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Il primo commissario europeo per la Difesa e lo Spazio
Paola Peduzzi
Nella nuova Commissione europea delineata da Ursula von der Leyen per il suo secondo mandato, Sicurezza e Difesa sono state assegnate a politici che vengono dal nord est dell’Europa, a conferma del fatto che negli ultimi due anni e mezzo, da quando cioè Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina (febbraio 2022), il baricentro ideale della difesa europea dall’aggressione russa si è spostato da quella parte. Naturalmente senza i fondi e la volontà politica della cosiddetta «vecchia Europa» non si potrebbe fare nulla, ma parole, strategia e mestiere saranno indirizzati da chi non ha alcun dubbio su quel che la minaccia russa rappresenta per tutto l’Occidente. Per la prima volta nell’Esecutivo dell’Unione europea ci sarà un commissario per la Difesa, come aveva annunciato negli scorsi mesi von der Leyen, che ha aggiunto in questo portafoglio anche lo Spazio, la cui rilevanza – basti pensare ai satelliti che permettono le comunicazioni in Ucraina – è diventata lampante. La presidente della Commissione ha indicato per questo ruolo Andrius Kubilius, sessantasettenne ex primo ministro della Lituania, europarlamentare dal 2019, fisico di formazione, lungo attivismo nei movimenti antisovietici. Perché proprio Kubilius? Lui che è amico degli oppositori russi, è nato nella Vilnius sovietica e parla russo, ha detto ai giornalisti: «Noi lituani possiamo portare un grande valore aggiunto, viviamo in una regione ai confini con Russia e Bielorussia, siamo vicini all’Ucraina e conosciamo bene le minacce che sta affrontando». Nel 2017, quando il mondo pensava che la guerra in Ucraina dopo l’invasione russa del 2014 (ancora non la chiamavamo così, oggi sì) fosse «congelata» e si distraeva, Kubilius presentò all’Ue un documento dal titolo «European Plan for Ukraine», in cui proponeva progetti per sostenere le istituzioni ucraine e l’avvicinamento all’Ue. Oggi Kubilius dice che «il miglior investimento per la sicurezza europea è investire nella sicurezza ucraina».
Il commissario non sarà ovviamente a capo di un esercito europeo: la Difesa è di competenza dei singoli Stati membri. Il suo sarà un lavoro di coordinamento dell’industria bellica europea che è risultata grandemente deficitaria in questi anni, nonostante le promesse fatte a Kiev. All’inizio dell’estate, presentando i suoi obiettivi, von der Leyen aveva detto che la difesa dell’Ue avrà bisogno di 500 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, ma c’è già una grande discussione (e molte divisioni) su come finanziare questo budget: Kubilius è a favore dei cosiddetti Defence Bond, quindi l’utilizzo del debito comune, proprio come l’altra esponente dei Paesi baltici con un ruolo apicale nella nuova commissione, l’ex premier estone Kaja Kallas, che guiderà la diplomazia europea. La componente spaziale del portafoglio di Kubilius comprende la gestione dei programmi satellitari Galileo e Copernicus già esistenti e di un terzo progetto pluriennale di ricerca e sviluppo per produrre satelliti sicuri: si chiama Iris 2 e dovrebbe diventare realtà in questo mandato.
Si capisce perché il lavoro che spetta all’ex premier lituano è definito «mastodontico» da molti addetti ai lavori. Riferirà direttamente alla vicepresidente esecutiva Henna Virkkunen, che ha le deleghe per Tecnologia, Sicurezza e Democrazia, un’ulteriore dimostrazione che questa Commissione ha srotolato un filo che tiene insieme la sicurezza in tutte le sue forme – militare, spaziale e tecnologica – e che è garanzia per il futuro dell’ordine democratico dell’Europa. Virkkunen è finlandese, cioè viene da un Paese che, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, è corso dentro la Nato, per ragioni geografiche – condivide con la Russia 1300 chilometri di confine – e storiche. La memoria del passato e delle sue minacce è fortissima nel nord-est europeo, fa parte di un’esperienza non così remota, ed è per questo che questa parte dell’Ue è stata fin da subito più reattiva nei confronti dell’aggressione russa – e più determinata.
La struttura della nuova Commissione premia geografia, memoria e la determinazione a difendere l’Ucraina finché sarà necessario. Nel 1988, quando Kaja Kallas aveva undici anni, andò a Berlino con la sua famiglia. Suo padre la portò alla porta di Brandeburgo a guardare da vicino il muro di Berlino: «Ricordo come se fosse adesso che papà ci disse: ragazzi, respirate profondamente, questa è l’aria della libertà che arriva dall’altra parte. Se facciamo tutto quello che è nelle nostre possibilità per aiutare l’Ucraina, non ci saranno ragazzini di undici anni che possono respirare l’aria della libertà soltanto da lontano».