, le isole Galápagos, il bacino del Congo, le nevi del Kilimangiaro in Tanzania, le Maldive, la foresta pluviale del Madagascar, la grande barriera corallina in Australia, la tundra dell’Alaska; e rattrista trovare nell’elenco anche i nostri ghiacciai.

Con una motivazione affine altri viaggiano ricercando le ultime tribù che ancora vivono a stretto contatto con la natura. Il progetto più conosciuto (e discusso) è quello del fotografo Jimmy Nelson: «Before They Pass Away». Nelson ha cercato di documentare i costumi e le tradizioni delle comunità indigene prima della loro inclusione nel mondo globale. Queste ultime sono forme di viaggio inquietanti, con diversi lati oscuri, forse accettabili se si legano a un percorso di consapevolezza nei confronti di quello che stiamo perdendo e delle possibili soluzioni per mitigare il danno; per aprire gli occhi insomma.