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La relazione tra i sessi oggi
Silvia Vegetti Finzi
Gentile Silvia,
letto il suo articolo dell’edizione 36 di Azione, mi permetto di scriverle esprimendo una mia ipotesi che non supporta quanto ha espresso appunto in quell’articolo.
Se davvero le ragazze fanno gruppo e non si relazionano con i maschi per la paura di abusi mi viene da chiedere perché fanno a gara ad essere attraenti e si siliconano a 20 anni, quando appunto l’istinto a quell’età dovrebbe essere quello dell’innamoramento o perlomeno la ricerca di un ragazzo? Dal mio punto di vista il problema è dato dal fatto che la società di oggi si lascia influenzare dall’estetica estremizzata e inculcata dai social. Il maschio vede tutte queste «bambole» tutte uguali e in gara con sé stesse per trovare il più bello del reame, e si sente a disagio e fuori competizione diventando aggressivo (chiaramente senza giustificazione) creando un parere indiscriminato di maschi violenti. La parità dei sessi, invoglia ancor di più le ragazze a sedurre il maschio sessualmente e psicologicamente: se l’uomo lo fa per l’istinto di procreare (innato), la donna lo fa per dimostrate la parità dei sessi e per dimostrare che potrà trovare il maschio più bello, sconvolgendo questo meccanismo innaturale. Saluti / L.C.
Gentile signor L.C.,
innanzitutto grazie di aver riflettuto sulla lettera precedente e di averci espresso le sue riflessioni.
Che le donne in generale, e non solo le ragazzine, abbiano paura di trovarsi sole di notte o in strade deserte, seguite da uomini che non conoscono, lo ammettono tutte, a qualsiasi età. Nelle società patriarcali, o peggio ancora, teocratiche, la soluzione era e in certi Paesi è ancora, racchiuderle in casa, obbligarle a vestirsi, coprirsi, secondo rigorosissimi dettami, pena durissime punizioni, che possono arrivare sino all’uccisione.
Per fortuna viviamo in società democratiche dove, dopo proteste e lotte, è stato riconosciuto a entrambi i sessi, nei limiti del pudore, di abbigliarsi e atteggiarsi come meglio credono. Naturalmente esistono degli eccessi, ma la maggior parte delle donne non ricorre a interventi operatori estetici se non per motivi di lavoro, come quelle impegnate nell’ambito dello spettacolo e della moda.
In certi casi, è vero, vi sono adolescenti che si sottopongono a prematuri rimodellamenti ma, in questi casi, i medici più coscienziosi rinviano l’operazione cercando di convincere le madri a non accondiscendere ai loro ricatti.
È vero comunque che questa società sopravvaluta l’aspetto fisico a scapito di quello psichico e morale. Lei osserva acutamente che ne consegue una omologazione per cui le donne diventano tutte «bambole». Basta vedere che in Tv le esperte (mediche, psicologhe, giuriste) vengono convocate soltanto quando sembrano partecipanti a un concorso di bellezza
Da sempre le donne curano il loro aspetto, ma non solo per piacere agli uomini, per sedurli. In primo luogo lo fanno per sé stesse, perché il corpo fa parte della nostra identità e del riconoscimento che ci attendiamo dagli altri.
Lei parla di «istinto» ma noi siamo «esseri di parola» e natura e cultura procedono insieme. La pulsione generativa, fisica e simbolica, esiste in entrambi i sessi, ma già Platone, che sta alle radici della nostra storia, attribuiva la prima alle donne, la seconda agli uomini.
Nella nostra società, le donne sono in grado di generare figli e idee, anche se mettere al mondo un bambino impegna più la madre che il padre. I due progetti, maternità e realizzazione di sé, vanno portati avanti insieme, senza privilegiarne uno solo. Occorre però che la società tutta sostenga le donne in questa non facile impresa. Anche convincendole che la nascita di un figlio desiderato arreca una grande felicità, come cerco di testimoniare nel libro L’ospite più atteso.